Azione diretta: antispecismo e derive qualunquiste

Quanto segue è uno scritto ricevuto per mail in versione anonima, ma potrebbe benissimo essere identificato come un manifesto dei valori caratterizzanti della lotta per la liberazione animale, e che con immenso piacere diffondiamo come fosse una boccata d’aria fresca.
Un’approfondita disanima in relazione a quello che, da qualche tempo, è stato identificato come “antispecismo debole” e di ciò che invece l’antispecismo politico dovrebbe rappresentare.

Azione diretta: antispecismo e derive qualunquiste
(Verso una necessaria convergenza delle lotte in una prospettiva, se pur complicata, di dialogo con le diverse individualità attive, per la liberazione totale)

La storia si ripete, non appena c’è un segno premonitore del radicalizzarsi di una lotta, ecco che spuntano i fossili del riformismo.
Questi giovani “guerrieri” carichi di rughe, invecchiati precocemente, ansiosi di far carriera, di aggiudicarsi un posto caldo nelle stanze del potere, si muovono nel raggruppamento che più gli è congeniale, parlando di rivoluzione, si, ma con moderazione, magari spedendo qualche email di protesta, oppure in campo, come ad esempio raccogliendo firme per poi scambiarle nelle sedi appropriate.
La forza della democrazia consiste nel mettersi in groppa del cavallo imbizzarrito, dopo averlo pesantemente domato, indirizzarlo verso la staccionata profumata della prigionia sociale e sotto il discreto, ma solerte controllo delle varie strutture della repressione annientarlo.
E’ quello che sta succedendo esattamente nell’ambiente cosidetto “animalista”, dove dopo anni di suppliche, raccolte di firme, discussioni da salotto davanti al camino, qualcun* si è stancato di stare a guardare lo sterminio ed è passato a praticare l’azione diretta liberando gli altri animali.
Ed ecco che bisogna frenare queste frange di “animalisti impazziti”, dargli una panoramica “limpida” di lotta istituzionale, indirizzarli verso una giusta e coerente battaglia neutrale, liberale e rappresentativa, insomma traghettarli verso le stanze da cui partono gli ordini stessi dello sterminio.
L’Azione diretta non può essere fraintesa, lo stesso termine è esente per principio da infiltrazioni regolamentate dal sistema, se no, crollerebbe ancora prima di materializzarsi come termine.
Come due sponde di un fiume, dove su ogni lato possono vivere ambienti completamente diversi, così i significati di “azione diretta” e “istituzione welfaristica”(cioè la tendenza reazionaria al mantenimento dell’oppressione) difficilmente potranno mai incontrarsi, divisi da acque tumultuose che non consentono, e mai lo faranno, un dialogo su concetti quali liberazione, lotta all’esistente, emancipazione.
Coloro che seguono la strada tortuosa dell’azione diretta sono disposti in linea di massima a dialogare sempre, eccetto con chi permette e mantiene il binomio “benessere-animali” dove per benessere s’intende gabbie più confortevoli (e non libertà del soggetto come l’etimologia del termine suggerisce) e per animali s’intendono soggetti minori (e non individui con pari diritti inalienabili alla vita), moltiplicando di fatto la sofferenza degli altri e ampliando quella forbice che detta le condizioni di chi, da una posizione privilegiata, mantiene la distanza stessa tra i viventi, etichettandoli, in una prospettiva antropocentrica dove eternamente si fonda la miserevole visione del Noi e loro.
La lotta per la liberazione animale non può essere svuotata della sua spinta generatrice di rispetto nelle diversità, nè tantomeno standardizzata a espressioni che di liberazione totale non hanno nulla.
Bisogna necessariamente volgere lo sguardo a chi, per antica tradizione o moderne opere di sfruttamento, è segregato contro la sua volontà e adoperarsi per la sua evasione, anche evidentemente qualora fosse imprigionato in castelli dorati.
Sempre più spesso si assiste a operazioni che delegittimano il lavoro svolto con fatica da attivisti genuini, che con il proprio sudore sul campo applicano l’antispecismo concreto diretto, delegittimati proprio da chi dovrebbe, per complicità solidale, appoggiarli.
Figli naturali del welfarismo reazionario, questi ultimi, moltiplicano il messaggio (attraverso articoli e manifestazioni in strada) che il mutuo aiuto nei confronti degli altri, umani e non, è inconciliabile con la politica (dove per politica intendono, creando confusione e nebbia, l’approccio indivisibile con l’autodeterminazione dei soggetti segregati e nello stesso tempo il teatrino partitico, mischiando in un solo cesto liberazione animale e riformismo).
Frasi come: <Agli animali non interessa la politica> o <Pur di ricevere aiuti economici bisogna aprirsi a tutti, compresi i fascisti>, non fanno altro che creare tensioni e smarrimento nelle altrui sensibilità, sensibilità che pronte a germogliare in direzione di una visione di lotta sincera antispecista, vengono recise da argomenti che ne strutturano il caos interpretativo, agendo da freno in una eterna omologazione sistemica.
Dire che la politica non può entrare quando si parla di liberazione animale è non solo pericoloso (poichè spalanca porte ben note, dove il Sistema attua, avendo strada libera, quelle che si chiamano “manipolazioni ad interesse”: cioè spingere il consenso riformista in profondità e stravolge così le istanze del movimento per la liberazione animale) ma anacronistico.
Se si vuole una liberazione totale dalle oppressioni la politica è cardine, colonna portante, viceversa si sposterebbe il pendolo solo su alcuni animali e non tutti. Il lavoro più arduo (che purtroppo è lapidato continuamente) è cercare di far comprendere l’antispecismo ( e la sua forza formidabile di cambiamento) e successivamente coinvolgere tutte quelle individualità che vogliono un mondo senza muri o reticolati, gabbie o sbarre, allevamenti o mattatoi senza distinzioni di specie.
Gli xenofobi, i fascisti, i razzisti non vogliono un mondo così, anzi lo combattono, per una sorta di supremazia razziale, dove vige la superiorità dell’umano che aiuta “disinteressatamente” gli altri animali in uno dei concetti più specisti che esistano.
Libertà è poter correre in sconfinati prati senza orizzonti, poter nuotare in mari senza reti, poter volare in cieli puliti, poter attraversare dogane, Stati o confini artificialmente costruiti, comprendere il dolore altrui e rispettarne le differenze nel corpo, il resto non è libertà è dominio, e fino a quando il dominio è espressione chiara e palese o celata e manipolata, la strada per la liberazione non sarà conclusa.

