Green Hill non è finito/Green Hill is not over! (italian/english)

In merito ai/alle numeros* complici di stato e capitale sotto processo nelle prossime settimane, e per rammentare che la lotta per la liberazione animale non è un hobby, non deve conoscere sosta e non è finita.
Pubblichiamo di seguito il testo ricevuto da Earth Riot.

Una data storica: Green Hill viene posto sotto sequestro.
Alle spalle una campagna partita dal basso che per più di due anni ha portato migliaia di persone in piazza a lottare contro una multinazionale della vivisezione, ma soprattutto contro ogni luogo di sfruttamento e ogni forma di dominio.
Un evento unico e indelebile nella lotta di liberazione totale.
Una testimonianza di come l’attivarsi in prima persona e il non delegare a istituzioni e associazioni siano l’essenza e la forza di ogni lotta.
Ma questa data non può e non deve ricordare “solo” i 2639 beagles scampati all’inferno dei laboratori.
Il sequestro e poi la chiusura di Green Hill hanno rappresentato la salvezza per tutti gli individui che vi erano rinchiusi ma, al tempo stesso, anche un colpo ben assestato all’interno di una lotta dai forti contenuti politici: non era solo un allevamento della Marshall ad esserne minacciato.
La realtà degli allevamenti e dei laboratori non era più invisibile.
La forza dell’azione diretta era sotto gli occhi di tutti.
Non si voleva solo la liberazione di quei cani, ma di ogni individuo rinchiuso in un luogo di tortura e sfruttamento.
Si stava riuscendo a mettere in discussione l’intero sistema capitalista su cui si basa la società in cui viviamo.
La chiusura di Green Hill è stata fatta sembrare una decisione arrivata dall’alto in virtù di leggi, giudici e gendarmi, un calcolato specchietto per allodole.
L’allevamento era chiuso e i beagles salvi.
Una vittoria appagante che ha segnato la fine di una mobilitazione già smembrata da strumentalizzazioni e infiltrazioni qualunquiste e destrorse.
Così l’onda della rivoluzione si è inesorabilmente infranta.
Al grido di “tutti uniti per gli animali” si è ricominciato a delegare, a svuotare di significato il concetto stesso di antispecismo.
Tra tessere di associazioni e false promesse di politici complici e raccatta voti, i vivisettori hanno potuto tornare ad agire indisturbati.
Anche la “questione Green Hill” non interessa più a nessuno.
Da Montichiari non partono più cani verso i laboratori, ma la vivisezione continua a esistere, può sembrare scontato e banale ma purtroppo va ricordato.
E il silenzio è cosi provvidenzialmente caduto anche sul processo che vede imputati (oltre a 3 dipendenti) i veterinari dell’Asl di Brescia, distretto di Lonato del Garda, responsabili dei controlli a Green Hill: Silini Roberto e Giachini Chiara.
Hanno scelto il rito abbreviato per evitare la radiazione dall’albo.
Si sono resi complici per anni di maltrattamento e uccisioni dei cani “difettosi”: affetti da patologie curabili ma economicamente svantaggiose.
Hanno omesso di effettuare i controlli previsti dal D.Ivo 116/1992 e dagli artt 99 e ss del Testo Unico Leggi Regionali in materia di sanità (Legge Regionale n 33 del 30 dicembre 2009).
Hanno comunicato in anticipo le ispezioni programmate dall’Asl di Brescia, dalle Autorità Sanitarie Regionali e dal Ministero della Salute.
6023 decessi tra il 2008 e il 2012.
Se non si tiene alta l’attenzione su questo processo (calendarizzato per il 7 febbraio prossimo) anche questi integerrimi veterinari dell’Asl se la caveranno con una condanna irrisoria.
Come abbiamo visto per Graziosi Renzo, il veterinario alle dipendenze di Green Hill, responsabile di migliaia di uccisioni ingiustificate, condannato recentemente in via definitiva a un anno e sei mesi (che non sconterà) e a sei mesi di sospensione dall’esercizio della professione e che tornerà ad esercitare il 24 marzo 2018.
Più che una condanna la definiremmo una vacanza.
Non ci accontentiamo della chiusura di un allevamento. I suoi complici devono pagare.
Allevamenti e luoghi di oppressione ce ne sono e saranno in ogni luogo.
La lotta per la liberazione animale e della terra non è a intermittenza e non è finita!

English Version

GREEN HILL IS NOT OVER!

July 18th, 2012
An historical day: Green Hill is tied up by authorities.

Before that date, a grass root campaign drove thousands of people to streets and demos and demonstrations against Marshall Bioresources, owner of Green Hill beagles farm and one of the biggest vivisection multinational companies in the world, and against any cage, any form of slavery and exploitation, and form of dominion.
The campaign lasted for more than two years. The thousands of activists that took part wrote some of the most inspiring and exciting pages of the total liberation movement history.
What happened clearly demonstrated how common people, with their own forces only, with no delegation to parties of big associations, could fight against and win over a giant of capitalism.
That day, 2639 beagles could exit those gates and escape from their fate.
But that day was far more that this. It was the day that it was clear to everyone how direct action and grassroot activism could break the wall of silence, show what lies beneath closed doors of labs and breeding farms. It was the day people realized to have the power to fight and set free anyone whose life is segregated in cages, prisons, laboratories.
It was the day capitalism was menaced by the mere force of protesters. The day today’s society heard its foundations cracking sounds.
But that day it seemed that Green Hill gates could be shut down by authorities, rules and laws, police and judges only. The truth was concealed behind a curtain of normalization. The power started to narrate the tale of good government, good laws, animal welfare, isolated cases of “horror farms” and “inhumane behaviour”.
Good laws and good judges ordered to shut the farm down. Beagles could be saved.
The campaign, already weakened by right wing infiltrations, melted like snow.
Revolution wave shattered and died.
Any urge of change and justice was buried under the “together for animals” and “we are their voices” and “animals do not care of politics” empty slogans. People, once again, gave their power up and let other to fight for them. To decide on their behalf.
Green Hill gates were shut down, beagles were free and safe.
The whole matter could be forgotten.
No more cargos are leaving Montichiari (the town where the breeding farm was located).
But vivisection is not over.
Only, nobody seems to care any more.
At the same time, nobody seems to care about the trial that is going on against three former Green Hill workers and two ASL (governative institutions that is in charge of animal welfare in labs, farms, etc.) vets that were in charge of Green Hill inspections, Roberto Silini and Chiara Giachini.
They are under indictment for animal abuse, and the killing of thousands of “defective” dogs. Dogs that were affected by patologies that could be cured, but whose cure was considered anti-economic. A loss for the company.
The two vets are also accused to have constantly informed Marshall managements of governative inspection calendars and of any ongoing investigation.
Between 2008 and 2012 6023 dogs have been killed.
On February 7th it will be held the probably last hearing of the trial. Should we let it go on quietly and secretly, these people will never pay for their crimes.
As already happened to Green Hill veterinary, Renzo Graziosi, that has been sentenced to one year of prison (sentence suspended) and six months of professional interdiction (a kind of holiday, isn’t it?).
To us, the Green Hill shut down is not enough. Its accomplices, those who cooperated to torture and kill thousands of animals must pay.
Farms, labs, exploitation sites exist and will continue to exist all over the world.
Our fight for Animal and Earth Liberation is not over. Our fight for Animal and Earth Liberation will never stop!

Fonte: Earth Riot

Una riflessione sull’anticapitalismo – di Barbara X (italian/english)

Riportiamo di seguito l’appello diffuso recentemente da Barbara X e rivolto ai/alle compagn*, un monito affinché l’anticapitalismo possa finalmente rappresentare quel bacino di intersezione delle lotte di liberazione, il cui raggiungimento non può prescindere dalle istanze antispeciste.
Appello già ripreso e sottoscritto da Brescia Antispecista, che a nostra volta firmiamo invitando chi si ritrova nelle parole che riportiamo di seguito a comunicarci la medesima volontà.

