Una riflessione sull’anticapitalismo – di Barbara X (italian/english)

Riportiamo di seguito l’appello diffuso recentemente da Barbara X e rivolto ai/alle compagn*, un monito affinché l’anticapitalismo possa finalmente rappresentare quel bacino di intersezione delle lotte di liberazione, il cui raggiungimento non può prescindere dalle istanze antispeciste.
Appello già ripreso e sottoscritto da Brescia Antispecista, che a nostra volta firmiamo invitando chi si ritrova nelle parole che riportiamo di seguito a comunicarci la medesima volontà.

Quando si partecipa a un corteo antifascista, a un presidio per rivendicare diritti per tutti e tutte, si è consapevoli di schierarsi contro un sistema di dominio che ha una forza nettamente superiore rispetto a chi si ribella. È la forza del capitalismo, del potere, che ha dalla sua parte la maggioranza dei consensi e ogni tipo di difesa. Eppure si scende in piazza lo stesso, si scende in piazza per dire “No”, si scende in piazza perché si ha una fiducia incrollabile nelle proprie idee. E si boicotta, si condanna, si contesta, anche se ciò sovente non porta frutti nell’immediato.
Ci si batte contro il fascismo, contro il sessismo, contro il razzismo, contro l’omotransfobia, contro il capitalismo e via dicendo; ma purtroppo si fa una gran fatica ad aggiungere a queste battaglie la lotta contro lo specismo, cioè lo sfruttamento di chi appartiene a specie diverse dall’umana. È talmente radicata nelle nostre società l’idea che gli animali di specie diverse dalla nostra valgano meno di niente, che anche la maggioranza degli antagonisti decide di disinteressarsene, di non dire in questo caso il proprio “No” al sistema di dominio. Nessuno della “setta dei vegani” (secondo una definizione delle destre capitaliste che vogliono salvaguardare i propri interessi e tutte le industrie – allevamenti, armi, ecc. – che vivono sfruttando e distruggendo) vuole “convertire” nessuno nel suo privato: semplicemente sono sempre di più i compagni e le compagne che si chiedono come mai, almeno per quanto riguarda iniziative pubbliche e di autofinanziamento, vengano ancora usati i corpi senza vita delle vittime del sistema di dominio, di quel sistema di dominio che si vorrebbe strenuamente combattere. Reputare inferiori altri viventi è contrario ad ogni considerazione etica, politica, scientifica. A nessuno viene chiesto di diventare vegano/a da un giorno all’altro, ma almeno di riflettere su tale questione, poiché ci sembra doveroso e sempre più urgente. Non è ammissibile rimanere indietro su questo versante della lotta politica: se non si riesce (o non si vuole) abbozzare una riflessione sull’antispecismo, e cercare quindi di agire di conseguenza quando se ne presentino le occasioni, si va inevitabilmente ad intaccare, ad indebolire anche le altre battaglie. Gabbie e catene non ci dovrebbero essere per nessuno, e invece, con tutto il loro orrore, saltano fuori quando si tratta di sfruttare gli ultimi fra gli ultimi, cioè gli animali non umani, che fatti a pezzi nel “carnaio popolare” vanno a soddisfare i capricci del palato; spesso ci si giustifica con la parola “tradizione”, ma essa non è che il frutto mostruoso del più bieco conservatorismo: e questo purtroppo – politicamente parlando – è tragicamente trasversale.
Soprattutto in un’epoca come la nostra, non si può essere anticapitalisti a corrente alternata: con modalità di volta in volta differenti, organizzare pranzi a base di carne e derivati animali significa, più o meno indirettamente, sostenere un sistema di dominio che sta devastando anche le vite dei più poveri e indifesi fra gli esseri umani, nonché il pianeta stesso che ci ospita.
Inquinamento, abuso delle risorse, squilibri sociali, miseria e quant’altro: tutto ciò è ormai di pubblico dominio, come si fa a non considerare questi aspetti?
I controsensi sono all’ordine del giorno, ma è tutt’altro che difficile essere coerenti per davvero con le proprie lotte, con le proprie idee. In genere, sembra siano ben chiare le riflessioni sul rispetto delle differenze; eppure, tutte le porte vengono chiuse quando si parla dell’animale come un altro da rispettare. Che l’essere umano sia il padrone del pianeta e sia sempre superiore a qualunque altra forma di vita, be’, questa è un’idea che rimanda a tristissimi e bui momenti della storia umana, a partire anche da concetti espressi nei libri sacri… Per cui oggi continuare a combattere una pulsione criminale come il fascismo adottando con gli animali gli stessi metodi che fascisti e nazisti hanno usato contro i loro oppositori e contro le minoranze, è quanto mai illogico e sempre più penoso.
Non si può continuare a perpetuare l’ideologia del più forte che schiaccia il più debole: e l’animale di una specie diversa dalla nostra non fa eccezione. A fascisti e compagnia cantando è inutile fare certi discorsi, li si combatte e basta: odio e sopraffazione fanno parte del loro corredo pseudopolitico, quello degli oppressori. Ma compagni e compagne hanno l’obbligo politico di capire che si può e si deve (almeno in occasioni pubbliche, per il momento) rinunciare ad un’orrida abitudine consolidata. Conoscendo la sofferenza e lo sfruttamento che stanno dietro gli allevamenti (sia intensivi che biologici: cambia poco), la morte cruenta di esseri che, scientificamente ed eticamente, è dura definire inferiori, sapendo che gli allevamenti sono fra le principali fonti di inquinamento a livello mondiale, come si può sperare di ottenere vittorie significative nelle battaglie contro le nocività, contro l’inquinamento, contro le disuguaglianze sociali, continuando a sostenere tutto questo con le scelte alimentari?
Nessuno vuol fare la morale a nessuno, ma da antifascisti/e, antispecisti/e, anticapitalisti/e crediamo che si debbano metter da parte retaggi, tradizioni, abitudini e cominciare a vedere sotto un’ottica differente determinate tematiche: ne va della nostra credibilità, del futuro nostro e delle nostre lotte.

