A per Antifascismo Anarchia Antispecismo

L’antifascismo è, senza possibilità di interpretazioni, uno degli inconfutabili valori che caratterizzano l’antispecismo, nel completamento di un percorso politico liberazionista che, per ritenersi tale, punta all’annientamento di ogni espressione gerarchica, verticistica, prevaricatrice e di dominio propria del fascismo stesso.
Fascismo che in questi ultimi anni, grazie anche alla complicità di un ambiente animalista pericolosamente apoliticizzato, si è subdolamente infiltrato in una lotta per la liberazione totale che affonda le sue radici nell’anarchia.
A tal proposito proponiamo un volantino (estratto dal dossier Attent* all’intruso: le destre eco-animaliste e disponibile anche in inglese) ripreso da piattaforme antagoniste come Insurrection News e Earth First! Journal: canale informativo simbolo della lotta per la liberazione della Terra e di ogni vivente.

Volantino in formato A5 scaricabile a questo link

Proposte ricreative per un “antispecismo” istituzionale

In periodo elettorale tutto è permesso pur di racimolare voti, e nel magna magna generale può capitare di dimenticare uno dei principi fondamentali che determinano antispecismo e anarchia, strumentalizzando ciò che è antigerarchico e antiautoritario per definizione.
Riceviamo e pubblichiamo di seguito la riflessione di Libera Bonaventura.

In tempo di elezioni si assiste ad un vero e proprio mercato dove ognuno gareggia con la bancarella affianco offrendo il massimo al minor costo per l’acquirente.
E così, come per ogni magnifica promozione, sul volantino elettorale vengono lanciate delle offerte incredibili in base all’andamento della domanda di mercato.
Tutto ciò che ti serve i partiti te lo possono dare.

Sei un miliardario e, che so, vuoi pagare meno tasse? Tieni la flat tax!
Hai una casa in campagna e sei spaventato dai negretti brutti, sporchi e cattivi? Tieni la pistola e la legittima difesa sempre garantita!
Sei una signora anziana, magari che cammina a fatica, e prendi 500 euro di pensione dopo avere lavorato tutta la vita? Tieni 1.000 euro garantiti! Sei un giovane disoccupato in cerca di lavoro, ma non vuoi andare all’estero? Ecco servito il reddito di cittadinanza!
Dimmi dimmi, che ti serve? Che so, credi si stesse meglio quando si stava peggio e rivuoi la lira? Tò, usciamo dall’euro.
Oppure credi che non ci siano più le mezze stagioni? Dai che mo investiamo sulle energie rinnovabili e ti fai il tetto di casa con il fotovoltaico così tornano le stagioni di una volta e pure le mezze.
Magari sei un giovinotto di periferia ma vuoi andare all’università e non sai come campà? Non ti preoccupare, giovane, te le levo io le tasse universitarie.
Aspetta aspetta, fammi indovinare: hai un cagnolino bello pulito con cappottino annesso, lo porti alla spa a farsi le unghie con la tua Audi, e ti lamenti del maltrattamento degli animaletti poverini indifesi e se non ci pensi tu chi ci pensa? C’è un partitino anche per te!
Però, ma c’è un però: ti dà fastidio chi maltratta i cagnolini, per questo vai alla manifestazione sotto casa a gridare “Viva i cani che son meglio degli umani!”, “viva i gatti che puzzan anche meno dei ratti!” e “salviamo i dromedari ma buttiamo in mare gli extracomunitari”, ma non vuoi rinunciare alla tua bistecchina con olio, sale e un pizzico di limone che come la prepari tu non la prepara nessuno perché ti ha dato la ricetta zia Nella e ti esce proprio un bijoux che guarda…? Non ti preoccupare, la Brambilla ti da la soluzione: famo un partito, ci scriviamo animali e qualche scemità affianco, andiamo in piazza inferociti per chiedere che anche i cani possano entrare al ristorante, poi facciamo qualche cena di raccolta fondi per il gattile del quartiere e vedi che la bistecca te la puoi mangiare.
Eh sì oh, mica puoi pensare a tutto tu: hai gridato al sit-in? Sì!
Hai messo 5 euro per comprare il calendario e 2 euro per la spilletta della tua onlus preferita? Sì!
Mbè, la coscienza è linda, bella e profumata proprio come il culetto di un bambino. E poi, sta a vedere che mo Berlusconi faceva finta quando coccolava l’agnellino a Pasqua?
Uno l’hai salvato: l’hai comprato dall’allevatore? Sì! Apposto amico. Non puoi pensare a tutto tu!
Il problema è quando c’è il cagacazzi di turno che dice: “eh mo arriva la Brambilla e crede di salvare tutti gli animali di sto mondo! Ridicola! Io vado in piazza da vent’anni, mi faccio un culo così per i polli, le galline, le mucche, i tori, le anatre, i conigli e chi più ne ha più ne metta, e questa mi vuole rubare il posto in Parlamento!”
Là, a quel punto che fai? Vai dal partito più a sinistra che conosci.
La sinistra del PD? No.
Liberi e Uguali? Oh compà, là c’abbiamo Grasso, ex magistrato, ex presidente del Senato, un uomo tutto d’un pezzo e la sua onestà non viene messa in discussione, più a sinistra di così? No, Liberi e Uguali no.
Quelli al massimo pensano ai neri che scappano dall’Africa, non agli animali!
E poi la Boldrini non ha detto da Barbara D’Urso: “i migranti irregolari, se arrivano senza rispettare la legge (cioè senza avere il permesso di soggiorno) devono potere essere rimandati a casa”? Sì! Vedi allora che questi c’hanno altri problemi e non possono pensare agli animaletti!
Ci serve qualcosa di accattivante, di lotta, di piazza ma anche di governo.
Ce l’ho! Eccolo: Rifondazione Comunista!
Non era questo il motto di Bertinotti? Sì sì, ma roba di vent’anni fa!
E poi è tutto finito, ora non va più: sono cambiate le grafiche e gli slogan, e poi i dreadlock con la giacca e la cravatta non attizza più.
Aspè aspè, ce l’ho, questa è quella giusta: Potere al Popolo! Yuppi yuppi yuppi! Trovatoooooo!
Potere al Popolo alla riscossa bandiera rossa la conquisterà e salverà anche gli animali.
Ti prendi tutta la fetta un po’ più combattiva della Signora filo-brambilliana (ma ci sono veramente i flio-brambilliani?), che crede che senza te nessuna gabbia può chiudere e per questo ti vota perché tu, solo tu nell’universo, immensamente tu, tu gli dai il potere!
Poi c’è anche uno slogan loro che dice chiaramente: “Dare potere al popolo!”.
Quello un po’ più attento magari dice: “non sarebbe meglio che il potere il popolo se lo prenda, piuttosto che qualcuno glielo dia? Se no che accidenti di potere è?!”.
Là, in caso, questo è ancora più cagacazzi di quello di prima: tu rispondi che poi si vedrà, mo non è questo il problema, magari distrailo, offrigli un caffè, fischietta, fai lo gnorri insomma.
Deciso: Potere al Popolo!
Si organizza un bell’evento, chiami qualcuno a parlare, qualche filosofo, ci scrivi sopra che sei antispecista e vedi che alla fine qualche voto lo prendi.
Poi alla fine ripeto: tu sei l’unico che può avere il potere di liberare gli animali!
La legge è l’unica soluzione, è dal parlamento che bisogna passare!
Che cavolo: non l’hai studiata la Costituzione?
Attenzione però: mo non è che cadi nel trabocchetto di fare la cena di autofinanziamento per la campagna elettorale a base di mozzarelline DOP, prosciutto e frittatina come fanno gli altri di Potere al Popolo in giro per l’Italia? Almeno quella sera no, dai.
Perché vedi, quella cena poi ti smaschera, mica come il programma che è più nascosto e solo una persona un po’ più attenta va a notare che tu, alla fine, pure se dici di essere antispecista, appoggi una lista che a proposito di liberazione animale ha scritto:

