Animalismo R.I.P.: antispecismo è antifascismo

L’animalismo è una corrente di pensiero fondata sul rispetto per gli animali (sarebbe meglio parlare di animali non-umani, giàcché anche l’essere umano appartiene al regno animale). (Anarchopedia)

Una definizione da dimenticare, orfana ormai del suo significato originale, smarrita nei meandri della storia di un non-movimento che ad un certo punto del percorso è stato fagocitato da chi ha avuto la capacità di strumentalizzarlo per fini economici o per garantirsi comodi trampolini elettorali.
L’animalismo oggi è diventato la discarica delle infiltrazioni fasciste che hanno trovato terreno fertile in un ambiente arido di contenuti politici (dove vige la regola del “per gli animali va bene tutto”) ma non di partiti che, a loro volta, hanno iniziato ad usarlo per fini elettorali e come bacino dal quale attingere nuovi voti.
Un’escalation degradante la cui origine risale all’epoca della mobilitazione contro Green Hill (nata dal basso in maniera indipendente e spontanea, ma strumentalizzata al culmine della sua espressione dall’on. Brambilla) e che ha visto la sua sublimazione lo scorso 20 maggio, con la costituzione del Movimento Animalista: un partito politico a tutti gli effetti (costola di Forza Italia) che sfrutta la causa per riportare in voga personaggi ormai decaduti.
Un evento tenuto a battesimo anche dal network di VeganOk, onnipresente quando si tratta di offrire visibilità a chi fa dell’incoerenza il proprio biglietto da visita, e quando a tenere banco sono quelle espressioni che possono favorire la manipolazione e mercificazione degli ideali di liberazione a fini commerciali.
L'”onorevole” Brambilla (che a fianco di Berlusconi ha dato vita al suddetto movimento) oltre alla sua risaputa provenienza destroide, che incarna l’esatto contrario dei valori proposti dalla lotta per la liberazione animale, è socia fondatrice della Sotra Coast International: azienda che importa prodotti ittici freschi, congelati e surgelati da Scozia, Norvegia, Canada e Spagna per rivenderli alla grande distribuzione come Carrefour, Coop e Rewe-Billa-Standa, coprendo il 98% del mercato italiano (tratto dal dossier Conoscerli per Isolarli).
E non va dimenticato il caso del canile lager di Lecco, di proprietà dell’on. Brambilla per 10 anni, dove 150 cani venivano tenuti in condizioni precarie all’interno di una struttura non a norma, definitivamente chiuso nel giugno 2012 mentre lei gioiva per il sequestro di Green Hill.
Mentre, sempre nel 2012, ha tenuto a battesimo l’inaugurazione di un’area “naturalistica” all’interno dello zoo delle Cornelle di Valbrembo (BG)
La nuova icona dell’animalismo italiano, oltre alle suddette incoerenze, ha costruito la propria fortuna sullo sfruttamento dei mari e di chi li popola, un aspetto che anni fa l’ha portata a diventare socia di maggioranza di una nota linea di prodotti industriali vegan, IoVeg (ma quasi esclusivamente vegetariani), al fine di ripulirsi l’immagine e garantirsi ulteriori introiti da parte di animalist* disinformati, disinteressati o ingenui.
La deriva qualunquista, oltre alla presenza di associazioni animaliste promotrici del “benessere animale” come Essere Animali e Animal Equality, si arricchisce quindi con quella di partiti politici che completano l’opera di smantellamento dell’animalismo, perché se un tempo tale termine poteva significare il rispetto per gli animali umani e non umani senza distinzione alcuna, ora non rispecchia più tale valore considerando la natura prevaricatrice delle istituzioni citate.
Da qui la necessità di fare un’accurata distinzione tra animalismo (che non fa necessariamente rima con veganismo né, tanto meno, con antispecismo) e la lotta per la liberazione animale.
In tempi anacronistici come quelli in cui viviamo, dove tutto o quasi diventa mercato, simbolo senz’anima un tanto al chilo, rivendicare l’origine politica di quella A cerchiata (al tempo stesso emblema delle pratiche di azione diretta per la liberazione animale ma anche terreno comune di lotta di quell’umanità che non si arrende davanti ad ogni forma di oppressione, discriminazione e sfruttamento) significa tracciare una linea invalicabile tra chi vuole smantellare le strutture di potere e chi intende strumentalizzare il vessillo animalista per replicare modelli di dominio sulla pelle degli animali, umani e non umani.
Se ad una prima impressione la costituzione del Movimento Animalista può destare preoccupazione, a dire il vero permette di facilitare la distinzione tra chi promuove un animalismo di facciata che strizza l’occhio alle istituzioni, alle infiltrazioni fasciste e partitiche, e chi invece conduce la lotta per la liberazione totale, sostenendo quell’antispecismo politico che opera dal basso.
Più volte in questi ultimi anni da parte di singol* e gruppi antispecisti è stata espressa la necessità, non che la volontà, di prendere le distanze da ciò che l’animalismo ormai rappresenta, per evitare incomprensioni e scrollarsi di dosso quelle contraddizioni anacronistiche che impediscono il definitivo decollo e affermazione della lotta per la Liberazione Animale.

