Quel filo rosso che porta dai polli ai/alle migranti di piazza indipendenza

Riceviamo e pubblichiamo uno scritto anonimo che, in un periodo di confusione e lapidazione dei valori originali come quello attraversato dall’antispecismo, aiuta a distinguere tra animalismo e lotta per la liberazione animale: ovvero quel tutto che non trascura alcun vivente.
Un filo di prevaricazione (agganciandoci al titolo) che colpisce chi viene considerato scomodo, inutile o utile solo se funzionale al sistema antropocentrico e, quindi, ridotto a strumento del capitale per il capitale.

Sono più che certo che in molti s’incazzeranno, molti s’indigneranno nel leggere che anche dinanzi a rifugiati, donne, bambini, prima sgomberati dai loro alloggi, poi nuovamente sgomberati da Piazza Indipendenza, e infine malmenati, picchiati, manganellati e caricati, c’è chi si “permette” di paragonare la condizione dei subalterni umani a quella dei subalterni non umani. Molti si porranno, e porranno ad altri, una domanda del genere: “Sto coglione è capace di paragonare la condizione dei senza casa, nonché rifugiati, che vengono caricati dalla polizia, a quattro polli?!”. Sì, e lo faccio proprio perché ci si pone ancora quella e altre domande del genere. Lo faccio perché quelle domande si chiamano specismo.
Lo faccio perché c’è un grosso nodo che unisce le richieste di quelle persone picchiate e sgomberate a Roma, come ovunque nel mondo, e quella di milioni di animali non umani: una richiesta che rivendica il diritto all’esistenza e alla propria soggettività.
La rivendicazione di questo diritto si scontra però con la imposta e violenta superiorità dei padroni i quali, ad ogni costo, devono proteggere i propri interessi, le proprie prerogative e proprietà (vantate o giuridicamente riconosciute). Ovviamente protetti dallo strumento della giustizia legalista, statalista e poliziesca.
Accade così che in questi giorni, milioni di polli, ma anche tacchini e oche, vengono abbattuti a causa del rischio aviaria. Questo succede soprattutto nel Nord Italia così come nel resto d’Europa. L’abbattimento di questi soggetti è dovuto alla salvaguardia della salute umana. Un’azione non nuova se solo se pensi che già tra la fine dal 2016 e l’inizio del 2017 in Germania sono state uccise decine di migliaia di anatre, tacchini e polli, mentre in Francia oltre un milione di oche sono state abbattute per lo stesso motivo. Come dimenticare inoltre come all’inizio degli anni 2000 migliaia di mucche vennero uccise a causa della encefalopatia spongiforme bovina, più nota come mucca pazza.
La necessità è quella di marginalizzare, estromettere e sottomettere, anche attraverso l’eliminazione fisica, quei soggetti che mettono in pericolo le prerogative, le ricchezze e le proprietà del potere.
Accade così che milioni di nativi americani vengano sterminati perché arrivano i puliti e bianchissimi europei, oppure che quei bruti di contadini meridionali vengano uccisi e derubati delle loro terre prima dai Borbone e poi dai garibaldini, Savoia e dallo Stato italiano; o anche che i Mapuche vengano cacciati dalle loro millenarie terre di origine per far posto ai vari Benetton e capitalisti della lana; o anche che i Kawahiva dell’Amazzonia siano costretti a scappare perché le loro terre fanno gola ai taglialegna e alle grandi
industrie dell’agribusiness. Così come sono perseguitati i curdi e tutte le minoranze culturali che devono lasciare il posto, a suon di fucilate, arresti e sparizioni, ai poteri che s’impongono sui territori. Senza dimenticare inoltre le quotidiane violenze che donne, lesbiche e gay sono costretti a subire da parte dei padri padroni e dal maschilismo e machismo opprimente.