“si deve promuovere un altro modo di allevare degli animali per la nostra alimentazione, che sia meno crudele, meno orientato ai grandi numeri, ma bensì, a riconoscere loro il diritto di una vita e di una morte dignitosa e senza sofferenza.”

Che poi sapere come conciliare la liberazione animale con uccidere gli altri animali in maniera meno crudele sarebbe interessante… ma questo fai finta che non te lo chiede nessuno.

I demolitori dell’antispecismo (Festa Antispecista 2017)

Quanto segue sono i contenuti (integrati da qualche contributo fotografico) dell’intervento tenuto da Contagio Antispecista lo scorso 16 settembre nell’ambito della conferenza Michela Vittoria Brambilla e la mercificazione del veganismo, che ha avuto luogo nel corso della Festa Antispecista ospitata dal Macao di Milano.
Forse avrete saputo della diffida pervenuta alle realtà organizzatrici del festival e ai/alle relatori/relatrici della suddetta conferenza da parte dell’avvocato dell’onorevole Brambilla, un provvedimento che si commenta da solo confermando la tendenza intimidatoria e di censura che ormai alberga in ogni atomo della nostra vita.
Vi lasciamo ai contenuti di un appuntamento che ha visto una grande partecipazione.

Il Contagio non nasce come gruppo o collettivo, ma come piattaforma di scambio e approfondimento con l’obiettivo di fare chiarezza su ciò che dovrebbe rappresentare l’antispecismo, in un momento storico nel quale viene quotidianamente lapidato dalle sue istanze originarie a causa e per colpa (colpa diretta e consapevole) di, come già accennato dai precedenti relatori, derivazioni qualunquiste, infiltrazioni fasciste e dell’opera massificata della mercificazione condotta dal capitalismo e della sua dirigenza sodale.
Questo è anche il motivo per cui siamo in due e ci presentiamo come portavoce piuttosto che come relatori.
Questa realtà non va identificata nelle singole persone, ma in un lavoro collettivo che possa portare chi sostiene e conduce l’antispecismo radicale a una prospettiva più ampia di convergenza di lotte condivise.

Uno dei tanti motivi che ha contribuito alla nascita di questa realtà è stata proprio la definizione (che ognuno di noi ha) di antispecismo.
Quando parliamo di derivazioni qualunquiste (prima ancora di infiltrazioni fasciste) non vi è giudizio sommario o superficiale, ma critica profonda all’aspetto stesso dell’etimologia dei termini.
Come tutti sappiamo il termine qualunquista ha sempre avuto accezione negativa, non sta a noi in questo ambito dare etichette di questo tipo, ma la connotazione di antispe ha assunto diverse significati e sopratutto molteplici strade di avvicinamento allo stesso.
Il Contagio nasce proprio da questo e in particolare dalla domanda, non da una domanda, ma dalla domanda: come è potuto succedere che un termine tanto fondante e semplice nella sua comprensione abbia subito una costante disintegrazione?
Ci siamo resi conto che l’attaccabilità del termine (intesa come lotta concreta) è nata da una disfunzione apparentemente innocente (ecco perché preferiamo definirla divisione) avvenuta negli anni 80, ovvero la differenza tra ABOLIZIONISMO e LIBERAZIONISMO.
Come tutte le lotte di liberazione del passato che hanno inizialmente sollevato masse e contradizioni, anche nella lotta antispecista vi è stato un momento in cui inconsapevolmente abbiamo aperto le porte ad una collaborazione diretta e indiretta con gli strumenti stessi che generavano oppressione.
Oggi anche nell’antipsecismo radicale si fa fatica a distinguerne questa iniziale anomalia.
La lotta antispecista dovrebbe necessariamente, per poter essere credibile, inattaccabile e quindi duratura, avere un’accezione unica e chiara per tutti, ecco perché parliamo di antispecismo liberazionista e quindi di liberazione totale, sino a giungere ad una sola proposizione: liberazione animale che racchiude in se la liberazione degli altri animali, degli esseri umani e del contesto in cui vivono, la Terra.