Quando si partecipa a un corteo antifascista, a un presidio per rivendicare diritti per tutti e tutte, si è consapevoli di schierarsi contro un sistema di dominio che ha una forza nettamente superiore rispetto a chi si ribella. È la forza del capitalismo, del potere, che ha dalla sua parte la maggioranza dei consensi e ogni tipo di difesa. Eppure si scende in piazza lo stesso, si scende in piazza per dire “No”, si scende in piazza perché si ha una fiducia incrollabile nelle proprie idee. E si boicotta, si condanna, si contesta, anche se ciò sovente non porta frutti nell’immediato.
Ci si batte contro il fascismo, contro il sessismo, contro il razzismo, contro l’omotransfobia, contro il capitalismo e via dicendo; ma purtroppo si fa una gran fatica ad aggiungere a queste battaglie la lotta contro lo specismo, cioè lo sfruttamento di chi appartiene a specie diverse dall’umana. È talmente radicata nelle nostre società l’idea che gli animali di specie diverse dalla nostra valgano meno di niente, che anche la maggioranza degli antagonisti decide di disinteressarsene, di non dire in questo caso il proprio “No” al sistema di dominio. Nessuno della “setta dei vegani” (secondo una definizione delle destre capitaliste che vogliono salvaguardare i propri interessi e tutte le industrie – allevamenti, armi, ecc. – che vivono sfruttando e distruggendo) vuole “convertire” nessuno nel suo privato: semplicemente sono sempre di più i compagni e le compagne che si chiedono come mai, almeno per quanto riguarda iniziative pubbliche e di autofinanziamento, vengano ancora usati i corpi senza vita delle vittime del sistema di dominio, di quel sistema di dominio che si vorrebbe strenuamente combattere. Reputare inferiori altri viventi è contrario ad ogni considerazione etica, politica, scientifica. A nessuno viene chiesto di diventare vegano/a da un giorno all’altro, ma almeno di riflettere su tale questione, poiché ci sembra doveroso e sempre più urgente. Non è ammissibile rimanere indietro su questo versante della lotta politica: se non si riesce (o non si vuole) abbozzare una riflessione sull’antispecismo, e cercare quindi di agire di conseguenza quando se ne presentino le occasioni, si va inevitabilmente ad intaccare, ad indebolire anche le altre battaglie. Gabbie e catene non ci dovrebbero essere per nessuno, e invece, con tutto il loro orrore, saltano fuori quando si tratta di sfruttare gli ultimi fra gli ultimi, cioè gli animali non umani, che fatti a pezzi nel “carnaio popolare” vanno a soddisfare i capricci del palato; spesso ci si giustifica con la parola “tradizione”, ma essa non è che il frutto mostruoso del più bieco conservatorismo: e questo purtroppo – politicamente parlando – è tragicamente trasversale.
Soprattutto in un’epoca come la nostra, non si può essere anticapitalisti a corrente alternata: con modalità di volta in volta differenti, organizzare pranzi a base di carne e derivati animali significa, più o meno indirettamente, sostenere un sistema di dominio che sta devastando anche le vite dei più poveri e indifesi fra gli esseri umani, nonché il pianeta stesso che ci ospita.
Inquinamento, abuso delle risorse, squilibri sociali, miseria e quant’altro: tutto ciò è ormai di pubblico dominio, come si fa a non considerare questi aspetti?
I controsensi sono all’ordine del giorno, ma è tutt’altro che difficile essere coerenti per davvero con le proprie lotte, con le proprie idee. In genere, sembra siano ben chiare le riflessioni sul rispetto delle differenze; eppure, tutte le porte vengono chiuse quando si parla dell’animale come un altro da rispettare. Che l’essere umano sia il padrone del pianeta e sia sempre superiore a qualunque altra forma di vita, be’, questa è un’idea che rimanda a tristissimi e bui momenti della storia umana, a partire anche da concetti espressi nei libri sacri… Per cui oggi continuare a combattere una pulsione criminale come il fascismo adottando con gli animali gli stessi metodi che fascisti e nazisti hanno usato contro i loro oppositori e contro le minoranze, è quanto mai illogico e sempre più penoso.
Non si può continuare a perpetuare l’ideologia del più forte che schiaccia il più debole: e l’animale di una specie diversa dalla nostra non fa eccezione. A fascisti e compagnia cantando è inutile fare certi discorsi, li si combatte e basta: odio e sopraffazione fanno parte del loro corredo pseudopolitico, quello degli oppressori. Ma compagni e compagne hanno l’obbligo politico di capire che si può e si deve (almeno in occasioni pubbliche, per il momento) rinunciare ad un’orrida abitudine consolidata. Conoscendo la sofferenza e lo sfruttamento che stanno dietro gli allevamenti (sia intensivi che biologici: cambia poco), la morte cruenta di esseri che, scientificamente ed eticamente, è dura definire inferiori, sapendo che gli allevamenti sono fra le principali fonti di inquinamento a livello mondiale, come si può sperare di ottenere vittorie significative nelle battaglie contro le nocività, contro l’inquinamento, contro le disuguaglianze sociali, continuando a sostenere tutto questo con le scelte alimentari?
Nessuno vuol fare la morale a nessuno, ma da antifascisti/e, antispecisti/e, anticapitalisti/e crediamo che si debbano metter da parte retaggi, tradizioni, abitudini e cominciare a vedere sotto un’ottica differente determinate tematiche: ne va della nostra credibilità, del futuro nostro e delle nostre lotte.

Brescia Antispecista
Contagio Antispecista
Collettivo antispecista ed antifascista torinese

English version

A reflection on anticapitalism

“When we take part in an antifascist demonstration, in a sit in to claim the rights for everyone, we are aware of the fact that we protest against a system of domination which is much stronger than the ones who resist. It is the strength of capitalism, of power that has on its side the majority of the consents and every kind of defence. Yet we demonstrate anyway, we demonstrate to say “No”, we demonstrate because we have an unshakable trust in our ideas. And we boycott, we condemn, we protest, even if this often doesn’t bear fruit in the near future. We fight against fascism, against sexism, against racism, against homo/transphobia, against capitalism and so on; but unfortunately it is so hard to add to these struggles the fight against speciesism, that is the exploitation of the ones who belong to species other than human. In our societies the idea that animals of species other than our one have no value is so rooted, that also the majority of the antagonists decides to take no interest in them, it decides in this case not to tell its “No” to the system of domination. None of the “sect of the vegans” (according to a definition of the capitalist right that wants to safeguard its interests and all the industries – farms, arms, etc.- which live exploiting and destroying) wants to “convert” nobody in his/her private sphere: simply there are more and more comrades who ask themselves why, at least as regards public initiatives and selffinancing events, the bodies of the victims of the system of domination are still being used, of that the system of domination which we would like to fight strongly. Considering other living beings as inferior is contrary to every ethical, political and scientific consideration. No one is asked to become vegan overnight, but at least to give this issue some thought, because we think it is essential and increasingly urgent. It is unacceptable to lag behind in regard of this side of the political fight: if you cannot (or you don’t want to) define a reflection on antispeciesism, and so try to act consequently when the opportunities arose, this also inevitably undermines and weakens the other fights. Cages and chains shouldn’t exist for anyone, and instead, with all their horror, they come up when it comes to exploit the lasts among the lasts, namely the non-human animals, who cut into pieces in the “popular slaughter” they satisfy the caprices of the palate: often this is justified with the word “tradition”, but it is nothing but the monstrous result of the most sinister conservatism: and unfortunately this – politically speaking – is tragically across-the-board. Above all at times like these, you can’t be alternate-current anti-capitalist: in ways that differ in each occasion, organizing lunches made up of meat and animal products means, more or less indirectly, supporting a system of domination which is devastating also the lives of the poorest and most vulnerable among the human beings, as well as the planet itself in which we live. Pollution, abuse of resources, social imbalances, poverty and so on: all this by now is public knowledge: how can you not to consider these aspects? The contradictions are common, but being really consistent with our own fights, with our own ideas is anything but difficult. In general, it seems the thoughts on the respect for differences are well clear; but, all the doors are closed when we talk about the animal as another being to respect. That the human being is the owner of the planet and he is always superior than any other form of life, well, this is an idea that recalls painful and dark times of human history, based also on concepts expressed in the sacred books… So today continuing to fight a criminal impulse like fascism adopting with animals the same ways that fascists and Nazis used against their opponents and against minorities, is extremely illogical ever more painful. We cannot continue to perpetuate the ideology of the strongest that oppresses the weakest: and the animal of a different species is no exception. Making this kind of speeches to fascists and their company is useless, we just have to fight them: hate and oppression form part of their pseudo-political legacy, that of the oppressors. But comrades have the political duty to understand that we can and we have to (at least on public occasions, for the moment) give up an awful strong habit. Being aware of the suffering and the exploitation that lie behind farms (both intensive and organic: it changes little), the bloody death of beings who, scientifically and ethically, it is hard to define inferior, being aware that farm are among the main sources of pollution worldwide, how can we expect to obtain substantial victories in the struggles against nuisances, against pollution, against social inequalities, if we continue to support all this with our food choices? No one wants to lecture nobody, but as antifascists, antispeciesists, anti-capitalists we believe that we have to put aside legacies, traditions, habits and start looking some kind of issues from a different angle: our credibility, our future and the future of our fights depend on it.”