Brescia Antispecista
Contagio Antispecista
Collettivo antispecista ed antifascista torinese

English version

A reflection on anticapitalism

“When we take part in an antifascist demonstration, in a sit in to claim the rights for everyone, we are aware of the fact that we protest against a system of domination which is much stronger than the ones who resist. It is the strength of capitalism, of power that has on its side the majority of the consents and every kind of defence. Yet we demonstrate anyway, we demonstrate to say “No”, we demonstrate because we have an unshakable trust in our ideas. And we boycott, we condemn, we protest, even if this often doesn’t bear fruit in the near future. We fight against fascism, against sexism, against racism, against homo/transphobia, against capitalism and so on; but unfortunately it is so hard to add to these struggles the fight against speciesism, that is the exploitation of the ones who belong to species other than human. In our societies the idea that animals of species other than our one have no value is so rooted, that also the majority of the antagonists decides to take no interest in them, it decides in this case not to tell its “No” to the system of domination. None of the “sect of the vegans” (according to a definition of the capitalist right that wants to safeguard its interests and all the industries – farms, arms, etc.- which live exploiting and destroying) wants to “convert” nobody in his/her private sphere: simply there are more and more comrades who ask themselves why, at least as regards public initiatives and selffinancing events, the bodies of the victims of the system of domination are still being used, of that the system of domination which we would like to fight strongly. Considering other living beings as inferior is contrary to every ethical, political and scientific consideration. No one is asked to become vegan overnight, but at least to give this issue some thought, because we think it is essential and increasingly urgent. It is unacceptable to lag behind in regard of this side of the political fight: if you cannot (or you don’t want to) define a reflection on antispeciesism, and so try to act consequently when the opportunities arose, this also inevitably undermines and weakens the other fights. Cages and chains shouldn’t exist for anyone, and instead, with all their horror, they come up when it comes to exploit the lasts among the lasts, namely the non-human animals, who cut into pieces in the “popular slaughter” they satisfy the caprices of the palate: often this is justified with the word “tradition”, but it is nothing but the monstrous result of the most sinister conservatism: and unfortunately this – politically speaking – is tragically across-the-board. Above all at times like these, you can’t be alternate-current anti-capitalist: in ways that differ in each occasion, organizing lunches made up of meat and animal products means, more or less indirectly, supporting a system of domination which is devastating also the lives of the poorest and most vulnerable among the human beings, as well as the planet itself in which we live. Pollution, abuse of resources, social imbalances, poverty and so on: all this by now is public knowledge: how can you not to consider these aspects? The contradictions are common, but being really consistent with our own fights, with our own ideas is anything but difficult. In general, it seems the thoughts on the respect for differences are well clear; but, all the doors are closed when we talk about the animal as another being to respect. That the human being is the owner of the planet and he is always superior than any other form of life, well, this is an idea that recalls painful and dark times of human history, based also on concepts expressed in the sacred books… So today continuing to fight a criminal impulse like fascism adopting with animals the same ways that fascists and Nazis used against their opponents and against minorities, is extremely illogical ever more painful. We cannot continue to perpetuate the ideology of the strongest that oppresses the weakest: and the animal of a different species is no exception. Making this kind of speeches to fascists and their company is useless, we just have to fight them: hate and oppression form part of their pseudo-political legacy, that of the oppressors. But comrades have the political duty to understand that we can and we have to (at least on public occasions, for the moment) give up an awful strong habit. Being aware of the suffering and the exploitation that lie behind farms (both intensive and organic: it changes little), the bloody death of beings who, scientifically and ethically, it is hard to define inferior, being aware that farm are among the main sources of pollution worldwide, how can we expect to obtain substantial victories in the struggles against nuisances, against pollution, against social inequalities, if we continue to support all this with our food choices? No one wants to lecture nobody, but as antifascists, antispeciesists, anti-capitalists we believe that we have to put aside legacies, traditions, habits and start looking some kind of issues from a different angle: our credibility, our future and the future of our fights depend on it.”