Tutti gli aspetti che hanno portato ad una deriva dell’antispecismo, ieri come oggi, partono tutti da quella alterazione iniziale: l’antispe ABOLIZIONISTA (con tutte le sue abberranti conseguente, debole e riduzionista).

Pionieri della tendenza ABOLIZIONISTA furono associazioni di stampo internazionale come WWF e Peta, ma che negli ultimi anni ritrova fautori e sostenitori in quegli approcci di stampo caffiano e da parte di associazioni animaliste come Essere Animali, Animal Equality e Sea Shepherd che, oltre a svendere il veganismo come “prova” (attraverso iniziative come “i 12 passi” o la “settimana vegana”) e sostenendo l’omologazione dello stesso da parte dell’industria sulla scia del “per gli animali va bene tutto”, “agli animali non interessa la politica” e dulcis in fundo “noi siamo la loro voce” e “gli oceani prima di tutto”, stringono collaborazioni con personaggi (politici e non) legati e collegati ad istituzioni ed organi di potere, delegittimando di fatto l’aspetto radicale, pulito, cristallino e libertario della lotta antispecista, di Barry Horne memoria.

VeganFest 2017, conferenza sul “benessere animale”, da sinistra: presentatore, Giulia Innocenzi, Renata Balducci, esponente di Animal Equality, esponente di Essere Animali.

Modalità queste che generano incoerenze e contraddizioni (che, da una prospettiva libertaria, ad oggi, sono ormai insanabili), rendendo la lotta per la liberazione animale “attaccabile” dall’esterno, da chi ne ha fiutato un mero affare economico sulla scia di una standardizzazione che vede il veganismo non più come atto politico, ma come moda del momento o commedia stantia.
Qui una piccola parentesi: quando si parla di atto politico si intende la genesi del termine politico che spinto da un riscatto di lotta esula e si estranea totalmente da ciò che oggi viene identificato come politico, ovvero partitico.
Aprendo così, come tutti abbiamo potuto notare in questi anni, ad una massiccia presenza da parte sia di politici e partiti alla ricerca (attraverso la strumentalizzazione della lotta) di consensi e facili trampolini elettorali, che alla costituzione e diffusione sempre maggiore di gruppi animalisti di chiara matrice xenofoba, intollerante e reazionaria, che hanno permesso il consolidarsi delle realtà fasciste, e quindi un totale appiattimento massificato della lotta: Fronte Animalista, Iene Vegane, Foresta che avanza sono solo alcuni esempi.

Derive qualunquiste e svendita degli ideali di liberazione che trovano la loro sublimazione in quelle espressioni commerciali volte a ridurre il veganismo ad un marchio, agevolandone l’assorbimento e la mercificazione da parte del capitalismo.
Derive che vedono sempre la presenza di politici di destra come nel caso del reciproco supporto e visibilità tra Vegan Ok e la onnipresente on. Brambilla.
Collaborazione che è stata rinnovata anche nel corso della recente edizione del SANA (vetrina personale di esposizione per Martella & Co.), che però non rinunciano a tenere piedi in più scarpe considerando lo spazio conferenziale offerto anche ad esponenti del M5S e la presenza di vari stand certificati Vegan Ok alla festa de l’Unità di Bologna, sempre nello stesso periodo.