Tutte queste vicende altro non sono ciò che l’applicazione materiale di un’idea di società che il potere decide di imporre: il mondo appartiene agli umani, meglio se maschi, bianchi, eterosessuali e “normodotati”, e le città servono a muovere capitali (basta anche solo guardare come durante le nevicate le prime e quasi sempre uniche strade ad essere liberate sono quelle principali che servono per portare le persone a lavoro).
È il potere che necessita di fagocitare tutto ciò che è possibile usurpare per generarsi e rigenerarsi. Necessita di spazzare via come cenere ogni possibilità di riconoscimento della dignità all’esistenza di miliardi di altri soggetti, siano essi animali umani o non umani.
Infatti, cosa succederebbe se ad esempio si riconoscesse il diritto per tutti a migrare e dimorare ovunque senza la necessità di un documento? Cosa succederebbe se il potere riconoscesse ai popoli nativi e alle minoranze culturali di abitare le loro terre liberamente?
Cosa succederebbe se gli umani riconoscessero agli animali non umani la loro capacità di essere senzienti, di provare dolore, piacere e, molto più genericamente, il loro diritto ad esistere? Se capitasse questo, il potere costituito cadrebbe, e bisognerebbe ridiscutere tutte le regole che finora l’hanno legittimato.
Tutta questa opera di restrizioni, rastrellamenti, uccisioni e marginalizzazioni, servono per tenere tutto sotto controllo, tutto bello, ordinato e pulito. Per questo, come i topi vennero additati come causa della peste bubbonica che scatenò la morte di milioni di esseri umani a metà del XIV secolo, così da relegare gli stessi topi ai margini delle città, fin dentro le fogne appunto, anche i migranti di oggi sono additati dalle destre xeonofobe e razziste come portatori di malattie pericolose di quei padroni umani, bianchi, maschi, eterosessuali e “normodotati” di cui sopra. Non a caso Paola Basilone, la prefetta di Roma, ha affermato
che i rastrellamenti di Piazza Indipendenza sono stati necessari per eseguire “un’operazione di cleaning, di riportare l’ordine”. Guarda caso, tutta la normativa anni ’80 e ’90 che ha legittimato i respingimenti, l’istituzione dei primi CPT e dei massicci rimpatri, parlava del rischio sanitario per la bella e sana popolazione sacro-catto-italica-romana a causa dell’arrivo di tanti negretti e albanesi. E guarda caso, secondo uno slogan negli ultimi tempi molto in voga, soprattutto tra gli ambientalisti radical-chic, quelli che magari si sentono puri perché hanno acquistato la loro bella salsiccetta bio di un maiale allevato tra mille coccole, abbracci e sorrisi – salvo poi finire sgozzato come tutti gli altri -, ma che almeno su facebook ti permette di pubblicare la fotografia con la frase “ma che carino”, i cani in spiaggia non devono andare perché “sporcano” e poi bisogna fare “un’operazione di cleaning”, e se questi cani corrono tra gli ombrelloni mentre prendo il sole per fare il figo quando torno in città, sarebbe dunque necessario “riportare l’ordine”. Insomma, proprio come succede per i richiedenti asilo di Piazza Indipendenza.
Una cosa vorrei sia chiara: non sto strumentalizzando i rastrellamenti di Piazza Indipendenza per scopi antispecisti (tra l’altro, sono sicuro nessuno si scandalizzerebbe se avessi paragonato gli avvenimenti di ieri solo ed esclusivamente ad altre repressioni umane), ma sto cercando di far apparire com’è evidente la comune radice di dominio che opprime tutte le parti “deboli”. Sto cercando di rendere palese com’è necessario riconoscere l’identità delle lotte sociali, riconoscere insomma ciò che unisce le istanze sociali di quella che dovrebbe essere considerata come un’unica lotta di classe, indipendentemente dall’appartenenza di genere e di specie, perché ciò che unisce il dominio degli animali non umani a quello degli umani sugli umani, è la salvaguardia del potere.