Barbara X

Settimana Internazionale per l’Azione Antispecista

In Italian, English, Spanish, Basque, French, Turkish, Kurdish, German and Portuguese versions

Appello internazionale per una Settimana di Azione Antispecista contro ogni espressione di dominio e prevaricazione, dal 30 ottobre al 5 novembre, è stato lanciato attraverso i social media.
Incoraggia i cittadini a svolgere ogni tipo di azione, dalla propaganda stradale (dipinti, manifesti, distribuzione di volantini) a laboratori/forum e dibattiti nei vari spazi di riunione affini a questa lotta, a organizzare varie azioni contro attività specifiche con gli strumenti che ogni persona può considerare opportuni, alle mobilitazioni e alle dimostrazioni di massa. Ognun* può partecipare e sentirsi coinvolto, al fine di scuotere ogni gabbia e simbolo di schiavitù.
In ricordo di Barry Horne e di tutte le vittime umane e non umane dello specismo e del dominio.
Sia le misure individuali che collettive di lotta sono valide; dalle azioni di diffusione alle mobilitazioni.

La solidarietà tra le specie non è solo una parola scritta!

Vi invitiamo a segnalarci le iniziative in programma, purché esse rispettino e rispecchino i valori imprescindibili di antifascismo (antirazzismo, antisessismo, antiomotransfobia), antiautoritarismo, anticapitalismo senza i quali l’antispecismo stesso non potrebbe esistere.
Vi aggiorneremo a nostra volta sulle mobilitazioni in programma a livello locale e internazionale.

English version

An international call for a week of action against speciesism, from October 30 and November 5, has been launched through social media. It encourages folks to carry out all kinds of actions, from street propaganda (paintings, posters, distribution of leaflets …) to workshops/forums and debates in your meeting spaces, to self-organizing various actions against specific businesses with the tools that each person may consider appropriate, to mass mobilizations and demonstrations. May each one be organized as it suits each one involved, and may they shake all the cages. In memory of Barry Horne and all the human and nonhuman victims of speciesism and domination.

Both individual and collective measures of struggle are valid; from diffusion actions to mobilizations.

Solidarity between species is not just a written word!