A confermare e rafforzare la stretta collaborazione tra certificazioni ambigue votate al capitale e gruppi di stampo xenofobo e fascista, c’è lo stretto collegamento (in Italia) tra Vegan Ok e Sea Shepherd, con un sostegno reciproco che ne aumenta la visibilità, ridicolizzando chi conduce lotte reali per la salvaguardia degli eco-sistemi in generale, considerando, anche, le conferenze tenute dall’associazione di Watson sulle microplastiche e il lavoro condotto da Martella di certificazione dell’ovvio, apponendo il proprio marchio su alimenti per natura vegetali, ma imprigionati in vari strati di plastica.
Ma questo è solo uno dei tanti aspetti pratici, perché la criticità in merito a Sea Shepherd (che non è rivolta ai/alle volontar* dell’associazione in merito, molti dei quali si stanno facendo delle domande) la possiamo ritrovare nelle origini della sua fondazione e collaborazione internazionale: la terrificante amicizia e quindi collaborazione con uno dei massimi esponenti della destra americana, David Foreman. In una nota intervista P.W. massima espressione di SS nel mondo disse che considerava la sua associazione come la “marina militare” di Foreman, oltre ad aver contribuito alla stesura e diffusione di uno dei suoi libri.
In questo libro vi sono tra le tesi più xenofobe che il fascismo americano ha partorito: Foreman sostiene che i problemi della Terra sono colpa dell’immigrazione, e per questo i flussi migratori sono la prima causa di devastazione.
Inoltre SS in più occasioni ha arruolato marines americani nelle sue flotte.
Spostandci in Europa possiamo trovare l’amicizia profonda ormai nota con Brigitte Bardot (l’attrice gli ha regalato-ristrutturato una nave) moglie di un deputato del Front National francese, e che più volte è stata condannata per sue dichiarazioni pubbliche omotransfobiche, razziste e sessiste che lei stessa ha rivendicato con energia (le sue interviste si possono trovare sul web nei telegiornali francesi)
Le collaborazioni di SS con LAMYA ESSEMLALI neofascista del FN e con PIERRE RAHBI noto opinionista francese che afferma che il Pianeta è sostenibile secondo un’organizzazione sociale basata sulla famiglia, meglio se tradizionale e bianca.
Paul Watson definisce Rahbi quasi la sua guida spirituale condividendone in toto le sue posizioni.
All’inizio abbiamo accennato all’imprescindibile necessità di essere il più possibile inattaccabili, un processo lapidato da realtà come Vegan Ok che, oltre a diffondere un’idea malsana di veganismo, contribuisce a mantenere viva e vitale una visione antropocentrica di società attraverso l’utilizzo di feticci che rimandano alla prevaricazione animale e la vendita di prodotti che ne ricordano direttamente lo sfruttamento, come già affrontato nell’articolo Agganciati al sistema antropocentrico.
Ma Vegan Ok non è la sola espressione di mercificazione dell’antispecismo, ve ne sono molte tra cui una recente collaborazione tra la EVU (organo appartenente al Parlamento Europeo) e la multinazionale Unilever che prevede l’inondazione del mercato con 500 prodotti, nuovi e non, certificati con tale marchio e appartenenti alla corporation leader in ambito di sperimentazione animale, inquinamento, desaparecidos e land grabbing (o neo colonialismo).

La lotta antispecista radicale è, come tutte le lotte di liberazione di chi è oppresso, contro (e ne combatte tutte le sue devianze) la delega, e la proposizione ha lo stesso significato: la delega è contro la lotta antispecista radicale.
La liberazione animale ha credibilità se vi è questo assunto ecco perché bisognerebbe iniziare finalmente a parlare di liberazionismo totale.
Il sistema è un leviatano che si autoalimenta in continuazione, possiamo tranquillamente delegarlo a cambiare una legge sugli sfruttamenti che lui digerendone qualsiasi istanza ne moltiplica centinaia di altre.

Ricordiamo a tutti i presenti che la seconda udienza del processo contro i/le compagn* che hanno liberato 400 schiavi detenuti nel reparto di farmacologia di Milano si terrà il prossimo 30 0ttobre alle 9.
Lanciamo quindi un appello per la costituzione di un presidio solidale antifascista che dalla piazza possa esprimere un chiaro messaggio (considerando anche le infiltrazioni al presidio organizzato in occasione della prima udienza): fuori i fascisti dall’antispecismo!

English version

Rilanciata dal canale Insurrection News

Sad but true: animalismo r.i.p. 2.0 – Melanzano S.P.A.

Riceviamo e diffondiamo il testo scritto da Melanzano s.p.a., un approfondimento in merito all’articolo Animalismo R.I.P. pubblicato dal Contagio lo scorso 25 maggio.
Una disamina che permette di chiarire la vera natura e le reali intenzioni delle realtà menzionate: la stretta collaborazione tra chi usa la lotta per la liberazione animale come trampolino elettorale e chi la vuole omologare a fini economici.

Il 20 maggio 2017, Michela Vittoria Brambilla si appropria indegnamente della parola movimento e della parola animalista (in un periodo in cui tutt@ si chiedono se esiste ancora un movimento animalista) e la trasforma nell’ennesimo mostro elettorale, propagandistico, mediatico e inverosimile di Berlusconi, riscopertosi appunto “animalista” grazie ad –udite udite- un cane.
Il lancio è stato preceduto da un video intitolato “Berlusconi salva 5 agnelli” che dovrebbe far capire immediatamente, dopo la visione del suddetto video, della paraculata assurda e della falsità della cosa anche solo per il fatto che in verità gli agnelli sono 3 ma nessuno sembra essere in grado di contarli (sarà colpa degli psicofarmaci che il sistema ci obbliga a prendere per riuscire a prendere sonno, grazie ai quali la gente ha smesso di contare le pecore per addormentarsi serena).
Lanciato questo video è partita la rincorsa all’agnello da parte di politici vari (sia per fare la figura dei salvatori sia per farselo al forno) e dei relativi sondaggi.
Il qualunquismo imperante ha decretato il Beeerlusca degno rappresentante di una nuova lotta per i diritti animali e ha permesso a lui e alla Bramby il lancio di questo partito di cui Silvio si dichiara socio fondatore annunciando fiero che “il neonato Movimento animalista avrà l’appoggio di Forza Italia”.
Questa è la prova che dal qualunquismo sono sempre i soliti ad emergere, o resuscitare in questo caso, con l’aggravante della presa di culo.
Ossia le dichiarazioni di come sia “un partito che nasce dal basso” oppure “un partito trasversale perché riunisce tutti gli amanti degli animali” quando non solo parte da uno dei più grandi e noti imprenditori/politici/intrattenitori del paese ma è pure schierato in maniera inequivocabile verso una ben chiara direzione.
Ma d’altraparte la Bramby è nota per essere particolarmente abile ad infiltrarsi dove altri hanno già fatto la maggior parte del “lavoro” agendo davvero dal basso.
Il programma infarcito di proposte trite e ritrite, ovvie, welfariste e applicabili solo a certe specie come al solito.
Una tra tutte, troviamo la proposta di regolamentazione e maggior controllo dell’allevamento intensivo di Innocenziano profumo e come nel caso della giornalista, che in una intervista ammette che il consumatore di carne dovrebbe essere il primo animalista (sputtanando ancora una volta questo povero termine), non viene fatto nessun riferimento alla questione fondamentalmente alla base della lotta allo specismo ossia… gli animali muoiono precocemente per soddisfare certe nostre esigenzeviziabitudini.
E qui si arriverebbe ad un nodo cruciale ossia più precisamente alla differenza tra animalismo e antispecismo.
Perché una differenza c’è ed è ora di ammetterlo.