Barbara X

Dall’altra parte della barricata

Oggi nel mondo si può incenerire con estrema facilità la biodiversità (sempre più drammaticamente fragile) e lo si fa esclusivamente per profitto (non a caso si definiscono “risorse” il saccheggio).
È possibile lasciare montagne di cenere sotto gli occhi di tutt@ e nessun@ si scandalizza.
In nome del progresso l’essere umano si trasforma in macchina e, lontano da qualsivoglia critica o responsabilità, sta trasformando il pianeta in un luogo velenoso ed estraneo. Sta inquinando, con devastante progressione: l’aria, l’acqua, il suolo, gli animali, tutti gli animali.
E’ curioso osservare come l’assenza totale di interesse verso l’ecocidio sia direttamente proporzionale al piano inclinato di distruzione, al punto che è legittimo domandarsi se vi è veramente soluzione.
Come antispecisti riteniamo che questa proporzione non cambi la disposizione alla lotta di liberazione.
Non agiamo per un futuro “ecosostenibile”, termine macinato, stravolto e privo di validità ma per una visione scardinante del sistema che perpetua l’accelerazione.
Non siamo “ambientalisti”, siamo “guerrieri” per la liberazione della Terra (per guerriero intendiamo il rapporto-senso libertario del termine: guerra alla guerra).
I due termini, infatti, sono in antitesi, il primo asservito e genuflesso al dominio, cioè la causa unica del disastro, il secondo arrampicato su barricate instabili ma vitali.
Non si lotta per vincere, il mostro tritatutto non si può abbattere, si lotta semplicemente perché è il respiro stesso che lo chiede.
Il corpo, I nervi, I muscoli, le unghie lo chiedono. Si lotta perché le zampe, l’olfatto, il pelo, I denti, le corna lo chiedono.
Possono commerciare sulle nostre vite ma mai riusciranno a trascinarci lontano dalle barricate. Le navi da crociera dell’associazionismo ambiente-animalista, pirotecniche nel cercare di convincere (in giornate stanche di orgoglio celebrativo auto-referenziato) che sono loro l’unica cura, ma in realtà sono parte integrante della malattia.
Parte dell’autorità, e l’autorità lavora per conservare lo status quo.
La lotta per la liberazione animale non è un moloch granitico e impermeabile, è viceversa formato da una miriade di schegge impazzite che si muovono per minare lo status quo.
Appare evidente che in una società dove le profonde diseguaglianze (nel senso più ampio del termine) spingono gli individui ad accelerare quel sintomo esasperato costante di ribellione (in netto contrasto a una illusoria lotta omogenea dettata solo da emancipazioni personali, tornaconti da etichetta o tessere di appartenenza), smascherando in tal senso tutte le tipologie di prevaricazione in direzione di una nuova comprensione del disastro in atto. Risulta manifesto, quindi, questo “nuovo” grido di liberazione, una liberazione che per gli anarchici antispecisti: o è totale o non è liberazione.
Uno scontro in evidente contrapposizione alla filosofia conforme di una religiosa “salvaguardia” dell’habitat da parte dei colossi dell’abolizionismo associazionista.
L’antispecismo libertario è l’espressione di linguaggio (del corpo) più libera, più destabilizzante, più disposta a continui movimenti, va da sè quindi che ognuno o ognuna può declinare quello che ritiene più corretto nel suo approccio, ma questo non significa non avere ben presente la realtà.
Una realtà che non è filosofia analitica o voli pindarici per convincersi di avere ragione, è tangibile, concreta, incontrovertibile: davanti all’oppressione, all’annientamento, al dolore e al terrore, e solo in questi casi, siamo si tutt@ ugual@, umani e non.
La Terra collassa e noi con essa, cerchiamo di precipitare lottando e senza guinzaglio.

Per approfondire: La mercificazione delle istanze di liberazione (relazione del Contagio alla Festa Antispecista)

Presidio antifa per la liberazione animale – Report (italian/english)

Il 30 ottobre scorso divers* attivist* antispecist* si sono dati appuntamento davanti al tribunale di Milano (Italia).
Arrivati da diverse città in forma indipendente ed individuale, senza alcuna bandiera che potesse riconoscerne l’identità o la provenienza (vi erano solo bandiere antifasciste ed antispeciste internazionaliste) hanno voluto, con la loro presenza, offrire solidarietà e complicità incondizionata ai/alle compagn* sotto processo.
Compagn* “colpevoli” di un’azione diretta avvenuta il 20 aprile 2013, data in cui sono penetrati all’interno del dipartimento di farmacologia dell’università di Milano liberando 401 individui non umani: 400 topi e 1 coniglio.
Individui tra i più oppressi, poiché non subiscono solo la violenza della schiavitù, la segregazione in gabbie ma devono sottostare continuamente a torture terrificanti per una inutile concezione di estetica o salvaguardia umana.
Attivist* che, con il loro gesto, hanno voluto scoperchiare quella tomba di mistificazione che circonda la sperimentazione animale.
Una menzogna che abbraccia la totalità dei vivisettori che cercano di giustificare quello che fanno tentando di dare una spiegazione in termini di applicazioni utili, di obblighi “ontologici” in realtà lo fanno perché il controllo assoluto verso gli altri animali, la certezza dell’impunità che ne deriva gli garantiscono fama, denaro e gloria, sensazioni artificiali di compiacimento.
La distorsione che vede la tortura come atto di “doveroso” divertimento è la prova che li qualifica come soggetti pericolosi.
I signori della pseudo-scienza dell’orrore, della supremazia del camice bianco imbrattato di sangue e lacrime, tanto gelidi quanto folli (nell’accezione dispregiativa del termine cioè la mancanza assoluta di adattamento a concetti quali la comprensione, il senso di vergogna, il rispetto per esseri in quel momento indifesi) sono nascosti tra noi.
Questi “ricercatori” dalle movenze silenziose e ipocrite sono la continuazione garante del disastro, dell’annientamento dell’equilibrio fra i viventi.
Nemici assoluti della vita, affacciandosi al precipizio che hanno collaborato a scavare, saranno obbligati a rispondere di tutto questo, la loro cultura dell’abominio e della assenza totale di qualsivoglia barlume di pietà finirà e inizierà una nuova visione diametralmente opposta all’inutilità della loro religione, il dogma della superiorità inettitudine-centrica.

Nessuna dittatura è eterna, nessuna.

Sostenere con determinazione, favorire attivamente un’altra visione e altri sguardi che spazzino via la pochezza e radicata cultura del dominio, di individui-marionette manovrati da immense aziende di cristallo, di manovali sorridenti, di pedine consapevoli della diretta responsabilità all’ideologia del mercato del pane e della salute, al soldo dell’industria farmaceutica e cosmetica, dei giganti dell’alimentazione.
Come antispecist* riteniamo che il massimo contributo che si può dare alla cura e al miglioramento stesso della vita sia la completa separazione, l’allontanamento siderale da questi carnefici che alimentano la macchina della malattia e la guidano verso tunnel senza via di uscita.
La dignità e la speranza di stare bene devono necessariamente camminare insieme, con delicatezza, senza calpestare l’altrui libertà e la speranza di chi si pone, gioco forza, in terrificante sottomissione. Il presidio durato tutta la mattina è stato partecipato, rilanciando il prossimo appuntamento al 15 gennaio 2018 quando ci sarà la terza udienza.
L’iniziativa del 30 ottobre rientra nella Settimana Internazionale per l’Azione Antispecista, in memoria del compagno anarchico Barry Horne, come è stato espresso più volte nel corso del presidio, e oin ricordo della liberazione di Kobane: simbolo della lotta al patriarcato, al capitalismo e ad ogni regime gerarchico.
Per la liberazione animale, e quindi totale, nessun compromesso fino a quando tutte le gabbie non saranno divelte.

English version

Anti-fascist action for animal liberation (Milan – 30/10)

On the last 30th of October several antispeciesist activists met in front of the courthouse of Milan (Italy).

They came from various cities in an independent and individual way, without any flag that could identify their origin or identity (there were only international antifascist and antispeciesist flags), and, with their presence, they wanted to offer solidarity and unconditional complicity to the comrades on trial.

Comrades who are “guilty” of a direct action which took place on the on the 20th of April 2013, when they penetrated inside the Department of Pharmacology of the University of Milan liberating 401 non human individuals: 400 mice and a rabbit.

Individuals among the most oppressed because, not only they suffer the violence of the enslavement and the segregation in cages, but they also continually have to be subjected to terrifying tortures for a useless idea of beauty or safety of human life.

Those activists, with their action, wanted to open that tomb of mystification that surrounds animal experimentation.

A lie which embrace all the vivisectionists who try to justify what they do attempting to give an explanation in terms of useful applications, “ontological” obligations, in reality they do it because the total control of the other animals, the impunity that it derives from ensure them fame, money and glory, artificial sensations of satisfaction.

The distortion which sees torture as an act of “necessary” amusement is the proof that qualify them as dangerous individuals.

The lords of the horror pseudo-science, of the supremacy of the white coat stained with blood and tears, they are as cold as crazy (in the derogatory meaning of the term namely the absolute lack of adaptation to concepts such as comprehension, sense of shame, respect for beings who are defenceless at that moment), and they are hidden among us.