Versión en español 

Del 30 de octubre al 5 de noviembre, Semana internacional de acción contra el especismo

A través de redes sociales se ha lanzado una convocatoria internacional para una semana de acción contra el especismo, entre el 30 de octubre y el 5 de noviembre. Se anima a realizar todo tipo de acciones, desde propaganda en la calle (pintadas, carteles, distribución de panfletos…) hasta charlas y debates en vuestros espacios de encuentro y auto-organización, acciones diversas contra negocios especistas con las herramientas que cada cual considere apropiadas, o movilizaciones y manifestaciones. Que cada cual se organice como le convenga y agite contra todas las jaulas. En memoria de Barry Horne y de todas las víctimas humanas y no-humanas del especismo y de la dominación.

Las medidas de lucha tanto individuales como colectivas son válidas; desde acciones de difusión hasta movilizaciones.
¡La solidaridad entre especies no es solo palabra escrita!

Basque version

Urriaren 30etik azaroaren 5era arte, Ekintza Antiespezisten Nazioarteko Astea.

Sare sozialen bidez nazioarteko deialdi bat zabaldu da espezismoaren aurkako ekintzaren aste baterako, urriaren 30etik azaroaren 5a bitarte. Era guztietako ekintzak burutzera dei egiten dizuegu: kale-propaganda (pintaketak, kartelak, panfleto-banaketa… ), topagune eta auto-eraketa guneetan antolaturiko hitzaldi nahiz debateak, askotariko ekintzak negozio espezisten aurka bakoitzak komenigarri deritzen tresnekin, edo mobilizazio nahiz manifestazioak. Norbera nahi bezala antola dadila kaiola guztien aurka. Barry Hornen eta espezismoaren eta jazarpenaren biktimen omenez, izan gizaki nahiz ez.

Berdin balio dute neurri indibidual nahiz kolektiboek, difusio-ekintzek zein mobilizazioek.
Espezieen arteko elkartasuna ez da soilik idatzizkoa!

Français version

Un appel international pour une semaine d’action contre le spécisme, du 30 octobre au 5 novembre, a été lancé a travers les médias sociaux. Il encourage les gens à mener toutes sortes d’actions, de la propagande dans les rues (peintures, affiches, distribution de brochures …) à des ateliers / forums et des débats dans vos espaces de réunion, à l’auto-organisation de diverses actions contre des entreprises spécifiques avec les outils que chaque personne peut considérer approprié, aux mobilisations et aux manifestations de masse. Que chacun soit organisé comme il lui convient, et qu’ils agitent toutes les cages. En mémoire de Barry Horne et de toutes les victimes humaines et non humaines du spécisme et de la domination.

Toutes les mesures individuelles et collectives de lutte sont valides; des actions de diffusion aux mobilisations.

La solidarité entre les espèces n’est pas seulement un mot écrit!

Türkçe versiyon

30 Ekim ve 5 Kasım tarihleri arasında, türcülüğe karşı bir hafta süren uluslararası bir çağrı sosyal medya aracılığıyla başlatıldı. Sokak propagandasından (resim, afiş, broşür dağıtımı…) toplantı alanlarınızdaki atölye çalışmalarına/forumlara ve tartışmalara, her bireyin uygun göreceği araçlar ile belirli işletmelere karşı çeşitli eylemleri kendi kendine organize etmeye, kitlesel hareketlilik ve gösterilere kadar her türlü eylem insanları dışarıya taşımaya teşvik eder. Her birey ilgili olduğu kadar organize olabilirse, tüm kafesleri sarsabilirler.
Barry Horne’un, türcülüğün ve tahakkümün tüm insan ve insan olmayan kurbanları anısına.

Yayıncılık faliyetlerinden mobilize olmaya kadar , tüm bireysel ve kolektif mücadele çeşitleri geçerlidir.
Türler arası dayanışma boş bir laf değildir!