Il Contagio si diffonde alla Festa Antispecista

Contagio Antispecista non è un gruppo, non è un collettivo né, tanto meno, un’associazione, ma nasce come piattaforma di condivisione, scambio, diffusione di materiale, testi e riflessioni utili a fare chiarezza su ciò che l’antispecismo dovrebbe rappresentare: una lotta politica per la liberazione totale!
Questo dal desiderio, e forse necessità, di costituire qualcosa che non abbia, né detti, vincoli particolari: chiunque può essere CA, tutt* possono farne parte ed usufruirne, purché siano rispettati i principi di antifascismo (antirazzismo, antisessismo, antiomotransfobia), anticapitalismo, antiautoritarismo senza cui l’antispecismo stesso non potrebbe esistere.
A circa un anno dal lancio di questo progetto, nel corso del quale è stato possibile far luce su fenomeni come l’opera di mercificazione subita dall’antispecismo e le infiltrazioni fasciste all’interno dello stesso, che come piramidi secolari elevano l’ingiustizia a “forma mentis” culturale e supremazia consolidata svuotando così di ogni valore la lotta per la liberazione animale, ci viene offerta la possibilità di un confronto pubblico nell’ambito dell’edizione annuale della Festa Antispecista.
Avremo la possibilità di approfondire argomenti come quelli affrontati nei testi Animalismo R.I.P. e Animalismo R.I.P. 2.0Vegan Degrado e Agganciati al sistema antropocentrico, contribuendo alla conferenza dal titolo Michela Vittoria Brambilla e la mercificazione del veganismo, in collaborazione con Maria Cristina Polzonetti e Aldo Sottofattori che si terrà sabato 16 settembre, alle ore 19, presso il Macao di Milano.

Info: Festa Antispecista

Sad but true: animalismo r.i.p. 2.0 – Melanzano S.P.A.

Riceviamo e diffondiamo il testo scritto da Melanzano s.p.a., un approfondimento in merito all’articolo Animalismo R.I.P. pubblicato dal Contagio lo scorso 25 maggio.
Una disamina che permette di chiarire la vera natura e le reali intenzioni delle realtà menzionate: la stretta collaborazione tra chi usa la lotta per la liberazione animale come trampolino elettorale e chi la vuole omologare a fini economici.

Il 20 maggio 2017, Michela Vittoria Brambilla si appropria indegnamente della parola movimento e della parola animalista (in un periodo in cui tutt@ si chiedono se esiste ancora un movimento animalista) e la trasforma nell’ennesimo mostro elettorale, propagandistico, mediatico e inverosimile di Berlusconi, riscopertosi appunto “animalista” grazie ad –udite udite- un cane.
Il lancio è stato preceduto da un video intitolato “Berlusconi salva 5 agnelli” che dovrebbe far capire immediatamente, dopo la visione del suddetto video, della paraculata assurda e della falsità della cosa anche solo per il fatto che in verità gli agnelli sono 3 ma nessuno sembra essere in grado di contarli (sarà colpa degli psicofarmaci che il sistema ci obbliga a prendere per riuscire a prendere sonno, grazie ai quali la gente ha smesso di contare le pecore per addormentarsi serena).
Lanciato questo video è partita la rincorsa all’agnello da parte di politici vari (sia per fare la figura dei salvatori sia per farselo al forno) e dei relativi sondaggi.
Il qualunquismo imperante ha decretato il Beeerlusca degno rappresentante di una nuova lotta per i diritti animali e ha permesso a lui e alla Bramby il lancio di questo partito di cui Silvio si dichiara socio fondatore annunciando fiero che “il neonato Movimento animalista avrà l’appoggio di Forza Italia”.
Questa è la prova che dal qualunquismo sono sempre i soliti ad emergere, o resuscitare in questo caso, con l’aggravante della presa di culo.
Ossia le dichiarazioni di come sia “un partito che nasce dal basso” oppure “un partito trasversale perché riunisce tutti gli amanti degli animali” quando non solo parte da uno dei più grandi e noti imprenditori/politici/intrattenitori del paese ma è pure schierato in maniera inequivocabile verso una ben chiara direzione.
Ma d’altraparte la Bramby è nota per essere particolarmente abile ad infiltrarsi dove altri hanno già fatto la maggior parte del “lavoro” agendo davvero dal basso.
Il programma infarcito di proposte trite e ritrite, ovvie, welfariste e applicabili solo a certe specie come al solito.
Una tra tutte, troviamo la proposta di regolamentazione e maggior controllo dell’allevamento intensivo di Innocenziano profumo e come nel caso della giornalista, che in una intervista ammette che il consumatore di carne dovrebbe essere il primo animalista (sputtanando ancora una volta questo povero termine), non viene fatto nessun riferimento alla questione fondamentalmente alla base della lotta allo specismo ossia… gli animali muoiono precocemente per soddisfare certe nostre esigenzeviziabitudini.
E qui si arriverebbe ad un nodo cruciale ossia più precisamente alla differenza tra animalismo e antispecismo.
Perché una differenza c’è ed è ora di ammetterlo.