These “researchers” with silent and hypocritical movements are the continuation that guarantees the disaster, the destruction of the balance between the living beings.

Absolute enemies of life, standing before the precipice which they contributed to dig, they will be obliged to answer for all this, their culture of the abomination and of the total absence of any glimmer of compassion will end and a new vision, diametrically opposite to the futility of their religion, the dogma of the ineptitude-centric superiority, will start.

No dictatorship is eternal, none.

Supporting with determination, actively promoting another vision and other looks that could wipe away the narrow-mindedness and the rooted culture of dominion, of individuals-puppet manipulated by immense crystal companies, of smiling foot soldiers, of pawns who are aware of the direct responsibility for the food and health market ideology, in the pay of pharmaceutical and cosmetic industry, of the giants of food industry.

As antispeciesists we believe that best contribution which can be given to the care and the improvement of life is the complete separation, the sidereal departure from these oppressors who feed the disease machinery and bring it toward a dead end tunnel.

The dignity and the hope to be well necessarily have to go together, carefully, without oppressing the freedom of others and the hope of those who put themselves, for absolute necessity, in terrifying submission. The sit in, which lasted all morning, was attended by a considerable number of people, setting the next event for the 15th of January 2018, when the third hearing will take place.

The initiative of the 30th of October is part of the International Week for Antispeciesist Actions, in memory of the anarchist comrade Barry Horne, as it was stated several times during the sit in and to recall the anniversary liberation of Kobane: symbol of the fight against patriarchy, capitalism and every hierarchical regime.

For animal, and therefore total, liberation, no compromise until every cage is wrecked.

The commodification of the ideals of liberation (Milan – 16/9)

Report of the conference of Contagio Antispecista at the festival Festa Antispecista (Milan – Italy)

The text that follows is the content (completed with some pictures) of the speech given by Contagio Antispecista on the 16th of September in the context of the debate Michela Vittoria Brambilla and the commodification of veganism, which took place during the gathering Festa Antispecista at the independent center for art, culture and research Macao, in Milan.
Maybe you have heard of the cease-and-desist letter, that reached the organization of the festival and the speakers of the debate, from the lawyer of the Member of Italian Parliament Brambilla, a measure which speaks for itself proving the intimidating and censoring tendency that is in every atom of our life.
We leave you with the contents of a meeting which has registered a great participation of the public.

Contagio Antispecista is not meant to be a group or a collective, it’s a platform to share and analyze information with the purpose to clarify what antispeciesism should be during a moment in history in which it is deprived of its original aspirations because and due to the fault (a direct and conscious fault) of, as it was mentioned by the previous speakers, politically indifferent derivations, infiltrations by fascists, and of the mass action of the commodification carried out by capitalism and its supporters.
This is also the reason why we are two and we introduce ourselves as spokespeople instead of speakers.
This entity doesn’t have to be identified with the individual, but with a collective work which could lead the ones who support and carry out radical antispeciesism to a wider perspective of a convergence of shared struggles.
One of the many reasons which contributed to the birth of this entity was the definition (that each one of us has) of antispeciesism.
When we talk about politically indifferent derivations (before even talking about infiltrations by fascists) there isn’t a hasty or summary judgment, but a deep critique on the perspective itself of the etymology of the words.
As we all know the term “qualunquista” (translated “politically indifferent”) has always had a negative meaning, it’s not up to us, in this context, giving this kind of labels, but the connotation of antispeciesism has taken on different meanings and especially various path to approach it.
Contagio arises exactly from this fact and particularly from the question, not from a question, but from the question: how could it have happened that a term which is so basic and simple in its understanding has undergo a constant disintegration?
We realized that the possibility of the term (intended as a concrete fight) to be attacked arose from an apparently innocent dysfunction (apparently innocent, so we prefer calling it “division”) which took place in the 80’s that is the difference between ABOLITIONISM and LIBERATIONISM.
As any liberation struggle of the past that has raised up crowds and contradictions at the beginning, also in the antispeciesist fight there was a moment when unconsciously we opened the doors to a direct and indirect collaboration with the same tools that caused oppression.
Nowadays even in radical antispeciesism it’s hard to understand this initial anomaly.
The antispeciesist fight, in order to be credible, should necessarily be unattackable and therefore lasting, and it should have a unique and clear meaning for everyone, that’s why we talk about liberationist antispeciesism and therefore about total liberation, up to arrive at one only proposition: animal liberation which encloses within itself non-human and human animals, and the context in which they live, the Earth.

All the aspects that led to a deviation of antispeciesism, for yesterday as for today, originated from that initial alteration: ABOLITIONISM antispeciesism (with all its aberrant consequences, a weak and reductionist approach to antispeciesism).

The pioneers of the ABOLITIONIST orientation were international associations like WWF and PETA, but in the last years the ABOLITIONIST orientation has found promoters and advocates in that kind of approaches similar to Leonardo Caffo’s one, and from a part of animal-rights associations like: Essere Animali, Animal Equality and Sea Shepherd which, in addition to selling off veganism as a “challenge”(through initiatives as “12 steps to veganism” or “the vegan week”) and supporting the homogenization of veganism by the industry in the wake of “for animals anything goes”, “animals are not interested in politics” and least but not last “we are their voice” and “oceans first of all”, they set up collaborations with personalities (both those involved in politics and not) who are tied to and linked to institutions, and bodies of power, in fact delegitimizing the radical, clean, pure and libertarian aspect of the antispeciesist fight, of Barry Horne memory.
These manners cause inconsistency and contradictions (which, from a libertarian perspective, are irreconcilable at this point), making the animal liberation fight “attackable” from outside, by those who sensed a mere business in the wake of a standardization in which veganism is not a political act anymore, but just the fashion of the moment or a stale farce.

Here a short parenthesis: when we talk about a political act we mean the genesis of the term political that pushed by a redemption of fight goes beyond and grows totally apart from what today is identified as political, that is party.
Opening up hence, as we all noted in the last years, to a massive presence of both politicians and parties searching for approval and easy electoral springboards (through the exploitation of the fight), and also to the increasing foundation and spread of animal-rights groups of clear xenophobic, intolerant and reactionary origin, which allowed the consolidation of fascist entities, and so a total and massive flattening of the fight: Fronte Animalista, Iene Vegane, Foresta Che Avanza, are just some examples.
Politically indifferent derivations and selling off of the ideals of liberation that find their sublimation in those commercial expressions that are intended to reduce veganism to a trademark, facilitating its incorporation and commodification by capitalism.
Derivations which always see the presence of right wing politicians as in the case of the mutual support and visibility between VEGANOK (trademark) and the omnipresent Member of Italian Parliament Brambilla.
This collaboration was renewed during the last edition of SANA (international exhibition of organic and natural products and personal showcase for Sauro Martella & Co.), who however don’t give up riding two horses considering the space for conferences given also to representatives of Movimento 5 Stelle and the presence of many stands certified by VEGANOK at the Festa de l’Unità (social-democratic celebration organized by left wing parties) in Bologna, during the same period.
To confirm and reinforce the close collaboration between ambiguous certifications committed to capital and xenophobic and fascist groups, there is the close link (in Italy) between VEGANOK and Sea Shepherd, with mutual support that increases their visibility, ridiculing those who conduct real battles for the defense of the ecosystems in general, considering also the conferences held by Paul Watson’s association about microplastics and the work led by Martella on the certification of what’s obvious, placing his trademark on foods which are vegetal by nature, but contained in numerous layers of plastic.

But this is only one of many practical aspects, because the critical issue regarding Sea Shepherd (this is not addressed to the volunteers of the association, many of them are questioning themselves) we can find it in the origins of its constitution and international collaboration: the terrifying friendship and therefore collaboration with one of the greatest American right-wing representatives, David Foreman. In a famous interview, Paul Watson, maximum expression of SS in the world, said that he considered his association as Foreman’s Navy, in addition to have contributed to the writing and distribution of one of his books.
In this book there are some of the most xenophobic theories created by American fascism: Foreman claims that the problems of the Earth are caused by immigration, and for this reason migration flows are the first cause of devastation.
Furthermore, on several occasions, Sea Shappard enlisted American marines in its fleets.
Moving to Europe we can find the famous deep friendship with Brigitte Bardot (the actress refurbished and donated him a ship), wife of a deputy of the French Front National, and who on several occasions was sentenced for her homo-transphobic, racist and sexist public statements, which she herself has defended strongly (her interviews can be found over the Internet in French newscasts).
The collaborations between SS and LAMYA ESSEMLALI, neo-fascist of the Front National, and PIERRE RAHBI famous French commentator who claims the Planet is sustainable according to a social organization based on family, better if it’s traditional and white.
Paul Watson describes Rahbi almost as his spiritual guide sharing his positions in whole.
At the beginning we mentioned the essential requirement of being as much as possible unattackable a process degraded by entities like VEGANOK which, in addition to spreading a sick idea of veganism, contribute to maintaining an anthropocentric vision of the society through the use of fetishes that resemble the abuse of animals and the sale of products which directly remind the exploitation of animals, as already mentioned in the article “Agganciati al sistema antropocentrico”.