Kurdish Version 

Ji 30’yê Îlonê 5’ê Sermewazê ji bo ku li hemberî nifşperestiyê bangawaziya navnetewî haykırın. Ji propaganda kolan( wêne, afîş , belavkirina belavokan) xebatên atolyeyên li qadên we/ ji forum û gengeşiyan, herkes dikare li hemberî fîrmayan curbicur çalakiyên xwe bi amurên dest da çalakiyan bikarbîne û her çalakî wê mirovan teşwîk bike. Takekesek çiqas organîze bibe ; ewqas wê qefes wê bên şikestin.
Ji bo qurbanên nifşperestî yên mirov û nemirov ji bo bîranîna Barry Horne.
Ji xebatên çapemeniyê heya çalakbûnê, hemû cureyên têkoşînên takekesî û komî derbasdar e.
Hevkariya nifşperestan ne gotinek vala ye !

German Version

Internationale Woche für Antispeziesistische Aktionen vom 30. Oktober bis 5. November 2017
(from Contra-info)

Internationale Woche für Antispeziesistische Aktionen
Erweitert eure Ideen gegen die Ausbeutung von Tieren
Mobilisierung / Boykottaktionen / Verbreitung / Debatten / Aktionen
Die Solidarität zwischen den Spezien ist nicht nur ein geschriebenes Wort
In Erinnerung an Barry Horne und den Opfern von Speziesmus und Faschismus

Portuguese Version

Semana Internacional de Ação Contra o Especismo [30 de Outubro a 5 de Novembro]

Uma chamada internacional por uma semana de ação contra o especismo foi lançada para a semana de 30 de Outubro a 5 de Novembro. Apela-se à realização de todo o tipo de ações, desde a propaganda nas ruas (grafitis, pintadas, cartazes, distribuição de panfletos…), conversas e debates nos seus espaços de encontro e auto-organização, até a ações diversas contra negócios especistas – com as ferramentas que cada qual considere apropriadas – além de concentrações e manifestações. Que cada qual se organize como lhe convenha, individualmente ou em grupo, que se agite contra todas as jaulas. Em memória de Barry Horne e de todas as vítimas humanas e não humanas do especismo e da dominação.

As medidas de luta individuais e coletivas são válidas; das ações de difusão às mobilizações.

A solidariedade entre espécies não é só palavra escrita!

Fonte

Sad but true: animalismo r.i.p. 2.0 – Melanzano S.P.A.

Riceviamo e diffondiamo il testo scritto da Melanzano s.p.a., un approfondimento in merito all’articolo Animalismo R.I.P. pubblicato dal Contagio lo scorso 25 maggio.
Una disamina che permette di chiarire la vera natura e le reali intenzioni delle realtà menzionate: la stretta collaborazione tra chi usa la lotta per la liberazione animale come trampolino elettorale e chi la vuole omologare a fini economici.

Il 20 maggio 2017, Michela Vittoria Brambilla si appropria indegnamente della parola movimento e della parola animalista (in un periodo in cui tutt@ si chiedono se esiste ancora un movimento animalista) e la trasforma nell’ennesimo mostro elettorale, propagandistico, mediatico e inverosimile di Berlusconi, riscopertosi appunto “animalista” grazie ad –udite udite- un cane.
Il lancio è stato preceduto da un video intitolato “Berlusconi salva 5 agnelli” che dovrebbe far capire immediatamente, dopo la visione del suddetto video, della paraculata assurda e della falsità della cosa anche solo per il fatto che in verità gli agnelli sono 3 ma nessuno sembra essere in grado di contarli (sarà colpa degli psicofarmaci che il sistema ci obbliga a prendere per riuscire a prendere sonno, grazie ai quali la gente ha smesso di contare le pecore per addormentarsi serena).
Lanciato questo video è partita la rincorsa all’agnello da parte di politici vari (sia per fare la figura dei salvatori sia per farselo al forno) e dei relativi sondaggi.
Il qualunquismo imperante ha decretato il Beeerlusca degno rappresentante di una nuova lotta per i diritti animali e ha permesso a lui e alla Bramby il lancio di questo partito di cui Silvio si dichiara socio fondatore annunciando fiero che “il neonato Movimento animalista avrà l’appoggio di Forza Italia”.
Questa è la prova che dal qualunquismo sono sempre i soliti ad emergere, o resuscitare in questo caso, con l’aggravante della presa di culo.
Ossia le dichiarazioni di come sia “un partito che nasce dal basso” oppure “un partito trasversale perché riunisce tutti gli amanti degli animali” quando non solo parte da uno dei più grandi e noti imprenditori/politici/intrattenitori del paese ma è pure schierato in maniera inequivocabile verso una ben chiara direzione.
Ma d’altraparte la Bramby è nota per essere particolarmente abile ad infiltrarsi dove altri hanno già fatto la maggior parte del “lavoro” agendo davvero dal basso.
Il programma infarcito di proposte trite e ritrite, ovvie, welfariste e applicabili solo a certe specie come al solito.
Una tra tutte, troviamo la proposta di regolamentazione e maggior controllo dell’allevamento intensivo di Innocenziano profumo e come nel caso della giornalista, che in una intervista ammette che il consumatore di carne dovrebbe essere il primo animalista (sputtanando ancora una volta questo povero termine), non viene fatto nessun riferimento alla questione fondamentalmente alla base della lotta allo specismo ossia… gli animali muoiono precocemente per soddisfare certe nostre esigenzeviziabitudini.
E qui si arriverebbe ad un nodo cruciale ossia più precisamente alla differenza tra animalismo e antispecismo.
Perché una differenza c’è ed è ora di ammetterlo.