Il fantasma

A norma di legge
Basta un termine, una formula, una semplice combinazione di parole per sedare le folle, soffocare l’opinione pubblica giustificando, così, anche il più vile atto repressivo.
Un’analgesico che permette la persecuzione dei popoli, i rastrellamenti etnici, lo sfruttamento di specie senza che questo provochi una reazione nelle coscienze di chi non viene toccato/a da provvedimenti spacciati per “dovuti”, e certamente voluti e diffusi allo scopo di alimentare diseguaglianze sociali: quel “noi e loro” che determina chi è sacrificabile e chi invece può far comodo al sistema.
Così si accetta passivamente l’abbattimento di animali che, costretti a scendere nella “civilizzazione” delle città a causa della carenza di cibo e della caccia condotta da “l’animale più pericoloso”, vengono uccisi perché colpevoli di aggirarsi in quelle stesse zone che un tempo rappresentavano il loro habitat, prima che fossero occupate da cemento e intolleranze.
Vengono emesse sentenze di morte che demonizzano l’oppresso al fine di tutelare gli interessi economici di chi basa il proprio profitto sulla schiavitù animale.
Parlano di “decoro”, di “degrado urbano” generando così la percezione di un problema che in realtà non c’è. Perché il degrado non è rappresentato da un animale che scorrazza libero, ma da un ragazzo morto ammazzato perché perseguitato da chi i problemi li fabbrica di mestiere, per poter giustificare e normalizzare le violenze di genere, di razza e di specie.

Riportiamo di seguito uno scritto ricevuto da Cappuccetto Nero in merito ad una “favola” moderna ambientata tra discriminazioni e menzogne, ma dal sapore di resistenza.