L’animalismo vuole leggi e diritti in difesa “dei più deboli tra i deboli” e “i senza voce”, l’antispecismo, almeno a modesto parere dello scrivente, è la lotta per chi e a fianco di, chiunque sia, è sottoposto a discriminazioni, sfruttamento e schiavitù.
Una delle azioni di lotta allo specismo è il non consumare derivati animali di alcun tipo, cosa che non necessariamente vale anche per l’animalismo.
Ma quando il “mangiare vegan” diviene di pubblico dominio e viene dato in pasto ai mass media, la questione politica viene fatta mettere in disparte dalla partitica (come nel caso del Movimento animalista) snaturando, istituzionalizzando e deridendo un concetto così anarchico e rivoluzionario come la Liberazione animale, ed ecco che il veganismo diventa un concetto aleatorio, redditizio e fine a se stesso.
Lo dimostra il fatto che a presentare la nascita dell’azzurro partito animalista c’era nientepopodimenoche il network Veganok.
Per chi non sapesse Veganok è un ente di autocertificazione a pagamento di recente pure “sposato” con Bioagricert che appone bollini su prodotti vegani.
Sarebbe molto utile se servisse ad identificare i prodotti vegani creati da aziende vegane condotte da persone vegane (come in parte anche fa).
Perde però di credibilità quando consente anche ad aziende non vegan l’adesione al disciplinare facendo si che possiamo trovare prodotti Vok distribuiti e prodotti da industrie e aziende che producono e commerciano anche carne e derivati animali vari.
Creando imbarazzanti malintesi tipo un bollino che finisce sull’etichetta del cioccolato al latte anziché in quella del fondente.
Errori comunque imputabili all’azienda stessa e non all’ente per carità… l’ente però dovrebbe vigilare un po’ più spesso… oppure considerare che non avrebbe di questi problemi se l’azienda fosse vegan e basta.
Dovunque finirebbe il bollino, sarebbe comunque nel giusto contesto.
Tornando alla vigilanza o alla sua voluta o non voluta assenza, la brama di distribuire bollini ha consentito la certificazione anche ad aziende a dir poco imbarazzanti… citiamo 2 esempi che abbiamo avuto modo di trovare a caso tra le centinaia di aziende certificate: la Tenuta San Jacopo (vino certificato Vok) e Pieve a Salti bio (cereali e legumi certificati Vok).
La prima appunto vende vino, hanno stanze per vacanze, organizzano eventi… insomma è un gran bel posto.
Camere meravigliose, menù suntuosi (e già il primo naso storto… menù non vegani….), immersa nella natura delle colline toscane offre ai suoi ospiti una serie di attività divertenti e rilassanti.
Due tra tutte: la pesca sportiva alle trote e le battute di caccia al cinghiale insieme alle squadre locali.
Per gli appassionati di pesca in acque dolci Fly fishing:
accompagnati come guida da un esperto pescatore, rinomato anche come rod maker, è possibile trascorrere – a pagamento – una giornata di pesca sulla tile water-Alto Tevere e sul fiume Nera utilizzando attrezzature tradizionale e in bamboo, con la possibilità di catturare trote e temoli.
Per la giornata completa , compreso trasporto e attrezzatura, il costo è di 250 euro per una persona e di 350 euro per due persone (i prezzi comprendono anche permessi e licenza).
Per gli appassionati di caccia: è possibile praticare la caccia al cinghiale aggregandosi come ospiti alle squadre autorizzate nei terreni circostanti la fattoria. È necessario essere in possesso delle autorizzazioni di legge.
Basta andare nel loro sito e guardare la sezione “attività”… c’è pure un bellissimo cinghialone nelle foto di testa.
L’altra simpatica e bucolica azienda agricola vende farro, grano, ceci, lenticchie insomma cereali e legumi di produzione propria certificati ed è anche agriturismo. Nel loro sito nella sezione “produzione” la prima vocina che esce nel menù a tendina però è “allevamento”.
“Nel periodo primaverile è già possibile vedere le nostre limuosine libere pascolare nei prati accanto ai cavalli del nostro maneggio. La mandria è composta mediamente da 30/35 femmine fattrici (vacche) ed un toro maschio. I bovini pascolano per un periodo che va dai 6 agli 8 mesi a seconda delle zone dedicate al pascolo ed alle condizioni climatiche.
La mandria viene lasciata al pascolo nel periodo primaverile e rientra in stalla ai primi freddi autunnali. Manze e vitelli rimangono con le fattrici fino all’età di 6/7 mesi dopo di chè le femmine vengono separate fino all’età di 18/20 mesi per poi tornare in mandria per il rinnovo. I Vitelli maschi vengono ingrassati e le loro carni utilizzate all’interno dell’agriturismo.
Credo che questo sia abbastanza eloquente e credo che, alla luce di quanto scritto da loro stessi, il dubbio sulle coltivazioni concimate con il letame di queste povere mucchine passi quasi in secondo piano.
Direi che quindi l’idea che hanno Berlusca e Brambilla dell’animalismo e del veganismo ben si sposa con la filosofia aziendale di Veganok.
Hai voglia poi di andare a fare i corsi di etica ai produttori…
Ci sarebbero altre aziende che hanno la certificazione per vino o pasta o verdure e che accanto al pesto di rucola Vok hanno quello di fagiano proveniente dal proprio allevamento avicolo, giusto per citare un altro esempio.
La cosa che rode è che tanti produttori davvero seri e che magari davvero lo fanno per etica, per morale, per questione politica insomma, non per questioni meramente pubblicitarie si accostano a questo sistema venendo ridicolizzati, evitati e boicottati.
Non capendo che nel momento in cui capitalizzi e monetizzi la liberazione, stai perdendo tu stesso la libertà e la forza della tua lotta per la liberazione stessa.
E tutto questo comunque non viene a casaccio…
Si sta creando apposta un’esasperazione mediatica atta a screditare e fagocitare questa lotta.
Basti vedere cos’è capitato al “povero cristo” che ha fatto il materasso vegano e ha avuto la geniale idea di farselo pure bollinare… manifesti strappati, pubblica gogna e pure sollevazioni popolari bipartisan, dai non vegani e dai vegani stessi.
Perché?
Perché ha davvero senso bollinare un materasso?
Perché non era più utile pubblicizzarlo per quello che è, ossia un materasso senza derivati animali (tipo la lana nel lato invernale) invece di aggiungere “ingredienti” ridicoli tipo alghe e soia e farselo bollinare?
Perché è davvero essenziale fare tutto sto casino per un materasso vegano?