But VEGANOK is not the only expression of the commodification of antispeciesism, there are many of them including a recent collaboration between the European Vegetarian Union (a body belonging to the European Parliament) and Unilever which provides the flood of the market with 500 products, both new and old ones, certified with the European Vegetarian Union trademark and belonging to the corporation, leader in the fields of animal experimentation, pollution, desaparecidos and land grabbing (or neocolonialism).
The radical antispeciesist fight is, as all the fights for the liberation of those who are oppressed, against (and battles all of its deviations) the delegation, and the following statement has the same meaning: delegation is against radical antispeciesist fight.
Animal liberation is credible if there is this assumption this is why we should start talking at last about total liberationism.
The system is a continuously self-fuelling leviathan, we can ask it to change a law about one of the forms of exploitation, then digesting any instance it multiplies a hundred different forms of exploitation.
We remind all those present that the second hearing of the trial against the comrades who released 400 slaves imprisoned at the Department of Pharmacology of the University of Milan will take place on the 30th of October at 9.00 a.m.
So we call for the creation of an antifascist sit-in of solidarity which, from the square, could express a clear message (considering also the infiltrations in the sit-in organized on the occasion of the first hearing): fascists out of the antispeciesist fight!”

Italian version

I demolitori dell’antispecismo (Festa Antispecista 2017)

Quanto segue sono i contenuti (integrati da qualche contributo fotografico) dell’intervento tenuto da Contagio Antispecista lo scorso 16 settembre nell’ambito della conferenza Michela Vittoria Brambilla e la mercificazione del veganismo, che ha avuto luogo nel corso della Festa Antispecista ospitata dal Macao di Milano.
Forse avrete saputo della diffida pervenuta alle realtà organizzatrici del festival e ai/alle relatori/relatrici della suddetta conferenza da parte dell’avvocato dell’onorevole Brambilla, un provvedimento che si commenta da solo confermando la tendenza intimidatoria e di censura che ormai alberga in ogni atomo della nostra vita.
Vi lasciamo ai contenuti di un appuntamento che ha visto una grande partecipazione.

Il Contagio non nasce come gruppo o collettivo, ma come piattaforma di scambio e approfondimento con l’obiettivo di fare chiarezza su ciò che dovrebbe rappresentare l’antispecismo, in un momento storico nel quale viene quotidianamente lapidato dalle sue istanze originarie a causa e per colpa (colpa diretta e consapevole) di, come già accennato dai precedenti relatori, derivazioni qualunquiste, infiltrazioni fasciste e dell’opera massificata della mercificazione condotta dal capitalismo e della sua dirigenza sodale.
Questo è anche il motivo per cui siamo in due e ci presentiamo come portavoce piuttosto che come relatori.
Questa realtà non va identificata nelle singole persone, ma in un lavoro collettivo che possa portare chi sostiene e conduce l’antispecismo radicale a una prospettiva più ampia di convergenza di lotte condivise.

Uno dei tanti motivi che ha contribuito alla nascita di questa realtà è stata proprio la definizione (che ognuno di noi ha) di antispecismo.
Quando parliamo di derivazioni qualunquiste (prima ancora di infiltrazioni fasciste) non vi è giudizio sommario o superficiale, ma critica profonda all’aspetto stesso dell’etimologia dei termini.
Come tutti sappiamo il termine qualunquista ha sempre avuto accezione negativa, non sta a noi in questo ambito dare etichette di questo tipo, ma la connotazione di antispe ha assunto diverse significati e sopratutto molteplici strade di avvicinamento allo stesso.
Il Contagio nasce proprio da questo e in particolare dalla domanda, non da una domanda, ma dalla domanda: come è potuto succedere che un termine tanto fondante e semplice nella sua comprensione abbia subito una costante disintegrazione?
Ci siamo resi conto che l’attaccabilità del termine (intesa come lotta concreta) è nata da una disfunzione apparentemente innocente (ecco perché preferiamo definirla divisione) avvenuta negli anni 80, ovvero la differenza tra ABOLIZIONISMO e LIBERAZIONISMO.
Come tutte le lotte di liberazione del passato che hanno inizialmente sollevato masse e contradizioni, anche nella lotta antispecista vi è stato un momento in cui inconsapevolmente abbiamo aperto le porte ad una collaborazione diretta e indiretta con gli strumenti stessi che generavano oppressione.
Oggi anche nell’antipsecismo radicale si fa fatica a distinguerne questa iniziale anomalia.
La lotta antispecista dovrebbe necessariamente, per poter essere credibile, inattaccabile e quindi duratura, avere un’accezione unica e chiara per tutti, ecco perché parliamo di antispecismo liberazionista e quindi di liberazione totale, sino a giungere ad una sola proposizione: liberazione animale che racchiude in se la liberazione degli altri animali, degli esseri umani e del contesto in cui vivono, la Terra.

Tutti gli aspetti che hanno portato ad una deriva dell’antispecismo, ieri come oggi, partono tutti da quella alterazione iniziale: l’antispe ABOLIZIONISTA (con tutte le sue abberranti conseguente, debole e riduzionista).

Pionieri della tendenza ABOLIZIONISTA furono associazioni di stampo internazionale come WWF e Peta, ma che negli ultimi anni ritrova fautori e sostenitori in quegli approcci di stampo caffiano e da parte di associazioni animaliste come Essere Animali, Animal Equality e Sea Shepherd che, oltre a svendere il veganismo come “prova” (attraverso iniziative come “i 12 passi” o la “settimana vegana”) e sostenendo l’omologazione dello stesso da parte dell’industria sulla scia del “per gli animali va bene tutto”, “agli animali non interessa la politica” e dulcis in fundo “noi siamo la loro voce” e “gli oceani prima di tutto”, stringono collaborazioni con personaggi (politici e non) legati e collegati ad istituzioni ed organi di potere, delegittimando di fatto l’aspetto radicale, pulito, cristallino e libertario della lotta antispecista, di Barry Horne memoria.

VeganFest 2017, conferenza sul “benessere animale”, da sinistra: presentatore, Giulia Innocenzi, Renata Balducci, esponente di Animal Equality, esponente di Essere Animali.

Modalità queste che generano incoerenze e contraddizioni (che, da una prospettiva libertaria, ad oggi, sono ormai insanabili), rendendo la lotta per la liberazione animale “attaccabile” dall’esterno, da chi ne ha fiutato un mero affare economico sulla scia di una standardizzazione che vede il veganismo non più come atto politico, ma come moda del momento o commedia stantia.
Qui una piccola parentesi: quando si parla di atto politico si intende la genesi del termine politico che spinto da un riscatto di lotta esula e si estranea totalmente da ciò che oggi viene identificato come politico, ovvero partitico.
Aprendo così, come tutti abbiamo potuto notare in questi anni, ad una massiccia presenza da parte sia di politici e partiti alla ricerca (attraverso la strumentalizzazione della lotta) di consensi e facili trampolini elettorali, che alla costituzione e diffusione sempre maggiore di gruppi animalisti di chiara matrice xenofoba, intollerante e reazionaria, che hanno permesso il consolidarsi delle realtà fasciste, e quindi un totale appiattimento massificato della lotta: Fronte Animalista, Iene Vegane, Foresta che avanza sono solo alcuni esempi.

Derive qualunquiste e svendita degli ideali di liberazione che trovano la loro sublimazione in quelle espressioni commerciali volte a ridurre il veganismo ad un marchio, agevolandone l’assorbimento e la mercificazione da parte del capitalismo.
Derive che vedono sempre la presenza di politici di destra come nel caso del reciproco supporto e visibilità tra Vegan Ok e la onnipresente on. Brambilla.
Collaborazione che è stata rinnovata anche nel corso della recente edizione del SANA (vetrina personale di esposizione per Martella & Co.), che però non rinunciano a tenere piedi in più scarpe considerando lo spazio conferenziale offerto anche ad esponenti del M5S e la presenza di vari stand certificati Vegan Ok alla festa de l’Unità di Bologna, sempre nello stesso periodo.