M75: una bella favola dei giorni nostri

Lo hanno chiamato lo “spettro” per la sua elusività e la velocità con cui riesce a far perdere le proprie tracce.
Condannato a morte senza processo solo per aver semplicemente mangiato in montagne dove l’inverno è proibitivo, la sentenza, ad ora, non è stata ancora applicata, non hanno la minima idea di dove sia.
M75, questo il nome asettico dato a un lupo che in dicembre, probabilmente spinto dalla fame, ha superato i crinali delle alpi italiane per giungere in Svizzera. Acccusato per la sua naturale indole predatoria (secondo le autorità svizzere avrebbe ucciso più di 40 pecore) ora è braccato da decine di cacciatori armati di fucile e strumenti tecnologici, ma, nonostante i rastrellamenti di giorno e di notte, rimane uno spettro.
Un singolo lupo che uccide decine di pecore in un solo mese ha la stessa credibilità di un bimbo di 8 anni che solleva 200 kg di peso in palestra, solo in un caso un lupo colpisce con queste modalità, nel caso in cui entra in un recinto e, al chiuso, ha comportamenti simili alle volpi con le galline, le uccide in ambiente stretto inebriato dall’odore.
In natura i lupi predano quello che gli serve per sopravvivere, non fanno stragi. Fosse così in italia, che pare da studi approfonditi sullo studio dei lupi, ve ne sono circa 2000, in un mese sarebbero responsabili di 80.000 pecore morte, ridicolo.
Forse gli allevatori vogliono qualche incentivo? Nulla di male, lo sanno tutti che la maggior parte delle predazioni avviene per i cani erranti, abbandonati o lasciati in giro o semplicemente in gruppo, dove per nutrirsi attaccano spesso pecore e capre per sopravvivere. Solo che per predazioni di cani erranti non ci sono incentivi o risarcimenti, per i lupi si, quindi pure la nonna in cariola l’ha ammazzata un lupo, magari qualche soldo arriva.
Capita anche, spesso, che gli allevatori per mascherare animali malati, li lascino all’aperto per farli sbranare e così attribuire le colpe ai lupi per i risarcimenti.
Il lupo è un predatore opportunista, se non trova prede può nutrirsi di bacche per mesi, quando ha la possibilità di trovare una preda “domestica” (greggi isolati) può naturalmente attaccare il singolo animale che lui ritiene più facile, la singola pecora, la singola capra, in aperta zona fa così (si parla di lupi solitari non di branchi) cambia se si trova in un recinto chiuso, ma sembra che dalle notizie svizzere gli animali fossero al pascolo.
Dire che il lupo devasta decine di animali in natura, per giunta da solo, non solo è una palla grande come una casa, ma si fa informazione distorta e criminale.
Volete ammazzarlo? Non dite che è il lupo cattivo delle favole, non vi crede nessuno. Lo sappiamo che prima o poi lo ucciderete, trovandolo solo in cresta gli sparerete un bel proiettile in testa da un chilometro con i vostri mirini di merda, non meno, se no vi caghereste nelle mutande dalla paura ad affrontarlo, e farete festa per aver eliminato il pericolo più terribile della vostra vita, della vostra quotidianità inutile, delle vostre convinzioni imboccate da altri, un antagonista che vi ruba le prede, voi uomini-cartuccera superiori, ma ricordate, anche dopo averlo fatto, non diventerete eroi ma solo soldatini mediocri.
Intanto lo spettro continua a respirare con infinita dignità da 5 mesi e la vostra umiliazione è solo gigante serenità e gioia per il bosco, ma anche dopo che l’avrete ammazzato continuerà a farlo dentro di noi.
Corri amico, corri, corri fino al sole, corri in cima agli altopiani di neve, corri di notte in praterie bagnate, corri alla falce della luna, non fermarti mai, corri anche per chi non può farlo.
Il tuo nome non è M75 è libero.

Vegan Degrado

L’auto-certificazione VeganOk e il marchio Vegan Delicius, di cui il primo ne è promotore, hanno fatto ritorno a casa mostrando ancora una volta il volto reale di ciò che è stato concepito al preciso scopo di sfruttare la causa, riducendo in business la lotta per la liberazione animale.
Se da un lato VeganOk sta conducendo un’opera di monopolio certificando anche l’ovvio: insalate, olio evo, verdure e legumi confezionati ecc., senza tra l’altro porre alcuna attenzione sui marchi e multinazionali che commercializzano i vari prodotti. Dall’altra ha promosso e dato vita ad una linea di surrogati vegetali (Vegan Delicius) che mantengono ben viva l’idea di ciò che è frutto di schiavitù e sfruttamento animale.