Antispecismo è Antifascismo

Per dovere di cronaca riportiamo di seguito l’elenco delle associazioni che insieme a Forza Italia hanno contribuito alla fondazione del Movimento Animalista precisando, però, che alcune stanno ritrattando questa decisione prendendovi le distanze.
Non pervenuti invece quei gruppi come Centopercento Animalisti, Iene Vegane, Meta, Fronte Animalista appartenenti comunque a correnti di destra.

Enpa, Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente, Oipa, Gaia Animali & Ambiente, Leal, Animalisti Italiani, SOS Levrieri, Anima Equina, Banco Italiano Zoologico, Animalisti onlus, Cani e Mici per Amici, Arcadia Onlus, Una Cuccia per la Vita, Amico Peloso, Lida, Grandi Amici Onlus, I Pelosetti, Zampa su Zampa, Io non ti Mangio, Anpana,I Ca’ de Castiu´, Como Scodinzola, ChiaraMilia, Salva un Cane, Animal Emergency Europe, Emi, Amici di Fido, Una Copertina per Snoopy, International Animal Protection League Italia, Il Mio Amico, Uniti per gli Animali, Diamoci La Zampa, Gagi Greyhard Adopt Center, Gli Angeli Randagi del Vesuvio, Animal Liberation, Una Zampa per la Vita, Ialp, Anime Randagie, Amici di Fiocco, Educanamente, BauBau Village, Amici per i Baffi, Associazione Animalista per i Randagi, Animalissimi Onlus, L’Altra Zampa, Felici nella Coda, Save The Dog, Animal Asian Foundation, Proteggiamo i Nostri Amici Animali in Maremma Onlus, Gatti Mammoni, Liv, Branco Misto ASD Bolzano, Ghismo Onlus.

Azione diretta: antispecismo e derive qualunquiste

Quanto segue è uno scritto ricevuto per mail in versione anonima, ma potrebbe benissimo essere identificato come un manifesto dei valori caratterizzanti della lotta per la liberazione animale, e che con immenso piacere diffondiamo come fosse una boccata d’aria fresca.
Un’approfondita disanima in relazione a quello che, da qualche tempo, è stato identificato come “antispecismo debole” e di ciò che invece l’antispecismo politico dovrebbe rappresentare.