Tutto questo è solo un sintomo di una denigrazione che va avanti da tempo grazie a gente che casca nelle trappole di chi brandisce un salame e prende uno stipendio a seconda di quanti lo ascoltano.
Gente che va nella tv di stato a fare la figura dell’animalista che prima impartisce direttive per un presidio rispettoso, dai toni pacati, per fare informazione e poi sbraita in faccia al trasportatoreallevatoreimpellicciatocacciatore di turno vomitando tutti i luoghi comuni che hanno portato alle definizioni “nazianimalista” e “nazivegano”, pulendosi la faccia poi facendosi vedere in compagnia di persone dichiaratamente antispeciste, giusto per rimescolare ancora un po’ le carte e creare ulteriore confusione e ambiguità.
E all’antispecismo che rimane?
All’antispecismo rimane l’imbarazzo di non poter cacciare via gente a pedate da un presidio, rimane l’imbarazzo di vedere quello stesso bollino appiccicato ad un rifugio per animali da reddito, rimane l’imbarazzo di veder nascere la fotocopia della Società Scienza Nutrizione Vegetariana e di vedere tutto buttato sul piano salutista, rimane l’imbarazzo di dover sottostare a questo sistema continuando a partecipare a festival svuotati di ogni contenuto per provare a portare invano un po’ di suoni di liberazione arrivando ad un autolesionismo cosmico, l’imbarazzo di accettare eventi benefit per gli animali anche sapendo che il 75% va “benefit” al ristorante, rimane l’imbarazzo di dover fare la spesa e prendere per forza qualcosa con il bollino perché altro non c’è o costa un botto oppure l’imbarazzo di vedere quante e quali associazioni appoggiano queste 2 realtà: il Movimento della Bramby e il Veganok e l’imbarazzo di non sapere più in che piazza scendere per non confondersi con queste realtà.
Rimane l’imbarazzo di vedere presidi antifascisti con troppo poche bandiere verdenero e viceversa.
Ma le cose cambieranno perché dell’imbarazzo, dei politici e dei marchietti ci siamo un po’ stancati.

Melanzano s.p.a. (stanchi però arrabbiati)

Animalismo R.I.P.: antispecismo è antifascismo

L’animalismo è una corrente di pensiero fondata sul rispetto per gli animali (sarebbe meglio parlare di animali non-umani, giàcché anche l’essere umano appartiene al regno animale). (Anarchopedia)

