30 ottobre: Presidio Antifascista per la Liberazione Animale (italian/english)

Riceviamo e diffondiamo

In occasione della Settimana Internazionale per l’Azione Antispecista, comunichiamo la nostra presenza al presidio in programma lunedì 30 ottobre, presso il tribunale di Milano in solidarietà e supporto ai/alle compagn* che quel giorno subiranno la seconda udienza in merito all’occupazione dello stabulario di Farmacologia dell’Università Statale avvenuta il 20 aprile 2013, e che permise la liberazione di 400 topi e un coniglio, oltre alla diffusione di documentazioni volte ad abbattere quel muro di omertà che ancora oggi permette di giustificare lo sfruttamento animale.
Gabbie che non sono solo le quattro pareti pesanti che contengono animali costretti a soffocare negli angusti ingranaggi del nastro trasportatore, prigioni senza luce, laboratori chiusi in muri scrostati da anni di unghie lacerate, zampe mutilate, ma sono qualsiasi stanza che abbia delle “sbarre”, fossero anche mentali.
La libertà è un dovere morale che spinge l’individuo a estenderla alle moltitudini senza termini o ostacoli di specie, pelle, colore o profumo. Fino a quando vi sarà un* di noi segregato non veniteci a parlare di diritti. I nostri diritti hanno la forma della lama che li nega ad altri.
I laboratori sono pieni di esseri falciati e lapidati per i “nostri” diritti, per allungare di un giorno le vite incatenate dei “Noi” che miopi, hanno le convinzioni della fratellanza e del rispetto, un rispetto a rate e a comando.
La ricerca scientifica sulla pelle di animali non umani svolta entro mura universitarie, poi, ha molteplici valenze: considerare individui alla stregua di strumenti, di cose, di beni utilizzabili a proprio piacimento, fa dell’università luogo ove si insegna ed inculca lo specismo nelle menti degli studenti; molto spesso la ricerca qui condotta è svolta in collaborazione con grandi gruppi farmaceutici, e con contributi da parte di aziende e fondazioni private come Telethon: laddove l’università dovrebbe essere la sede di un sapere democratico e libero, ecco che questo sapere, insieme alle menti degli studenti, viene svenduto e mercificato.
Complici e solidali con chi, vittima di un sistema repressivo che criminalizza i/le liberatori/rici legittimando chi della prevaricazione animale e umana fa la propria arma di controllo e manipolazione sociale, è costretto in prigionia o ridotto a mero oggetto commerciale.
Per la liberazione totale, contro ogni forma di schiavitù e sfruttamento dell’umano sulla Terra, dell’umano sull’animale, dell’umano su altr* uman*, fino a quando ci sarà sottomissione vi sarà ribellione: in memoria di Barry Horne, Jill Phipps, Clement Meric, Remì Fraisse e di tutte le vittime di fascismo, capitalismo e specismo.

Con la volontà di voler costruire un momento di piazza indipendente, autodeterminato e autorganizzato dal basso, libero da ogni simbolo partitico e associazionista, basato sui principi di antifascismo e, quindi, antispecismo.
Contro ogni atteggiamento gerarchico e discriminatorio, per un’iniziativa volta alla liberazione totale.

Militant* Antifascist* Antispecist*

English Version

In the event and in support of the International Week for Antispeciesist Action, we communicate the performance of a sit in, planned for the 30th of October, from 9 a.m., at the courthouse of Milan in solidarity with the comrades who, on that day, are going to be subjected to the second hearing regarding the occupation of the animal facility of the Department of Pharmacology of the State University of Milan, that occurred on the 20th of April of 2013, and that led to the liberation of 400 mice and a rabbit, in addition to the disclosure of the documentation, intended to bring down the wall of silence which still allows to excuse the exploitation of animals. The cages are not just that four heavy walls that contain the animals, forced to suffocate between the narrow gears of the conveyor belt, prisons without light, labs closed between walls that have been stripped for years by lacerated nails, mutilated paws, but they are every room that has bars, even mental ones. Freedom is a moral duty that urges the individual to extend it to the multitudes, without limits or barriers, regarding the species, the skin, the color or the scent. As long as there is still one of us who is imprisoned don’t talk to us about rights. Our rights have the shape of the blade which denies them to others. Labs are full of beings who are massacred and stoned to death for our rights, to extend, up to a day, our chained lives, the lives of the “Us” who are shortsighted, and have the convictions of brotherhood and respect, a controlled and dosed kind of respect. Furthermore, scientific research through the suffering of non human animals carried out within the walls of universities, has many valences: considering individuals as tools, objects, goods which can be used as it wishes, makes university a place where speciesism is taught and instilled in students’ minds; very often research performed at the universities is carried out in collaboration with big pharmaceutical groups and grants from companies and private foundations like Telethon: where university should be the base of free and democratic knowledge, there this knowledge, along with students’ minds, is sold off and commodified.
We are complicit and in solidarity with the ones who are victims of a repressive system that criminalise liberators, legitimising those who make their weapon of control and social manipulation out of the prevarication of non human and human animals; and who are subject to imprisonment or reduced to a mere commercial item. For total liberation, against any form of slavery and exploitation of Earth by humans, of animals by humans, and of humans by other humans, as long as there is submission there will be rebellion: in memory of Barry Horne, Jill Phipps, Clement Meric, Remì Fraisse and of all the victims of fascism, capitalism and speciesism. The sit in is independent, self-determined and self-organised with a grass-root approach, free from any symbol of parties and associations, based on the principles of antifascism and, therefore, antispeciesism.
Hierarchical and discriminatory attitudes are not going to be tolerated, consequently those who don’t respect the values of an initiative which aims to total liberation are going to be banished.