Azione diretta: antispecismo e derive qualunquiste
(Verso una necessaria convergenza delle lotte in una prospettiva, se pur complicata, di dialogo con le diverse individualità attive, per la liberazione totale)

La storia si ripete, non appena c’è un segno premonitore del radicalizzarsi di una lotta, ecco che spuntano i fossili del riformismo.
Questi giovani “guerrieri” carichi di rughe, invecchiati precocemente, ansiosi di far carriera, di aggiudicarsi un posto caldo nelle stanze del potere, si muovono nel raggruppamento che più gli è congeniale, parlando di rivoluzione, si, ma con moderazione, magari spedendo qualche email di protesta, oppure in campo, come ad esempio raccogliendo firme per poi scambiarle nelle sedi appropriate.
La forza della democrazia consiste nel mettersi in groppa del cavallo imbizzarrito, dopo averlo pesantemente domato, indirizzarlo verso la staccionata profumata della prigionia sociale e sotto il discreto, ma solerte controllo delle varie strutture della repressione annientarlo.
E’ quello che sta succedendo esattamente nell’ambiente cosidetto “animalista”, dove dopo anni di suppliche, raccolte di firme, discussioni da salotto davanti al camino, qualcun* si è stancato di stare a guardare lo sterminio ed è passato a praticare l’azione diretta liberando gli altri animali.
Ed ecco che bisogna frenare queste frange di “animalisti impazziti”, dargli una panoramica “limpida” di lotta istituzionale, indirizzarli verso una giusta e coerente battaglia neutrale, liberale e rappresentativa, insomma traghettarli verso le stanze da cui partono gli ordini stessi dello sterminio.
L’Azione diretta non può essere fraintesa, lo stesso termine è esente per principio da infiltrazioni regolamentate dal sistema, se no, crollerebbe ancora prima di materializzarsi come termine.
Come due sponde di un fiume, dove su ogni lato possono vivere ambienti completamente diversi, così i significati di “azione diretta” e “istituzione welfaristica”(cioè la tendenza reazionaria al mantenimento dell’oppressione) difficilmente potranno mai incontrarsi, divisi da acque tumultuose che non consentono, e mai lo faranno, un dialogo su concetti quali liberazione, lotta all’esistente, emancipazione.
Coloro che seguono la strada tortuosa dell’azione diretta sono disposti in linea di massima a dialogare sempre, eccetto con chi permette e mantiene il binomio “benessere-animali” dove per benessere s’intende gabbie più confortevoli (e non libertà del soggetto come l’etimologia del termine suggerisce) e per animali s’intendono soggetti minori (e non individui con pari diritti inalienabili alla vita), moltiplicando di fatto la sofferenza degli altri e ampliando quella forbice che detta le condizioni di chi, da una posizione privilegiata, mantiene la distanza stessa tra i viventi, etichettandoli, in una prospettiva antropocentrica dove eternamente si fonda la miserevole visione del Noi e loro.
La lotta per la liberazione animale non può essere svuotata della sua spinta generatrice di rispetto nelle diversità, nè tantomeno standardizzata a espressioni che di liberazione totale non hanno nulla.
Bisogna necessariamente volgere lo sguardo a chi, per antica tradizione o moderne opere di sfruttamento, è segregato contro la sua volontà e adoperarsi per la sua evasione, anche evidentemente qualora fosse imprigionato in castelli dorati.
Sempre più spesso si assiste a operazioni che delegittimano il lavoro svolto con fatica da attivisti genuini, che con il proprio sudore sul campo applicano l’antispecismo concreto diretto, delegittimati proprio da chi dovrebbe, per complicità solidale, appoggiarli.
Figli naturali del welfarismo reazionario, questi ultimi, moltiplicano il messaggio (attraverso articoli e manifestazioni in strada) che il mutuo aiuto nei confronti degli altri, umani e non, è inconciliabile con la politica (dove per politica intendono, creando confusione e nebbia, l’approccio indivisibile con l’autodeterminazione dei soggetti segregati e nello stesso tempo il teatrino partitico, mischiando in un solo cesto liberazione animale e riformismo).
Frasi come: <Agli animali non interessa la politica> o <Pur di ricevere aiuti economici bisogna aprirsi a tutti, compresi i fascisti>, non fanno altro che creare tensioni e smarrimento nelle altrui sensibilità, sensibilità che pronte a germogliare in direzione di una visione di lotta sincera antispecista, vengono recise da argomenti che ne strutturano il caos interpretativo, agendo da freno in una eterna omologazione sistemica.
Dire che la politica non può entrare quando si parla di liberazione animale è non solo pericoloso (poichè spalanca porte ben note, dove il Sistema attua, avendo strada libera, quelle che si chiamano “manipolazioni ad interesse”: cioè spingere il consenso riformista in profondità e stravolge così le istanze del movimento per la liberazione animale) ma anacronistico.
Se si vuole una liberazione totale dalle oppressioni la politica è cardine, colonna portante, viceversa si sposterebbe il pendolo solo su alcuni animali e non tutti. Il lavoro più arduo (che purtroppo è lapidato continuamente) è cercare di far comprendere l’antispecismo ( e la sua forza formidabile di cambiamento) e successivamente coinvolgere tutte quelle individualità che vogliono un mondo senza muri o reticolati, gabbie o sbarre, allevamenti o mattatoi senza distinzioni di specie.
Gli xenofobi, i fascisti, i razzisti non vogliono un mondo così, anzi lo combattono, per una sorta di supremazia razziale, dove vige la superiorità dell’umano che aiuta “disinteressatamente” gli altri animali in uno dei concetti più specisti che esistano.
Libertà è poter correre in sconfinati prati senza orizzonti, poter nuotare in mari senza reti, poter volare in cieli puliti, poter attraversare dogane, Stati o confini artificialmente costruiti, comprendere il dolore altrui e rispettarne le differenze nel corpo, il resto non è libertà è dominio, e fino a quando il dominio è espressione chiara e palese o celata e manipolata, la strada per la liberazione non sarà conclusa.