Una definizione da dimenticare, orfana ormai del suo significato originale, smarrita nei meandri della storia di un non-movimento che ad un certo punto del percorso è stato fagocitato da chi ha avuto la capacità di strumentalizzarlo per fini economici o per garantirsi comodi trampolini elettorali.
L’animalismo oggi è diventato la discarica delle infiltrazioni fasciste che hanno trovato terreno fertile in un ambiente arido di contenuti politici (dove vige la regola del “per gli animali va bene tutto”) ma non di partiti che, a loro volta, hanno iniziato ad usarlo per fini elettorali e come bacino dal quale attingere nuovi voti.
Un’escalation degradante la cui origine risale all’epoca della mobilitazione contro Green Hill (nata dal basso in maniera indipendente e spontanea, ma strumentalizzata al culmine della sua espressione dall’on. Brambilla) e che ha visto la sua sublimazione lo scorso 20 maggio, con la costituzione del Movimento Animalista: un partito politico a tutti gli effetti (costola di Forza Italia) che sfrutta la causa per riportare in voga personaggi ormai decaduti.
Un evento tenuto a battesimo anche dal network di VeganOk, onnipresente quando si tratta di offrire visibilità a chi fa dell’incoerenza il proprio biglietto da visita, e quando a tenere banco sono quelle espressioni che possono favorire la manipolazione e mercificazione degli ideali di liberazione a fini commerciali.
L'”onorevole” Brambilla (che a fianco di Berlusconi ha dato vita al suddetto movimento) oltre alla sua risaputa provenienza destroide, che incarna l’esatto contrario dei valori proposti dalla lotta per la liberazione animale, è socia fondatrice della Sotra Coast International: azienda che importa prodotti ittici freschi, congelati e surgelati da Scozia, Norvegia, Canada e Spagna per rivenderli alla grande distribuzione come Carrefour, Coop e Rewe-Billa-Standa, coprendo il 98% del mercato italiano (tratto dal dossier Conoscerli per Isolarli).
E non va dimenticato il caso del canile lager di Lecco, di proprietà dell’on. Brambilla per 10 anni, dove 150 cani venivano tenuti in condizioni precarie all’interno di una struttura non a norma, definitivamente chiuso nel giugno 2012 mentre lei gioiva per il sequestro di Green Hill.
Mentre, sempre nel 2012, ha tenuto a battesimo l’inaugurazione di un’area “naturalistica” all’interno dello zoo delle Cornelle di Valbrembo (BG)
La nuova icona dell’animalismo italiano, oltre alle suddette incoerenze, ha costruito la propria fortuna sullo sfruttamento dei mari e di chi li popola, un aspetto che anni fa l’ha portata a diventare socia di maggioranza di una nota linea di prodotti industriali vegan, IoVeg (ma quasi esclusivamente vegetariani), al fine di ripulirsi l’immagine e garantirsi ulteriori introiti da parte di animalist* disinformati, disinteressati o ingenui.
La deriva qualunquista, oltre alla presenza di associazioni animaliste promotrici del “benessere animale” come Essere Animali e Animal Equality, si arricchisce quindi con quella di partiti politici che completano l’opera di smantellamento dell’animalismo, perché se un tempo tale termine poteva significare il rispetto per gli animali umani e non umani senza distinzione alcuna, ora non rispecchia più tale valore considerando la natura prevaricatrice delle istituzioni citate.
Da qui la necessità di fare un’accurata distinzione tra animalismo (che non fa necessariamente rima con veganismo né, tanto meno, con antispecismo) e la lotta per la liberazione animale.
In tempi anacronistici come quelli in cui viviamo, dove tutto o quasi diventa mercato, simbolo senz’anima un tanto al chilo, rivendicare l’origine politica di quella A cerchiata (al tempo stesso emblema delle pratiche di azione diretta per la liberazione animale ma anche terreno comune di lotta di quell’umanità che non si arrende davanti ad ogni forma di oppressione, discriminazione e sfruttamento) significa tracciare una linea invalicabile tra chi vuole smantellare le strutture di potere e chi intende strumentalizzare il vessillo animalista per replicare modelli di dominio sulla pelle degli animali, umani e non umani.
Se ad una prima impressione la costituzione del Movimento Animalista può destare preoccupazione, a dire il vero permette di facilitare la distinzione tra chi promuove un animalismo di facciata che strizza l’occhio alle istituzioni, alle infiltrazioni fasciste e partitiche, e chi invece conduce la lotta per la liberazione totale, sostenendo quell’antispecismo politico che opera dal basso.
Più volte in questi ultimi anni da parte di singol* e gruppi antispecisti è stata espressa la necessità, non che la volontà, di prendere le distanze da ciò che l’animalismo ormai rappresenta, per evitare incomprensioni e scrollarsi di dosso quelle contraddizioni anacronistiche che impediscono il definitivo decollo e affermazione della lotta per la Liberazione Animale.

Antispecismo è Antifascismo

Per dovere di cronaca riportiamo di seguito l’elenco delle associazioni che insieme a Forza Italia hanno contribuito alla fondazione del Movimento Animalista precisando, però, che alcune stanno ritrattando questa decisione prendendovi le distanze.
Non pervenuti invece quei gruppi come Centopercento Animalisti, Iene Vegane, Meta, Fronte Animalista appartenenti comunque a correnti di destra.

Enpa, Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente, Oipa, Gaia Animali & Ambiente, Leal, Animalisti Italiani, SOS Levrieri, Anima Equina, Banco Italiano Zoologico, Animalisti onlus, Cani e Mici per Amici, Arcadia Onlus, Una Cuccia per la Vita, Amico Peloso, Lida, Grandi Amici Onlus, I Pelosetti, Zampa su Zampa, Io non ti Mangio, Anpana,I Ca’ de Castiu´, Como Scodinzola, ChiaraMilia, Salva un Cane, Animal Emergency Europe, Emi, Amici di Fido, Una Copertina per Snoopy, International Animal Protection League Italia, Il Mio Amico, Uniti per gli Animali, Diamoci La Zampa, Gagi Greyhard Adopt Center, Gli Angeli Randagi del Vesuvio, Animal Liberation, Una Zampa per la Vita, Ialp, Anime Randagie, Amici di Fiocco, Educanamente, BauBau Village, Amici per i Baffi, Associazione Animalista per i Randagi, Animalissimi Onlus, L’Altra Zampa, Felici nella Coda, Save The Dog, Animal Asian Foundation, Proteggiamo i Nostri Amici Animali in Maremma Onlus, Gatti Mammoni, Liv, Branco Misto ASD Bolzano, Ghismo Onlus.

Azione diretta: antispecismo e derive qualunquiste

Quanto segue è uno scritto ricevuto per mail in versione anonima, ma potrebbe benissimo essere identificato come un manifesto dei valori caratterizzanti della lotta per la liberazione animale, e che con immenso piacere diffondiamo come fosse una boccata d’aria fresca.
Un’approfondita disanima in relazione a quello che, da qualche tempo, è stato identificato come “antispecismo debole” e di ciò che invece l’antispecismo politico dovrebbe rappresentare.