L’animalismo vuole leggi e diritti in difesa “dei più deboli tra i deboli” e “i senza voce”, l’antispecismo, almeno a modesto parere dello scrivente, è la lotta per chi e a fianco di, chiunque sia, è sottoposto a discriminazioni, sfruttamento e schiavitù.
Una delle azioni di lotta allo specismo è il non consumare derivati animali di alcun tipo, cosa che non necessariamente vale anche per l’animalismo.
Ma quando il “mangiare vegan” diviene di pubblico dominio e viene dato in pasto ai mass media, la questione politica viene fatta mettere in disparte dalla partitica (come nel caso del Movimento animalista) snaturando, istituzionalizzando e deridendo un concetto così anarchico e rivoluzionario come la Liberazione animale, ed ecco che il veganismo diventa un concetto aleatorio, redditizio e fine a se stesso.
Lo dimostra il fatto che a presentare la nascita dell’azzurro partito animalista c’era nientepopodimenoche il network Veganok.
Per chi non sapesse Veganok è un ente di autocertificazione a pagamento di recente pure “sposato” con Bioagricert che appone bollini su prodotti vegani.
Sarebbe molto utile se servisse ad identificare i prodotti vegani creati da aziende vegane condotte da persone vegane (come in parte anche fa).
Perde però di credibilità quando consente anche ad aziende non vegan l’adesione al disciplinare facendo si che possiamo trovare prodotti Vok distribuiti e prodotti da industrie e aziende che producono e commerciano anche carne e derivati animali vari.
Creando imbarazzanti malintesi tipo un bollino che finisce sull’etichetta del cioccolato al latte anziché in quella del fondente.
Errori comunque imputabili all’azienda stessa e non all’ente per carità… l’ente però dovrebbe vigilare un po’ più spesso… oppure considerare che non avrebbe di questi problemi se l’azienda fosse vegan e basta.
Dovunque finirebbe il bollino, sarebbe comunque nel giusto contesto.
Tornando alla vigilanza o alla sua voluta o non voluta assenza, la brama di distribuire bollini ha consentito la certificazione anche ad aziende a dir poco imbarazzanti… citiamo 2 esempi che abbiamo avuto modo di trovare a caso tra le centinaia di aziende certificate: la Tenuta San Jacopo (vino certificato Vok) e Pieve a Salti bio (cereali e legumi certificati Vok).
La prima appunto vende vino, hanno stanze per vacanze, organizzano eventi… insomma è un gran bel posto.
Camere meravigliose, menù suntuosi (e già il primo naso storto… menù non vegani….), immersa nella natura delle colline toscane offre ai suoi ospiti una serie di attività divertenti e rilassanti.
Due tra tutte: la pesca sportiva alle trote e le battute di caccia al cinghiale insieme alle squadre locali.
Per gli appassionati di pesca in acque dolci Fly fishing:
accompagnati come guida da un esperto pescatore, rinomato anche come rod maker, è possibile trascorrere – a pagamento – una giornata di pesca sulla tile water-Alto Tevere e sul fiume Nera utilizzando attrezzature tradizionale e in bamboo, con la possibilità di catturare trote e temoli.
Per la giornata completa , compreso trasporto e attrezzatura, il costo è di 250 euro per una persona e di 350 euro per due persone (i prezzi comprendono anche permessi e licenza).
Per gli appassionati di caccia: è possibile praticare la caccia al cinghiale aggregandosi come ospiti alle squadre autorizzate nei terreni circostanti la fattoria. È necessario essere in possesso delle autorizzazioni di legge.
Basta andare nel loro sito e guardare la sezione “attività”… c’è pure un bellissimo cinghialone nelle foto di testa.
L’altra simpatica e bucolica azienda agricola vende farro, grano, ceci, lenticchie insomma cereali e legumi di produzione propria certificati ed è anche agriturismo. Nel loro sito nella sezione “produzione” la prima vocina che esce nel menù a tendina però è “allevamento”.
“Nel periodo primaverile è già possibile vedere le nostre limuosine libere pascolare nei prati accanto ai cavalli del nostro maneggio. La mandria è composta mediamente da 30/35 femmine fattrici (vacche) ed un toro maschio. I bovini pascolano per un periodo che va dai 6 agli 8 mesi a seconda delle zone dedicate al pascolo ed alle condizioni climatiche.
La mandria viene lasciata al pascolo nel periodo primaverile e rientra in stalla ai primi freddi autunnali. Manze e vitelli rimangono con le fattrici fino all’età di 6/7 mesi dopo di chè le femmine vengono separate fino all’età di 18/20 mesi per poi tornare in mandria per il rinnovo. I Vitelli maschi vengono ingrassati e le loro carni utilizzate all’interno dell’agriturismo.
Credo che questo sia abbastanza eloquente e credo che, alla luce di quanto scritto da loro stessi, il dubbio sulle coltivazioni concimate con il letame di queste povere mucchine passi quasi in secondo piano.
Direi che quindi l’idea che hanno Berlusca e Brambilla dell’animalismo e del veganismo ben si sposa con la filosofia aziendale di Veganok.
Hai voglia poi di andare a fare i corsi di etica ai produttori…
Ci sarebbero altre aziende che hanno la certificazione per vino o pasta o verdure e che accanto al pesto di rucola Vok hanno quello di fagiano proveniente dal proprio allevamento avicolo, giusto per citare un altro esempio.
La cosa che rode è che tanti produttori davvero seri e che magari davvero lo fanno per etica, per morale, per questione politica insomma, non per questioni meramente pubblicitarie si accostano a questo sistema venendo ridicolizzati, evitati e boicottati.
Non capendo che nel momento in cui capitalizzi e monetizzi la liberazione, stai perdendo tu stesso la libertà e la forza della tua lotta per la liberazione stessa.
E tutto questo comunque non viene a casaccio…
Si sta creando apposta un’esasperazione mediatica atta a screditare e fagocitare questa lotta.
Basti vedere cos’è capitato al “povero cristo” che ha fatto il materasso vegano e ha avuto la geniale idea di farselo pure bollinare… manifesti strappati, pubblica gogna e pure sollevazioni popolari bipartisan, dai non vegani e dai vegani stessi.
Perché?
Perché ha davvero senso bollinare un materasso?
Perché non era più utile pubblicizzarlo per quello che è, ossia un materasso senza derivati animali (tipo la lana nel lato invernale) invece di aggiungere “ingredienti” ridicoli tipo alghe e soia e farselo bollinare?
Perché è davvero essenziale fare tutto sto casino per un materasso vegano?