L’animalismo vuole leggi e diritti in difesa “dei più deboli tra i deboli” e “i senza voce”, l’antispecismo, almeno a modesto parere dello scrivente, è la lotta per chi e a fianco di, chiunque sia, è sottoposto a discriminazioni, sfruttamento e schiavitù.
Una delle azioni di lotta allo specismo è il non consumare derivati animali di alcun tipo, cosa che non necessariamente vale anche per l’animalismo.
Ma quando il “mangiare vegan” diviene di pubblico dominio e viene dato in pasto ai mass media, la questione politica viene fatta mettere in disparte dalla partitica (come nel caso del Movimento animalista) snaturando, istituzionalizzando e deridendo un concetto così anarchico e rivoluzionario come la Liberazione animale, ed ecco che il veganismo diventa un concetto aleatorio, redditizio e fine a se stesso.
Lo dimostra il fatto che a presentare la nascita dell’azzurro partito animalista c’era nientepopodimenoche il network Veganok.
Per chi non sapesse Veganok è un ente di autocertificazione a pagamento di recente pure “sposato” con Bioagricert che appone bollini su prodotti vegani.
Sarebbe molto utile se servisse ad identificare i prodotti vegani creati da aziende vegane condotte da persone vegane (come in parte anche fa).
Perde però di credibilità quando consente anche ad aziende non vegan l’adesione al disciplinare facendo si che possiamo trovare prodotti Vok distribuiti e prodotti da industrie e aziende che producono e commerciano anche carne e derivati animali vari.
Creando imbarazzanti malintesi tipo un bollino che finisce sull’etichetta del cioccolato al latte anziché in quella del fondente.
Errori comunque imputabili all’azienda stessa e non all’ente per carità… l’ente però dovrebbe vigilare un po’ più spesso… oppure considerare che non avrebbe di questi problemi se l’azienda fosse vegan e basta.
Dovunque finirebbe il bollino, sarebbe comunque nel giusto contesto.
Tornando alla vigilanza o alla sua voluta o non voluta assenza, la brama di distribuire bollini ha consentito la certificazione anche ad aziende a dir poco imbarazzanti… citiamo 2 esempi che abbiamo avuto modo di trovare a caso tra le centinaia di aziende certificate: la Tenuta San Jacopo (vino certificato Vok) e Pieve a Salti bio (cereali e legumi certificati Vok).
La prima appunto vende vino, hanno stanze per vacanze, organizzano eventi… insomma è un gran bel posto.
Camere meravigliose, menù suntuosi (e già il primo naso storto… menù non vegani….), immersa nella natura delle colline toscane offre ai suoi ospiti una serie di attività divertenti e rilassanti.
Due tra tutte: la pesca sportiva alle trote e le battute di caccia al cinghiale insieme alle squadre locali.
Per gli appassionati di pesca in acque dolci Fly fishing:
accompagnati come guida da un esperto pescatore, rinomato anche come rod maker, è possibile trascorrere – a pagamento – una giornata di pesca sulla tile water-Alto Tevere e sul fiume Nera utilizzando attrezzature tradizionale e in bamboo, con la possibilità di catturare trote e temoli.
Per la giornata completa , compreso trasporto e attrezzatura, il costo è di 250 euro per una persona e di 350 euro per due persone (i prezzi comprendono anche permessi e licenza).
Per gli appassionati di caccia: è possibile praticare la caccia al cinghiale aggregandosi come ospiti alle squadre autorizzate nei terreni circostanti la fattoria. È necessario essere in possesso delle autorizzazioni di legge.
Basta andare nel loro sito e guardare la sezione “attività”… c’è pure un bellissimo cinghialone nelle foto di testa.
L’altra simpatica e bucolica azienda agricola vende farro, grano, ceci, lenticchie insomma cereali e legumi di produzione propria certificati ed è anche agriturismo. Nel loro sito nella sezione “produzione” la prima vocina che esce nel menù a tendina però è “allevamento”.
“Nel periodo primaverile è già possibile vedere le nostre limuosine libere pascolare nei prati accanto ai cavalli del nostro maneggio. La mandria è composta mediamente da 30/35 femmine fattrici (vacche) ed un toro maschio. I bovini pascolano per un periodo che va dai 6 agli 8 mesi a seconda delle zone dedicate al pascolo ed alle condizioni climatiche.
La mandria viene lasciata al pascolo nel periodo primaverile e rientra in stalla ai primi freddi autunnali. Manze e vitelli rimangono con le fattrici fino all’età di 6/7 mesi dopo di chè le femmine vengono separate fino all’età di 18/20 mesi per poi tornare in mandria per il rinnovo. I Vitelli maschi vengono ingrassati e le loro carni utilizzate all’interno dell’agriturismo.
Credo che questo sia abbastanza eloquente e credo che, alla luce di quanto scritto da loro stessi, il dubbio sulle coltivazioni concimate con il letame di queste povere mucchine passi quasi in secondo piano.
Direi che quindi l’idea che hanno Berlusca e Brambilla dell’animalismo e del veganismo ben si sposa con la filosofia aziendale di Veganok.
Hai voglia poi di andare a fare i corsi di etica ai produttori…
Ci sarebbero altre aziende che hanno la certificazione per vino o pasta o verdure e che accanto al pesto di rucola Vok hanno quello di fagiano proveniente dal proprio allevamento avicolo, giusto per citare un altro esempio.
La cosa che rode è che tanti produttori davvero seri e che magari davvero lo fanno per etica, per morale, per questione politica insomma, non per questioni meramente pubblicitarie si accostano a questo sistema venendo ridicolizzati, evitati e boicottati.
Non capendo che nel momento in cui capitalizzi e monetizzi la liberazione, stai perdendo tu stesso la libertà e la forza della tua lotta per la liberazione stessa.
E tutto questo comunque non viene a casaccio…
Si sta creando apposta un’esasperazione mediatica atta a screditare e fagocitare questa lotta.
Basti vedere cos’è capitato al “povero cristo” che ha fatto il materasso vegano e ha avuto la geniale idea di farselo pure bollinare… manifesti strappati, pubblica gogna e pure sollevazioni popolari bipartisan, dai non vegani e dai vegani stessi.
Perché?
Perché ha davvero senso bollinare un materasso?
Perché non era più utile pubblicizzarlo per quello che è, ossia un materasso senza derivati animali (tipo la lana nel lato invernale) invece di aggiungere “ingredienti” ridicoli tipo alghe e soia e farselo bollinare?
Perché è davvero essenziale fare tutto sto casino per un materasso vegano?