A confermare e rafforzare la stretta collaborazione tra certificazioni ambigue votate al capitale e gruppi di stampo xenofobo e fascista, c’è lo stretto collegamento (in Italia) tra Vegan Ok e Sea Shepherd, con un sostegno reciproco che ne aumenta la visibilità, ridicolizzando chi conduce lotte reali per la salvaguardia degli eco-sistemi in generale, considerando, anche, le conferenze tenute dall’associazione di Watson sulle microplastiche e il lavoro condotto da Martella di certificazione dell’ovvio, apponendo il proprio marchio su alimenti per natura vegetali, ma imprigionati in vari strati di plastica.
Ma questo è solo uno dei tanti aspetti pratici, perché la criticità in merito a Sea Shepherd (che non è rivolta ai/alle volontar* dell’associazione in merito, molti dei quali si stanno facendo delle domande) la possiamo ritrovare nelle origini della sua fondazione e collaborazione internazionale: la terrificante amicizia e quindi collaborazione con uno dei massimi esponenti della destra americana, David Foreman. In una nota intervista P.W. massima espressione di SS nel mondo disse che considerava la sua associazione come la “marina militare” di Foreman, oltre ad aver contribuito alla stesura e diffusione di uno dei suoi libri.
In questo libro vi sono tra le tesi più xenofobe che il fascismo americano ha partorito: Foreman sostiene che i problemi della Terra sono colpa dell’immigrazione, e per questo i flussi migratori sono la prima causa di devastazione.
Inoltre SS in più occasioni ha arruolato marines americani nelle sue flotte.
Spostandci in Europa possiamo trovare l’amicizia profonda ormai nota con Brigitte Bardot (l’attrice gli ha regalato-ristrutturato una nave) moglie di un deputato del Front National francese, e che più volte è stata condannata per sue dichiarazioni pubbliche omotransfobiche, razziste e sessiste che lei stessa ha rivendicato con energia (le sue interviste si possono trovare sul web nei telegiornali francesi)
Le collaborazioni di SS con LAMYA ESSEMLALI neofascista del FN e con PIERRE RAHBI noto opinionista francese che afferma che il Pianeta è sostenibile secondo un’organizzazione sociale basata sulla famiglia, meglio se tradizionale e bianca.
Paul Watson definisce Rahbi quasi la sua guida spirituale condividendone in toto le sue posizioni.
All’inizio abbiamo accennato all’imprescindibile necessità di essere il più possibile inattaccabili, un processo lapidato da realtà come Vegan Ok che, oltre a diffondere un’idea malsana di veganismo, contribuisce a mantenere viva e vitale una visione antropocentrica di società attraverso l’utilizzo di feticci che rimandano alla prevaricazione animale e la vendita di prodotti che ne ricordano direttamente lo sfruttamento, come già affrontato nell’articolo Agganciati al sistema antropocentrico.
Ma Vegan Ok non è la sola espressione di mercificazione dell’antispecismo, ve ne sono molte tra cui una recente collaborazione tra la EVU (organo appartenente al Parlamento Europeo) e la multinazionale Unilever che prevede l’inondazione del mercato con 500 prodotti, nuovi e non, certificati con tale marchio e appartenenti alla corporation leader in ambito di sperimentazione animale, inquinamento, desaparecidos e land grabbing (o neo colonialismo).

La lotta antispecista radicale è, come tutte le lotte di liberazione di chi è oppresso, contro (e ne combatte tutte le sue devianze) la delega, e la proposizione ha lo stesso significato: la delega è contro la lotta antispecista radicale.
La liberazione animale ha credibilità se vi è questo assunto ecco perché bisognerebbe iniziare finalmente a parlare di liberazionismo totale.
Il sistema è un leviatano che si autoalimenta in continuazione, possiamo tranquillamente delegarlo a cambiare una legge sugli sfruttamenti che lui digerendone qualsiasi istanza ne moltiplica centinaia di altre.

Ricordiamo a tutti i presenti che la seconda udienza del processo contro i/le compagn* che hanno liberato 400 schiavi detenuti nel reparto di farmacologia di Milano si terrà il prossimo 30 0ttobre alle 9.
Lanciamo quindi un appello per la costituzione di un presidio solidale antifascista che dalla piazza possa esprimere un chiaro messaggio (considerando anche le infiltrazioni al presidio organizzato in occasione della prima udienza): fuori i fascisti dall’antispecismo!

English version

Rilanciata dal canale Insurrection News

Settimana Internazionale per l’Azione Antispecista

In Italian, English, Spanish, Basque, French, Turkish, Kurdish, German and Portuguese versions

Appello internazionale per una Settimana di Azione Antispecista contro ogni espressione di dominio e prevaricazione, dal 30 ottobre al 5 novembre, è stato lanciato attraverso i social media.
Incoraggia i cittadini a svolgere ogni tipo di azione, dalla propaganda stradale (dipinti, manifesti, distribuzione di volantini) a laboratori/forum e dibattiti nei vari spazi di riunione affini a questa lotta, a organizzare varie azioni contro attività specifiche con gli strumenti che ogni persona può considerare opportuni, alle mobilitazioni e alle dimostrazioni di massa. Ognun* può partecipare e sentirsi coinvolto, al fine di scuotere ogni gabbia e simbolo di schiavitù.
In ricordo di Barry Horne e di tutte le vittime umane e non umane dello specismo e del dominio.
Sia le misure individuali che collettive di lotta sono valide; dalle azioni di diffusione alle mobilitazioni.

La solidarietà tra le specie non è solo una parola scritta!

Vi invitiamo a segnalarci le iniziative in programma, purché esse rispettino e rispecchino i valori imprescindibili di antifascismo (antirazzismo, antisessismo, antiomotransfobia), antiautoritarismo, anticapitalismo senza i quali l’antispecismo stesso non potrebbe esistere.
Vi aggiorneremo a nostra volta sulle mobilitazioni in programma a livello locale e internazionale.

English version

An international call for a week of action against speciesism, from October 30 and November 5, has been launched through social media. It encourages folks to carry out all kinds of actions, from street propaganda (paintings, posters, distribution of leaflets …) to workshops/forums and debates in your meeting spaces, to self-organizing various actions against specific businesses with the tools that each person may consider appropriate, to mass mobilizations and demonstrations. May each one be organized as it suits each one involved, and may they shake all the cages. In memory of Barry Horne and all the human and nonhuman victims of speciesism and domination.

Both individual and collective measures of struggle are valid; from diffusion actions to mobilizations.

Solidarity between species is not just a written word!

Versión en español 

Del 30 de octubre al 5 de noviembre, Semana internacional de acción contra el especismo

A través de redes sociales se ha lanzado una convocatoria internacional para una semana de acción contra el especismo, entre el 30 de octubre y el 5 de noviembre. Se anima a realizar todo tipo de acciones, desde propaganda en la calle (pintadas, carteles, distribución de panfletos…) hasta charlas y debates en vuestros espacios de encuentro y auto-organización, acciones diversas contra negocios especistas con las herramientas que cada cual considere apropiadas, o movilizaciones y manifestaciones. Que cada cual se organice como le convenga y agite contra todas las jaulas. En memoria de Barry Horne y de todas las víctimas humanas y no-humanas del especismo y de la dominación.

Las medidas de lucha tanto individuales como colectivas son válidas; desde acciones de difusión hasta movilizaciones.
¡La solidaridad entre especies no es solo palabra escrita!

Basque version

Urriaren 30etik azaroaren 5era arte, Ekintza Antiespezisten Nazioarteko Astea.

Sare sozialen bidez nazioarteko deialdi bat zabaldu da espezismoaren aurkako ekintzaren aste baterako, urriaren 30etik azaroaren 5a bitarte. Era guztietako ekintzak burutzera dei egiten dizuegu: kale-propaganda (pintaketak, kartelak, panfleto-banaketa… ), topagune eta auto-eraketa guneetan antolaturiko hitzaldi nahiz debateak, askotariko ekintzak negozio espezisten aurka bakoitzak komenigarri deritzen tresnekin, edo mobilizazio nahiz manifestazioak. Norbera nahi bezala antola dadila kaiola guztien aurka. Barry Hornen eta espezismoaren eta jazarpenaren biktimen omenez, izan gizaki nahiz ez.

Berdin balio dute neurri indibidual nahiz kolektiboek, difusio-ekintzek zein mobilizazioek.
Espezieen arteko elkartasuna ez da soilik idatzizkoa!

Français version

Un appel international pour une semaine d’action contre le spécisme, du 30 octobre au 5 novembre, a été lancé a travers les médias sociaux. Il encourage les gens à mener toutes sortes d’actions, de la propagande dans les rues (peintures, affiches, distribution de brochures …) à des ateliers / forums et des débats dans vos espaces de réunion, à l’auto-organisation de diverses actions contre des entreprises spécifiques avec les outils que chaque personne peut considérer approprié, aux mobilisations et aux manifestations de masse. Que chacun soit organisé comme il lui convient, et qu’ils agitent toutes les cages. En mémoire de Barry Horne et de toutes les victimes humaines et non humaines du spécisme et de la domination.

Toutes les mesures individuelles et collectives de lutte sont valides; des actions de diffusion aux mobilisations.

La solidarité entre les espèces n’est pas seulement un mot écrit!