Tutto questo è solo un sintomo di una denigrazione che va avanti da tempo grazie a gente che casca nelle trappole di chi brandisce un salame e prende uno stipendio a seconda di quanti lo ascoltano.
Gente che va nella tv di stato a fare la figura dell’animalista che prima impartisce direttive per un presidio rispettoso, dai toni pacati, per fare informazione e poi sbraita in faccia al trasportatoreallevatoreimpellicciatocacciatore di turno vomitando tutti i luoghi comuni che hanno portato alle definizioni “nazianimalista” e “nazivegano”, pulendosi la faccia poi facendosi vedere in compagnia di persone dichiaratamente antispeciste, giusto per rimescolare ancora un po’ le carte e creare ulteriore confusione e ambiguità.
E all’antispecismo che rimane?
All’antispecismo rimane l’imbarazzo di non poter cacciare via gente a pedate da un presidio, rimane l’imbarazzo di vedere quello stesso bollino appiccicato ad un rifugio per animali da reddito, rimane l’imbarazzo di veder nascere la fotocopia della Società Scienza Nutrizione Vegetariana e di vedere tutto buttato sul piano salutista, rimane l’imbarazzo di dover sottostare a questo sistema continuando a partecipare a festival svuotati di ogni contenuto per provare a portare invano un po’ di suoni di liberazione arrivando ad un autolesionismo cosmico, l’imbarazzo di accettare eventi benefit per gli animali anche sapendo che il 75% va “benefit” al ristorante, rimane l’imbarazzo di dover fare la spesa e prendere per forza qualcosa con il bollino perché altro non c’è o costa un botto oppure l’imbarazzo di vedere quante e quali associazioni appoggiano queste 2 realtà: il Movimento della Bramby e il Veganok e l’imbarazzo di non sapere più in che piazza scendere per non confondersi con queste realtà.
Rimane l’imbarazzo di vedere presidi antifascisti con troppo poche bandiere verdenero e viceversa.
Ma le cose cambieranno perché dell’imbarazzo, dei politici e dei marchietti ci siamo un po’ stancati.