Tutto questo è solo un sintomo di una denigrazione che va avanti da tempo grazie a gente che casca nelle trappole di chi brandisce un salame e prende uno stipendio a seconda di quanti lo ascoltano.
Gente che va nella tv di stato a fare la figura dell’animalista che prima impartisce direttive per un presidio rispettoso, dai toni pacati, per fare informazione e poi sbraita in faccia al trasportatoreallevatoreimpellicciatocacciatore di turno vomitando tutti i luoghi comuni che hanno portato alle definizioni “nazianimalista” e “nazivegano”, pulendosi la faccia poi facendosi vedere in compagnia di persone dichiaratamente antispeciste, giusto per rimescolare ancora un po’ le carte e creare ulteriore confusione e ambiguità.
E all’antispecismo che rimane?
All’antispecismo rimane l’imbarazzo di non poter cacciare via gente a pedate da un presidio, rimane l’imbarazzo di vedere quello stesso bollino appiccicato ad un rifugio per animali da reddito, rimane l’imbarazzo di veder nascere la fotocopia della Società Scienza Nutrizione Vegetariana e di vedere tutto buttato sul piano salutista, rimane l’imbarazzo di dover sottostare a questo sistema continuando a partecipare a festival svuotati di ogni contenuto per provare a portare invano un po’ di suoni di liberazione arrivando ad un autolesionismo cosmico, l’imbarazzo di accettare eventi benefit per gli animali anche sapendo che il 75% va “benefit” al ristorante, rimane l’imbarazzo di dover fare la spesa e prendere per forza qualcosa con il bollino perché altro non c’è o costa un botto oppure l’imbarazzo di vedere quante e quali associazioni appoggiano queste 2 realtà: il Movimento della Bramby e il Veganok e l’imbarazzo di non sapere più in che piazza scendere per non confondersi con queste realtà.
Rimane l’imbarazzo di vedere presidi antifascisti con troppo poche bandiere verdenero e viceversa.
Ma le cose cambieranno perché dell’imbarazzo, dei politici e dei marchietti ci siamo un po’ stancati.