Una tendenza che mantiene viva l’immagine di quel sistema violento votato a l’assoggettamento di chi viene considerato inferiore e quindi sacrificabile per ragioni di lucro, prima, e di gola poi.
Un fenomeno alimentato da quell’errata concezione del veganismo che porta molti/e a rassicurare il prossimo garantendogli/le di poter avere ugualmente accesso ad un’alimentazione gustosa e a una buona varietà di prodotti industriali pur di farlo/a diventare vegan, riducendo il tutto ad una mera scelta nutrizionale o di moda. (dall’articolo Agganciati al sistema antropocentrico)

Da immagine a grottesca realtà, in quanto i prodotti Vegan Delicius (salumi, mortadelle e salami di origine vegetale ottenuti attraverso l’impiego di una sostanza chiamata NoGluty) sono ora reperibili e vengono venduti da vere e proprie macellerie.
Un sodalizio che offre così pieno sostegno a quella macchina di sfruttamento con la quale VeganOk va comunque a braccetto, in quanto espressione di un capitalismo “verde” che mantiene in vita quelle dinamiche di dominio ambientale, animale e sociale che rappresentano l’esatto contrario dei valori espressi da veganismo e antispecismo.
Del resto l’incoerenza è di casa perché Vegan Delicius, dopo aver decantato le lodi di un progetto commerciale che ha tramutato un ex macelleria in un luogo di “liberazione” (per quanto possa definirsi tale un posto votato al consumismo e al capitalismo), ha iniziato a mettere in vendita i suoi prodotti all’interno di un’altra macelleria, vera e propria, di Rimini.

…sinonimo di prodotti buoni e genuini, di ricerca, di novità e di qualità per ogni esigenza, anche per i vegani!
Ecco perchè da noi troverete anche prodotti Veganok e Vegan Delicious: salame piccante, bresaola, finocchiona e formaggio fior di befana.
Grandi novità 100% vegane e senza glutine, ideali sia per chi segue una dieta vegana, sia per chi desidera variare la propria alimentazione alternando la carne con prodotti nuovi, sani e genuini: senza mai rinunciare al gusto! (dalla pagina fb della macelleria)

Dieta, alternativa, scelta alimentare, magari da alternare al consumo di carne e derivati animali nell’arco della settimana, per moda, per la propria salute personale, tutte espressioni di quell’antropocentrismo (ovvero l’essere umano al centro di ogni cosa) che l’antispecismo si pone di contrastare e smantellare.
Un sistema sostenuto e alimentato da realtà come VeganOk, che speculano sulla causa, oltre che da tutte quelle associazioni animaliste promotrici della “politica dei piccoli passi”, più preoccupate a fornire pubblicità gratuita a marchi e prodotti industriali piuttosto che difendere e diffondere i valori politici dell’antispecismo.
Il problema però non è rappresentato tanto da VeganOk, i cui obiettivi sono ormai ben noti, neanche dalla macelleria di Rimini che fa parte di quel sistema di dominio da combattere, e nemmeno dalle associazioni animaliste che supportano tutto questo, ma da tutte quelle persone che seguono, sostengono, finanziano, danno credito e visibilità a chi manipola la lotta a vantaggio dei propri fini personali.
Un insulto nei confronti di chi ogni giorno si impegna in prima persona per la liberazione animale, umana, della Terra e della causa stessa, che viene svuotata di ogni suo principio e valore.

Contro la mercificazione degli ideali di liberazione

Contagio Antispecista è una piattaforma di scambio, dialogo e approfondimento sulle tematiche legate all’antispecismo nata dal desiderio e dalla necessità di contrastare l’opera di mercificazione condotta dal sistema capitalista e consumista ai danni delle istanze di liberazione.
Una lotta che quotidianamente viene svuotata di ogni suo valore, ridotta a business e omologata in quello stesso sistema antropocentrico che veganismo e antispecismo si propongono di contrastare.
Da questo blog vuole partire un appello alla mobilitazione rivolto a tutte quelle realtà che sostengono e promuovono l’antispecismo basato sui valori di antifascismo (antirazzismo, antisessismo, anti-omotransfobia, anti che non delega la lotta, non riconosce e rifiuta ogni dialogo con le istituzioni, e che si pone come critica e opposizione radicale a capitalismo e consumismo, espressioni del sistema antropocentrico e quindi specista.
Contagio Antispecista non è un gruppo, non è una persona, è un luogo dove poter caricare e reperire materiale utile a promuovere, sostenere e difendere i valori dell’antispecismo, troppo spesso svenduti anche da chi milita nell’ambiente (singole persone, gruppi e associazioni che si spacciano per antispeciste), ma che hanno fatto degli ideali di liberazione il proprio business personale o uno strumento per facili protagonismi.
Questo blog si pone l’obiettivo di mettere chiarezza in un ambiente troppo spesso preda di chi vuole usare le istanze antispeciste per fini personali, siano essi economici o politici, alimentando un sistema che punta all’omologazione e alla conseguente perdita dei valori che muovono la lotta per la liberazione animale, umana, della Terra.

 

Scarica il volantino formato A5