Melanzano s.p.a. (stanchi però arrabbiati)

Animalismo R.I.P.: antispecismo è antifascismo

L’animalismo è una corrente di pensiero fondata sul rispetto per gli animali (sarebbe meglio parlare di animali non-umani, giàcché anche l’essere umano appartiene al regno animale). (Anarchopedia)

Una definizione da dimenticare, orfana ormai del suo significato originale, smarrita nei meandri della storia di un non-movimento che ad un certo punto del percorso è stato fagocitato da chi ha avuto la capacità di strumentalizzarlo per fini economici o per garantirsi comodi trampolini elettorali.
L’animalismo oggi è diventato la discarica delle infiltrazioni fasciste che hanno trovato terreno fertile in un ambiente arido di contenuti politici (dove vige la regola del “per gli animali va bene tutto”) ma non di partiti che, a loro volta, hanno iniziato ad usarlo per fini elettorali e come bacino dal quale attingere nuovi voti.
Un’escalation degradante la cui origine risale all’epoca della mobilitazione contro Green Hill (nata dal basso in maniera indipendente e spontanea, ma strumentalizzata al culmine della sua espressione dall’on. Brambilla) e che ha visto la sua sublimazione lo scorso 20 maggio, con la costituzione del Movimento Animalista: un partito politico a tutti gli effetti (costola di Forza Italia) che sfrutta la causa per riportare in voga personaggi ormai decaduti.
Un evento tenuto a battesimo anche dal network di VeganOk, onnipresente quando si tratta di offrire visibilità a chi fa dell’incoerenza il proprio biglietto da visita, e quando a tenere banco sono quelle espressioni che possono favorire la manipolazione e mercificazione degli ideali di liberazione a fini commerciali.
L'”onorevole” Brambilla (che a fianco di Berlusconi ha dato vita al suddetto movimento) oltre alla sua risaputa provenienza destroide, che incarna l’esatto contrario dei valori proposti dalla lotta per la liberazione animale, è socia fondatrice della Sotra Coast International: azienda che importa prodotti ittici freschi, congelati e surgelati da Scozia, Norvegia, Canada e Spagna per rivenderli alla grande distribuzione come Carrefour, Coop e Rewe-Billa-Standa, coprendo il 98% del mercato italiano (tratto dal dossier Conoscerli per Isolarli).
E non va dimenticato il caso del canile lager di Lecco, di proprietà dell’on. Brambilla per 10 anni, dove 150 cani venivano tenuti in condizioni precarie all’interno di una struttura non a norma, definitivamente chiuso nel giugno 2012 mentre lei gioiva per il sequestro di Green Hill.
Mentre, sempre nel 2012, ha tenuto a battesimo l’inaugurazione di un’area “naturalistica” all’interno dello zoo delle Cornelle di Valbrembo (BG)
La nuova icona dell’animalismo italiano, oltre alle suddette incoerenze, ha costruito la propria fortuna sullo sfruttamento dei mari e di chi li popola, un aspetto che anni fa l’ha portata a diventare socia di maggioranza di una nota linea di prodotti industriali vegan, IoVeg (ma quasi esclusivamente vegetariani), al fine di ripulirsi l’immagine e garantirsi ulteriori introiti da parte di animalist* disinformati, disinteressati o ingenui.
La deriva qualunquista, oltre alla presenza di associazioni animaliste promotrici del “benessere animale” come Essere Animali e Animal Equality, si arricchisce quindi con quella di partiti politici che completano l’opera di smantellamento dell’animalismo, perché se un tempo tale termine poteva significare il rispetto per gli animali umani e non umani senza distinzione alcuna, ora non rispecchia più tale valore considerando la natura prevaricatrice delle istituzioni citate.
Da qui la necessità di fare un’accurata distinzione tra animalismo (che non fa necessariamente rima con veganismo né, tanto meno, con antispecismo) e la lotta per la liberazione animale.
In tempi anacronistici come quelli in cui viviamo, dove tutto o quasi diventa mercato, simbolo senz’anima un tanto al chilo, rivendicare l’origine politica di quella A cerchiata (al tempo stesso emblema delle pratiche di azione diretta per la liberazione animale ma anche terreno comune di lotta di quell’umanità che non si arrende davanti ad ogni forma di oppressione, discriminazione e sfruttamento) significa tracciare una linea invalicabile tra chi vuole smantellare le strutture di potere e chi intende strumentalizzare il vessillo animalista per replicare modelli di dominio sulla pelle degli animali, umani e non umani.
Se ad una prima impressione la costituzione del Movimento Animalista può destare preoccupazione, a dire il vero permette di facilitare la distinzione tra chi promuove un animalismo di facciata che strizza l’occhio alle istituzioni, alle infiltrazioni fasciste e partitiche, e chi invece conduce la lotta per la liberazione totale, sostenendo quell’antispecismo politico che opera dal basso.
Più volte in questi ultimi anni da parte di singol* e gruppi antispecisti è stata espressa la necessità, non che la volontà, di prendere le distanze da ciò che l’animalismo ormai rappresenta, per evitare incomprensioni e scrollarsi di dosso quelle contraddizioni anacronistiche che impediscono il definitivo decollo e affermazione della lotta per la Liberazione Animale.