Türkçe versiyon

30 Ekim ve 5 Kasım tarihleri arasında, türcülüğe karşı bir hafta süren uluslararası bir çağrı sosyal medya aracılığıyla başlatıldı. Sokak propagandasından (resim, afiş, broşür dağıtımı…) toplantı alanlarınızdaki atölye çalışmalarına/forumlara ve tartışmalara, her bireyin uygun göreceği araçlar ile belirli işletmelere karşı çeşitli eylemleri kendi kendine organize etmeye, kitlesel hareketlilik ve gösterilere kadar her türlü eylem insanları dışarıya taşımaya teşvik eder. Her birey ilgili olduğu kadar organize olabilirse, tüm kafesleri sarsabilirler.
Barry Horne’un, türcülüğün ve tahakkümün tüm insan ve insan olmayan kurbanları anısına.

Yayıncılık faliyetlerinden mobilize olmaya kadar , tüm bireysel ve kolektif mücadele çeşitleri geçerlidir.
Türler arası dayanışma boş bir laf değildir!

Kurdish Version 

Ji 30’yê Îlonê 5’ê Sermewazê ji bo ku li hemberî nifşperestiyê bangawaziya navnetewî haykırın. Ji propaganda kolan( wêne, afîş , belavkirina belavokan) xebatên atolyeyên li qadên we/ ji forum û gengeşiyan, herkes dikare li hemberî fîrmayan curbicur çalakiyên xwe bi amurên dest da çalakiyan bikarbîne û her çalakî wê mirovan teşwîk bike. Takekesek çiqas organîze bibe ; ewqas wê qefes wê bên şikestin.
Ji bo qurbanên nifşperestî yên mirov û nemirov ji bo bîranîna Barry Horne.
Ji xebatên çapemeniyê heya çalakbûnê, hemû cureyên têkoşînên takekesî û komî derbasdar e.
Hevkariya nifşperestan ne gotinek vala ye !

German Version

Internationale Woche für Antispeziesistische Aktionen vom 30. Oktober bis 5. November 2017
(from Contra-info)

Internationale Woche für Antispeziesistische Aktionen
Erweitert eure Ideen gegen die Ausbeutung von Tieren
Mobilisierung / Boykottaktionen / Verbreitung / Debatten / Aktionen
Die Solidarität zwischen den Spezien ist nicht nur ein geschriebenes Wort
In Erinnerung an Barry Horne und den Opfern von Speziesmus und Faschismus

Portuguese Version

Semana Internacional de Ação Contra o Especismo [30 de Outubro a 5 de Novembro]

Uma chamada internacional por uma semana de ação contra o especismo foi lançada para a semana de 30 de Outubro a 5 de Novembro. Apela-se à realização de todo o tipo de ações, desde a propaganda nas ruas (grafitis, pintadas, cartazes, distribuição de panfletos…), conversas e debates nos seus espaços de encontro e auto-organização, até a ações diversas contra negócios especistas – com as ferramentas que cada qual considere apropriadas – além de concentrações e manifestações. Que cada qual se organize como lhe convenha, individualmente ou em grupo, que se agite contra todas as jaulas. Em memória de Barry Horne e de todas as vítimas humanas e não humanas do especismo e da dominação.

As medidas de luta individuais e coletivas são válidas; das ações de difusão às mobilizações.

A solidariedade entre espécies não é só palavra escrita!

Fonte

Il Contagio si diffonde alla Festa Antispecista

Contagio Antispecista non è un gruppo, non è un collettivo né, tanto meno, un’associazione, ma nasce come piattaforma di condivisione, scambio, diffusione di materiale, testi e riflessioni utili a fare chiarezza su ciò che l’antispecismo dovrebbe rappresentare: una lotta politica per la liberazione totale!
Questo dal desiderio, e forse necessità, di costituire qualcosa che non abbia, né detti, vincoli particolari: chiunque può essere CA, tutt* possono farne parte ed usufruirne, purché siano rispettati i principi di antifascismo (antirazzismo, antisessismo, antiomotransfobia), anticapitalismo, antiautoritarismo senza cui l’antispecismo stesso non potrebbe esistere.
A circa un anno dal lancio di questo progetto, nel corso del quale è stato possibile far luce su fenomeni come l’opera di mercificazione subita dall’antispecismo e le infiltrazioni fasciste all’interno dello stesso, che come piramidi secolari elevano l’ingiustizia a “forma mentis” culturale e supremazia consolidata svuotando così di ogni valore la lotta per la liberazione animale, ci viene offerta la possibilità di un confronto pubblico nell’ambito dell’edizione annuale della Festa Antispecista.
Avremo la possibilità di approfondire argomenti come quelli affrontati nei testi Animalismo R.I.P. e Animalismo R.I.P. 2.0Vegan Degrado e Agganciati al sistema antropocentrico, contribuendo alla conferenza dal titolo Michela Vittoria Brambilla e la mercificazione del veganismo, in collaborazione con Maria Cristina Polzonetti e Aldo Sottofattori che si terrà sabato 16 settembre, alle ore 19, presso il Macao di Milano.

Info: Festa Antispecista

Total Liberation Gathering: 28 – 29 – 30 luglio 2017

Animal and Human Resistance, struggle for the Earth

Riceviamo e diffondiamo la locandina che lancia l’incontro in programma ad Agripunk (realtà antispecista per la liberazione animale, umana, della terra) a fine luglio.
Un’occasione di confronto tra chi si batte contro ogni forma di prevaricazione e dominio, contro capitalismo e specismo, e quelle conseguenziali dinamiche dettate dal profitto che promuovono lo sfruttamento della terra, la schiavitù e mercificazione dell’animale non umano e umano.

Cogliamo l’occasione per segnalare la campagna internazionale lanciata recentemente dal rifugio di Ambra, e che proseguirà sino a fine settembre, #supportAgripunk: una raccolta fondi per sostenere una delle rare realtà antispeciste a battersi realmente e praticamente per la liberazione totale.

Sad but true: animalismo r.i.p. 2.0 – Melanzano S.P.A.

Riceviamo e diffondiamo il testo scritto da Melanzano s.p.a., un approfondimento in merito all’articolo Animalismo R.I.P. pubblicato dal Contagio lo scorso 25 maggio.
Una disamina che permette di chiarire la vera natura e le reali intenzioni delle realtà menzionate: la stretta collaborazione tra chi usa la lotta per la liberazione animale come trampolino elettorale e chi la vuole omologare a fini economici.

Il 20 maggio 2017, Michela Vittoria Brambilla si appropria indegnamente della parola movimento e della parola animalista (in un periodo in cui tutt@ si chiedono se esiste ancora un movimento animalista) e la trasforma nell’ennesimo mostro elettorale, propagandistico, mediatico e inverosimile di Berlusconi, riscopertosi appunto “animalista” grazie ad –udite udite- un cane.
Il lancio è stato preceduto da un video intitolato “Berlusconi salva 5 agnelli” che dovrebbe far capire immediatamente, dopo la visione del suddetto video, della paraculata assurda e della falsità della cosa anche solo per il fatto che in verità gli agnelli sono 3 ma nessuno sembra essere in grado di contarli (sarà colpa degli psicofarmaci che il sistema ci obbliga a prendere per riuscire a prendere sonno, grazie ai quali la gente ha smesso di contare le pecore per addormentarsi serena).
Lanciato questo video è partita la rincorsa all’agnello da parte di politici vari (sia per fare la figura dei salvatori sia per farselo al forno) e dei relativi sondaggi.
Il qualunquismo imperante ha decretato il Beeerlusca degno rappresentante di una nuova lotta per i diritti animali e ha permesso a lui e alla Bramby il lancio di questo partito di cui Silvio si dichiara socio fondatore annunciando fiero che “il neonato Movimento animalista avrà l’appoggio di Forza Italia”.
Questa è la prova che dal qualunquismo sono sempre i soliti ad emergere, o resuscitare in questo caso, con l’aggravante della presa di culo.
Ossia le dichiarazioni di come sia “un partito che nasce dal basso” oppure “un partito trasversale perché riunisce tutti gli amanti degli animali” quando non solo parte da uno dei più grandi e noti imprenditori/politici/intrattenitori del paese ma è pure schierato in maniera inequivocabile verso una ben chiara direzione.
Ma d’altraparte la Bramby è nota per essere particolarmente abile ad infiltrarsi dove altri hanno già fatto la maggior parte del “lavoro” agendo davvero dal basso.
Il programma infarcito di proposte trite e ritrite, ovvie, welfariste e applicabili solo a certe specie come al solito.
Una tra tutte, troviamo la proposta di regolamentazione e maggior controllo dell’allevamento intensivo di Innocenziano profumo e come nel caso della giornalista, che in una intervista ammette che il consumatore di carne dovrebbe essere il primo animalista (sputtanando ancora una volta questo povero termine), non viene fatto nessun riferimento alla questione fondamentalmente alla base della lotta allo specismo ossia… gli animali muoiono precocemente per soddisfare certe nostre esigenzeviziabitudini.
E qui si arriverebbe ad un nodo cruciale ossia più precisamente alla differenza tra animalismo e antispecismo.
Perché una differenza c’è ed è ora di ammetterlo.