Vegan Degrado

L’auto-certificazione VeganOk e il marchio Vegan Delicius, di cui il primo ne è promotore, hanno fatto ritorno a casa mostrando ancora una volta il volto reale di ciò che è stato concepito al preciso scopo di sfruttare la causa, riducendo in business la lotta per la liberazione animale.
Se da un lato VeganOk sta conducendo un’opera di monopolio certificando anche l’ovvio: insalate, olio evo, verdure e legumi confezionati ecc., senza tra l’altro porre alcuna attenzione sui marchi e multinazionali che commercializzano i vari prodotti. Dall’altra ha promosso e dato vita ad una linea di surrogati vegetali (Vegan Delicius) che mantengono ben viva l’idea di ciò che è frutto di schiavitù e sfruttamento animale.

Una tendenza che mantiene viva l’immagine di quel sistema violento votato a l’assoggettamento di chi viene considerato inferiore e quindi sacrificabile per ragioni di lucro, prima, e di gola poi.
Un fenomeno alimentato da quell’errata concezione del veganismo che porta molti/e a rassicurare il prossimo garantendogli/le di poter avere ugualmente accesso ad un’alimentazione gustosa e a una buona varietà di prodotti industriali pur di farlo/a diventare vegan, riducendo il tutto ad una mera scelta nutrizionale o di moda. (dall’articolo Agganciati al sistema antropocentrico)

Da immagine a grottesca realtà, in quanto i prodotti Vegan Delicius (salumi, mortadelle e salami di origine vegetale ottenuti attraverso l’impiego di una sostanza chiamata NoGluty) sono ora reperibili e vengono venduti da vere e proprie macellerie.
Un sodalizio che offre così pieno sostegno a quella macchina di sfruttamento con la quale VeganOk va comunque a braccetto, in quanto espressione di un capitalismo “verde” che mantiene in vita quelle dinamiche di dominio ambientale, animale e sociale che rappresentano l’esatto contrario dei valori espressi da veganismo e antispecismo.
Del resto l’incoerenza è di casa perché Vegan Delicius, dopo aver decantato le lodi di un progetto commerciale che ha tramutato un ex macelleria in un luogo di “liberazione” (per quanto possa definirsi tale un posto votato al consumismo e al capitalismo), ha iniziato a mettere in vendita i suoi prodotti all’interno di un’altra macelleria, vera e propria, di Rimini.