Antispecismo è Antifascismo

Per dovere di cronaca riportiamo di seguito l’elenco delle associazioni che insieme a Forza Italia hanno contribuito alla fondazione del Movimento Animalista precisando, però, che alcune stanno ritrattando questa decisione prendendovi le distanze.
Non pervenuti invece quei gruppi come Centopercento Animalisti, Iene Vegane, Meta, Fronte Animalista appartenenti comunque a correnti di destra.

Enpa, Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente, Oipa, Gaia Animali & Ambiente, Leal, Animalisti Italiani, SOS Levrieri, Anima Equina, Banco Italiano Zoologico, Animalisti onlus, Cani e Mici per Amici, Arcadia Onlus, Una Cuccia per la Vita, Amico Peloso, Lida, Grandi Amici Onlus, I Pelosetti, Zampa su Zampa, Io non ti Mangio, Anpana,I Ca’ de Castiu´, Como Scodinzola, ChiaraMilia, Salva un Cane, Animal Emergency Europe, Emi, Amici di Fido, Una Copertina per Snoopy, International Animal Protection League Italia, Il Mio Amico, Uniti per gli Animali, Diamoci La Zampa, Gagi Greyhard Adopt Center, Gli Angeli Randagi del Vesuvio, Animal Liberation, Una Zampa per la Vita, Ialp, Anime Randagie, Amici di Fiocco, Educanamente, BauBau Village, Amici per i Baffi, Associazione Animalista per i Randagi, Animalissimi Onlus, L’Altra Zampa, Felici nella Coda, Save The Dog, Animal Asian Foundation, Proteggiamo i Nostri Amici Animali in Maremma Onlus, Gatti Mammoni, Liv, Branco Misto ASD Bolzano, Ghismo Onlus.