Azione diretta: antispecismo e derive qualunquiste
(Verso una necessaria convergenza delle lotte in una prospettiva, se pur complicata, di dialogo con le diverse individualità attive, per la liberazione totale)

La storia si ripete, non appena c’è un segno premonitore del radicalizzarsi di una lotta, ecco che spuntano i fossili del riformismo.
Questi giovani “guerrieri” carichi di rughe, invecchiati precocemente, ansiosi di far carriera, di aggiudicarsi un posto caldo nelle stanze del potere, si muovono nel raggruppamento che più gli è congeniale, parlando di rivoluzione, si, ma con moderazione, magari spedendo qualche email di protesta, oppure in campo, come ad esempio raccogliendo firme per poi scambiarle nelle sedi appropriate.
La forza della democrazia consiste nel mettersi in groppa del cavallo imbizzarrito, dopo averlo pesantemente domato, indirizzarlo verso la staccionata profumata della prigionia sociale e sotto il discreto, ma solerte controllo delle varie strutture della repressione annientarlo.
E’ quello che sta succedendo esattamente nell’ambiente cosidetto “animalista”, dove dopo anni di suppliche, raccolte di firme, discussioni da salotto davanti al camino, qualcun* si è stancato di stare a guardare lo sterminio ed è passato a praticare l’azione diretta liberando gli altri animali.
Ed ecco che bisogna frenare queste frange di “animalisti impazziti”, dargli una panoramica “limpida” di lotta istituzionale, indirizzarli verso una giusta e coerente battaglia neutrale, liberale e rappresentativa, insomma traghettarli verso le stanze da cui partono gli ordini stessi dello sterminio.
L’Azione diretta non può essere fraintesa, lo stesso termine è esente per principio da infiltrazioni regolamentate dal sistema, se no, crollerebbe ancora prima di materializzarsi come termine.
Come due sponde di un fiume, dove su ogni lato possono vivere ambienti completamente diversi, così i significati di “azione diretta” e “istituzione welfaristica”(cioè la tendenza reazionaria al mantenimento dell’oppressione) difficilmente potranno mai incontrarsi, divisi da acque tumultuose che non consentono, e mai lo faranno, un dialogo su concetti quali liberazione, lotta all’esistente, emancipazione.
Coloro che seguono la strada tortuosa dell’azione diretta sono disposti in linea di massima a dialogare sempre, eccetto con chi permette e mantiene il binomio “benessere-animali” dove per benessere s’intende gabbie più confortevoli (e non libertà del soggetto come l’etimologia del termine suggerisce) e per animali s’intendono soggetti minori (e non individui con pari diritti inalienabili alla vita), moltiplicando di fatto la sofferenza degli altri e ampliando quella forbice che detta le condizioni di chi, da una posizione privilegiata, mantiene la distanza stessa tra i viventi, etichettandoli, in una prospettiva antropocentrica dove eternamente si fonda la miserevole visione del Noi e loro.
La lotta per la liberazione animale non può essere svuotata della sua spinta generatrice di rispetto nelle diversità, nè tantomeno standardizzata a espressioni che di liberazione totale non hanno nulla.
Bisogna necessariamente volgere lo sguardo a chi, per antica tradizione o moderne opere di sfruttamento, è segregato contro la sua volontà e adoperarsi per la sua evasione, anche evidentemente qualora fosse imprigionato in castelli dorati.
Sempre più spesso si assiste a operazioni che delegittimano il lavoro svolto con fatica da attivisti genuini, che con il proprio sudore sul campo applicano l’antispecismo concreto diretto, delegittimati proprio da chi dovrebbe, per complicità solidale, appoggiarli.
Figli naturali del welfarismo reazionario, questi ultimi, moltiplicano il messaggio (attraverso articoli e manifestazioni in strada) che il mutuo aiuto nei confronti degli altri, umani e non, è inconciliabile con la politica (dove per politica intendono, creando confusione e nebbia, l’approccio indivisibile con l’autodeterminazione dei soggetti segregati e nello stesso tempo il teatrino partitico, mischiando in un solo cesto liberazione animale e riformismo).
Frasi come: <Agli animali non interessa la politica> o <Pur di ricevere aiuti economici bisogna aprirsi a tutti, compresi i fascisti>, non fanno altro che creare tensioni e smarrimento nelle altrui sensibilità, sensibilità che pronte a germogliare in direzione di una visione di lotta sincera antispecista, vengono recise da argomenti che ne strutturano il caos interpretativo, agendo da freno in una eterna omologazione sistemica.
Dire che la politica non può entrare quando si parla di liberazione animale è non solo pericoloso (poichè spalanca porte ben note, dove il Sistema attua, avendo strada libera, quelle che si chiamano “manipolazioni ad interesse”: cioè spingere il consenso riformista in profondità e stravolge così le istanze del movimento per la liberazione animale) ma anacronistico.
Se si vuole una liberazione totale dalle oppressioni la politica è cardine, colonna portante, viceversa si sposterebbe il pendolo solo su alcuni animali e non tutti. Il lavoro più arduo (che purtroppo è lapidato continuamente) è cercare di far comprendere l’antispecismo ( e la sua forza formidabile di cambiamento) e successivamente coinvolgere tutte quelle individualità che vogliono un mondo senza muri o reticolati, gabbie o sbarre, allevamenti o mattatoi senza distinzioni di specie.
Gli xenofobi, i fascisti, i razzisti non vogliono un mondo così, anzi lo combattono, per una sorta di supremazia razziale, dove vige la superiorità dell’umano che aiuta “disinteressatamente” gli altri animali in uno dei concetti più specisti che esistano.
Libertà è poter correre in sconfinati prati senza orizzonti, poter nuotare in mari senza reti, poter volare in cieli puliti, poter attraversare dogane, Stati o confini artificialmente costruiti, comprendere il dolore altrui e rispettarne le differenze nel corpo, il resto non è libertà è dominio, e fino a quando il dominio è espressione chiara e palese o celata e manipolata, la strada per la liberazione non sarà conclusa.