Il fantasma

A norma di legge
Basta un termine, una formula, una semplice combinazione di parole per sedare le folle, soffocare l’opinione pubblica giustificando, così, anche il più vile atto repressivo.
Un’analgesico che permette la persecuzione dei popoli, i rastrellamenti etnici, lo sfruttamento di specie senza che questo provochi una reazione nelle coscienze di chi non viene toccato/a da provvedimenti spacciati per “dovuti”, e certamente voluti e diffusi allo scopo di alimentare diseguaglianze sociali: quel “noi e loro” che determina chi è sacrificabile e chi invece può far comodo al sistema.
Così si accetta passivamente l’abbattimento di animali che, costretti a scendere nella “civilizzazione” delle città a causa della carenza di cibo e della caccia condotta da “l’animale più pericoloso”, vengono uccisi perché colpevoli di aggirarsi in quelle stesse zone che un tempo rappresentavano il loro habitat, prima che fossero occupate da cemento e intolleranze.
Vengono emesse sentenze di morte che demonizzano l’oppresso al fine di tutelare gli interessi economici di chi basa il proprio profitto sulla schiavitù animale.
Parlano di “decoro”, di “degrado urbano” generando così la percezione di un problema che in realtà non c’è. Perché il degrado non è rappresentato da un animale che scorrazza libero, ma da un ragazzo morto ammazzato perché perseguitato da chi i problemi li fabbrica di mestiere, per poter giustificare e normalizzare le violenze di genere, di razza e di specie.

Riportiamo di seguito uno scritto ricevuto da Cappuccetto Nero in merito ad una “favola” moderna ambientata tra discriminazioni e menzogne, ma dal sapore di resistenza.

M75: una bella favola dei giorni nostri

Lo hanno chiamato lo “spettro” per la sua elusività e la velocità con cui riesce a far perdere le proprie tracce.
Condannato a morte senza processo solo per aver semplicemente mangiato in montagne dove l’inverno è proibitivo, la sentenza, ad ora, non è stata ancora applicata, non hanno la minima idea di dove sia.
M75, questo il nome asettico dato a un lupo che in dicembre, probabilmente spinto dalla fame, ha superato i crinali delle alpi italiane per giungere in Svizzera. Acccusato per la sua naturale indole predatoria (secondo le autorità svizzere avrebbe ucciso più di 40 pecore) ora è braccato da decine di cacciatori armati di fucile e strumenti tecnologici, ma, nonostante i rastrellamenti di giorno e di notte, rimane uno spettro.
Un singolo lupo che uccide decine di pecore in un solo mese ha la stessa credibilità di un bimbo di 8 anni che solleva 200 kg di peso in palestra, solo in un caso un lupo colpisce con queste modalità, nel caso in cui entra in un recinto e, al chiuso, ha comportamenti simili alle volpi con le galline, le uccide in ambiente stretto inebriato dall’odore.
In natura i lupi predano quello che gli serve per sopravvivere, non fanno stragi. Fosse così in italia, che pare da studi approfonditi sullo studio dei lupi, ve ne sono circa 2000, in un mese sarebbero responsabili di 80.000 pecore morte, ridicolo.
Forse gli allevatori vogliono qualche incentivo? Nulla di male, lo sanno tutti che la maggior parte delle predazioni avviene per i cani erranti, abbandonati o lasciati in giro o semplicemente in gruppo, dove per nutrirsi attaccano spesso pecore e capre per sopravvivere. Solo che per predazioni di cani erranti non ci sono incentivi o risarcimenti, per i lupi si, quindi pure la nonna in cariola l’ha ammazzata un lupo, magari qualche soldo arriva.
Capita anche, spesso, che gli allevatori per mascherare animali malati, li lascino all’aperto per farli sbranare e così attribuire le colpe ai lupi per i risarcimenti.
Il lupo è un predatore opportunista, se non trova prede può nutrirsi di bacche per mesi, quando ha la possibilità di trovare una preda “domestica” (greggi isolati) può naturalmente attaccare il singolo animale che lui ritiene più facile, la singola pecora, la singola capra, in aperta zona fa così (si parla di lupi solitari non di branchi) cambia se si trova in un recinto chiuso, ma sembra che dalle notizie svizzere gli animali fossero al pascolo.
Dire che il lupo devasta decine di animali in natura, per giunta da solo, non solo è una palla grande come una casa, ma si fa informazione distorta e criminale.
Volete ammazzarlo? Non dite che è il lupo cattivo delle favole, non vi crede nessuno. Lo sappiamo che prima o poi lo ucciderete, trovandolo solo in cresta gli sparerete un bel proiettile in testa da un chilometro con i vostri mirini di merda, non meno, se no vi caghereste nelle mutande dalla paura ad affrontarlo, e farete festa per aver eliminato il pericolo più terribile della vostra vita, della vostra quotidianità inutile, delle vostre convinzioni imboccate da altri, un antagonista che vi ruba le prede, voi uomini-cartuccera superiori, ma ricordate, anche dopo averlo fatto, non diventerete eroi ma solo soldatini mediocri.
Intanto lo spettro continua a respirare con infinita dignità da 5 mesi e la vostra umiliazione è solo gigante serenità e gioia per il bosco, ma anche dopo che l’avrete ammazzato continuerà a farlo dentro di noi.
Corri amico, corri, corri fino al sole, corri in cima agli altopiani di neve, corri di notte in praterie bagnate, corri alla falce della luna, non fermarti mai, corri anche per chi non può farlo.
Il tuo nome non è M75 è libero.