L’animalismo vuole leggi e diritti in difesa “dei più deboli tra i deboli” e “i senza voce”, l’antispecismo, almeno a modesto parere dello scrivente, è la lotta per chi e a fianco di, chiunque sia, è sottoposto a discriminazioni, sfruttamento e schiavitù.
Una delle azioni di lotta allo specismo è il non consumare derivati animali di alcun tipo, cosa che non necessariamente vale anche per l’animalismo.
Ma quando il “mangiare vegan” diviene di pubblico dominio e viene dato in pasto ai mass media, la questione politica viene fatta mettere in disparte dalla partitica (come nel caso del Movimento animalista) snaturando, istituzionalizzando e deridendo un concetto così anarchico e rivoluzionario come la Liberazione animale, ed ecco che il veganismo diventa un concetto aleatorio, redditizio e fine a se stesso.
Lo dimostra il fatto che a presentare la nascita dell’azzurro partito animalista c’era nientepopodimenoche il network Veganok.
Per chi non sapesse Veganok è un ente di autocertificazione a pagamento di recente pure “sposato” con Bioagricert che appone bollini su prodotti vegani.
Sarebbe molto utile se servisse ad identificare i prodotti vegani creati da aziende vegane condotte da persone vegane (come in parte anche fa).
Perde però di credibilità quando consente anche ad aziende non vegan l’adesione al disciplinare facendo si che possiamo trovare prodotti Vok distribuiti e prodotti da industrie e aziende che producono e commerciano anche carne e derivati animali vari.
Creando imbarazzanti malintesi tipo un bollino che finisce sull’etichetta del cioccolato al latte anziché in quella del fondente.
Errori comunque imputabili all’azienda stessa e non all’ente per carità… l’ente però dovrebbe vigilare un po’ più spesso… oppure considerare che non avrebbe di questi problemi se l’azienda fosse vegan e basta.
Dovunque finirebbe il bollino, sarebbe comunque nel giusto contesto.
Tornando alla vigilanza o alla sua voluta o non voluta assenza, la brama di distribuire bollini ha consentito la certificazione anche ad aziende a dir poco imbarazzanti… citiamo 2 esempi che abbiamo avuto modo di trovare a caso tra le centinaia di aziende certificate: la Tenuta San Jacopo (vino certificato Vok) e Pieve a Salti bio (cereali e legumi certificati Vok).
La prima appunto vende vino, hanno stanze per vacanze, organizzano eventi… insomma è un gran bel posto.
Camere meravigliose, menù suntuosi (e già il primo naso storto… menù non vegani….), immersa nella natura delle colline toscane offre ai suoi ospiti una serie di attività divertenti e rilassanti.
Due tra tutte: la pesca sportiva alle trote e le battute di caccia al cinghiale insieme alle squadre locali.
Per gli appassionati di pesca in acque dolci Fly fishing:
accompagnati come guida da un esperto pescatore, rinomato anche come rod maker, è possibile trascorrere – a pagamento – una giornata di pesca sulla tile water-Alto Tevere e sul fiume Nera utilizzando attrezzature tradizionale e in bamboo, con la possibilità di catturare trote e temoli.
Per la giornata completa , compreso trasporto e attrezzatura, il costo è di 250 euro per una persona e di 350 euro per due persone (i prezzi comprendono anche permessi e licenza).
Per gli appassionati di caccia: è possibile praticare la caccia al cinghiale aggregandosi come ospiti alle squadre autorizzate nei terreni circostanti la fattoria. È necessario essere in possesso delle autorizzazioni di legge.
Basta andare nel loro sito e guardare la sezione “attività”… c’è pure un bellissimo cinghialone nelle foto di testa.
L’altra simpatica e bucolica azienda agricola vende farro, grano, ceci, lenticchie insomma cereali e legumi di produzione propria certificati ed è anche agriturismo. Nel loro sito nella sezione “produzione” la prima vocina che esce nel menù a tendina però è “allevamento”.
“Nel periodo primaverile è già possibile vedere le nostre limuosine libere pascolare nei prati accanto ai cavalli del nostro maneggio. La mandria è composta mediamente da 30/35 femmine fattrici (vacche) ed un toro maschio. I bovini pascolano per un periodo che va dai 6 agli 8 mesi a seconda delle zone dedicate al pascolo ed alle condizioni climatiche.
La mandria viene lasciata al pascolo nel periodo primaverile e rientra in stalla ai primi freddi autunnali. Manze e vitelli rimangono con le fattrici fino all’età di 6/7 mesi dopo di chè le femmine vengono separate fino all’età di 18/20 mesi per poi tornare in mandria per il rinnovo. I Vitelli maschi vengono ingrassati e le loro carni utilizzate all’interno dell’agriturismo.
Credo che questo sia abbastanza eloquente e credo che, alla luce di quanto scritto da loro stessi, il dubbio sulle coltivazioni concimate con il letame di queste povere mucchine passi quasi in secondo piano.
Direi che quindi l’idea che hanno Berlusca e Brambilla dell’animalismo e del veganismo ben si sposa con la filosofia aziendale di Veganok.
Hai voglia poi di andare a fare i corsi di etica ai produttori…
Ci sarebbero altre aziende che hanno la certificazione per vino o pasta o verdure e che accanto al pesto di rucola Vok hanno quello di fagiano proveniente dal proprio allevamento avicolo, giusto per citare un altro esempio.
La cosa che rode è che tanti produttori davvero seri e che magari davvero lo fanno per etica, per morale, per questione politica insomma, non per questioni meramente pubblicitarie si accostano a questo sistema venendo ridicolizzati, evitati e boicottati.
Non capendo che nel momento in cui capitalizzi e monetizzi la liberazione, stai perdendo tu stesso la libertà e la forza della tua lotta per la liberazione stessa.
E tutto questo comunque non viene a casaccio…
Si sta creando apposta un’esasperazione mediatica atta a screditare e fagocitare questa lotta.
Basti vedere cos’è capitato al “povero cristo” che ha fatto il materasso vegano e ha avuto la geniale idea di farselo pure bollinare… manifesti strappati, pubblica gogna e pure sollevazioni popolari bipartisan, dai non vegani e dai vegani stessi.
Perché?
Perché ha davvero senso bollinare un materasso?
Perché non era più utile pubblicizzarlo per quello che è, ossia un materasso senza derivati animali (tipo la lana nel lato invernale) invece di aggiungere “ingredienti” ridicoli tipo alghe e soia e farselo bollinare?
Perché è davvero essenziale fare tutto sto casino per un materasso vegano?

Tutto questo è solo un sintomo di una denigrazione che va avanti da tempo grazie a gente che casca nelle trappole di chi brandisce un salame e prende uno stipendio a seconda di quanti lo ascoltano.
Gente che va nella tv di stato a fare la figura dell’animalista che prima impartisce direttive per un presidio rispettoso, dai toni pacati, per fare informazione e poi sbraita in faccia al trasportatoreallevatoreimpellicciatocacciatore di turno vomitando tutti i luoghi comuni che hanno portato alle definizioni “nazianimalista” e “nazivegano”, pulendosi la faccia poi facendosi vedere in compagnia di persone dichiaratamente antispeciste, giusto per rimescolare ancora un po’ le carte e creare ulteriore confusione e ambiguità.
E all’antispecismo che rimane?
All’antispecismo rimane l’imbarazzo di non poter cacciare via gente a pedate da un presidio, rimane l’imbarazzo di vedere quello stesso bollino appiccicato ad un rifugio per animali da reddito, rimane l’imbarazzo di veder nascere la fotocopia della Società Scienza Nutrizione Vegetariana e di vedere tutto buttato sul piano salutista, rimane l’imbarazzo di dover sottostare a questo sistema continuando a partecipare a festival svuotati di ogni contenuto per provare a portare invano un po’ di suoni di liberazione arrivando ad un autolesionismo cosmico, l’imbarazzo di accettare eventi benefit per gli animali anche sapendo che il 75% va “benefit” al ristorante, rimane l’imbarazzo di dover fare la spesa e prendere per forza qualcosa con il bollino perché altro non c’è o costa un botto oppure l’imbarazzo di vedere quante e quali associazioni appoggiano queste 2 realtà: il Movimento della Bramby e il Veganok e l’imbarazzo di non sapere più in che piazza scendere per non confondersi con queste realtà.
Rimane l’imbarazzo di vedere presidi antifascisti con troppo poche bandiere verdenero e viceversa.
Ma le cose cambieranno perché dell’imbarazzo, dei politici e dei marchietti ci siamo un po’ stancati.

Melanzano s.p.a. (stanchi però arrabbiati)