…sinonimo di prodotti buoni e genuini, di ricerca, di novità e di qualità per ogni esigenza, anche per i vegani!
Ecco perchè da noi troverete anche prodotti Veganok e Vegan Delicious: salame piccante, bresaola, finocchiona e formaggio fior di befana.
Grandi novità 100% vegane e senza glutine, ideali sia per chi segue una dieta vegana, sia per chi desidera variare la propria alimentazione alternando la carne con prodotti nuovi, sani e genuini: senza mai rinunciare al gusto! (dalla pagina fb della macelleria)

Dieta, alternativa, scelta alimentare, magari da alternare al consumo di carne e derivati animali nell’arco della settimana, per moda, per la propria salute personale, tutte espressioni di quell’antropocentrismo (ovvero l’essere umano al centro di ogni cosa) che l’antispecismo si pone di contrastare e smantellare.
Un sistema sostenuto e alimentato da realtà come VeganOk, che speculano sulla causa, oltre che da tutte quelle associazioni animaliste promotrici della “politica dei piccoli passi”, più preoccupate a fornire pubblicità gratuita a marchi e prodotti industriali piuttosto che difendere e diffondere i valori politici dell’antispecismo.
Il problema però non è rappresentato tanto da VeganOk, i cui obiettivi sono ormai ben noti, neanche dalla macelleria di Rimini che fa parte di quel sistema di dominio da combattere, e nemmeno dalle associazioni animaliste che supportano tutto questo, ma da tutte quelle persone che seguono, sostengono, finanziano, danno credito e visibilità a chi manipola la lotta a vantaggio dei propri fini personali.
Un insulto nei confronti di chi ogni giorno si impegna in prima persona per la liberazione animale, umana, della Terra e della causa stessa, che viene svuotata di ogni suo principio e valore.

Contro la mercificazione degli ideali di liberazione

Contagio Antispecista è una piattaforma di scambio, dialogo e approfondimento sulle tematiche legate all’antispecismo nata dal desiderio e dalla necessità di contrastare l’opera di mercificazione condotta dal sistema capitalista e consumista ai danni delle istanze di liberazione.
Una lotta che quotidianamente viene svuotata di ogni suo valore, ridotta a business e omologata in quello stesso sistema antropocentrico che veganismo e antispecismo si propongono di contrastare.
Da questo blog vuole partire un appello alla mobilitazione rivolto a tutte quelle realtà che sostengono e promuovono l’antispecismo basato sui valori di antifascismo (antirazzismo, antisessismo, anti-omotransfobia, anti che non delega la lotta, non riconosce e rifiuta ogni dialogo con le istituzioni, e che si pone come critica e opposizione radicale a capitalismo e consumismo, espressioni del sistema antropocentrico e quindi specista.
Contagio Antispecista non è un gruppo, non è una persona, è un luogo dove poter caricare e reperire materiale utile a promuovere, sostenere e difendere i valori dell’antispecismo, troppo spesso svenduti anche da chi milita nell’ambiente (singole persone, gruppi e associazioni che si spacciano per antispeciste), ma che hanno fatto degli ideali di liberazione il proprio business personale o uno strumento per facili protagonismi.
Questo blog si pone l’obiettivo di mettere chiarezza in un ambiente troppo spesso preda di chi vuole usare le istanze antispeciste per fini personali, siano essi economici o politici, alimentando un sistema che punta all’omologazione e alla conseguente perdita dei valori che muovono la lotta per la liberazione animale, umana, della Terra.

 

Scarica il volantino formato A5