Melanzano s.p.a. (stanchi però arrabbiati)

Agganciati al sistema antropocentrico

Definizione di gancio usato in macelleria.

Gancio da macellaio (ganci carne plurale): un gancio su due lati normalmente utilizzato in macellerie per riagganciare la carne o le carcasse di animali come i maiali.

O più genericamente.

Strumento a forma di uncino, utile per appendere o trainare qualcosa.

Cosa vi ricorda questa foto?vegandel3

No, non si tratta dell’interno di un salumificio o di una macelleria, ma di uno degli stand allestiti all’interno della scorsa edizione del SANA di Bologna, nell’ambito dei padiglioni dedicati a VeganOk.
In questa occasione è stata presentata una nuova linea di surrogati vegetali che però ricordano molto bene alcuni prodotti di origine animale, esposti, tra l’altro, in bella vista attraverso l’utilizzo di quegli stessi strumenti simbolo dell’industria della carne e dello sfruttamento che essa rappresenta.
Una moda, questa, perché solo così può essere definita, che si sta diffondendo rapidamente figlia di quell’approccio consumista che trasforma ogni cosa in business, anche quella che dovrebbe essere identificata (il condizionale è d’obbligo) come la forma più pura e diretta di lotta al capitalismo, da cui ha origine la cultura del dominio da parte dell’uomo di tutto il resto.
Una tendenza che mantiene viva l’immagine di quel sistema violento votato a l’assoggettamento di chi viene considerato inferiore e quindi sacrificabile per ragioni di lucro, prima, e di gola poi.
Un fenomeno alimentato da quell’errata concezione del veganismo che porta molti/e a rassicurare il prossimo garantendogli/le di poter avere ugualmente accesso ad un’alimentazione gustosa e a una buona varietà di prodotti industriali pur di farlo/a diventare vegan,
riducendo il tutto ad una mera scelta nutrizionale o di moda.
Essere vegani/e e mangiare vegano potrebbero sembrare la stessa cosa, sopratutto agli occhi di chi magari sta muovendo i primi passi verso il veganismo, ma in realtà esiste una differenza abissale tra i due aspetti ed è proprio in questo punto che si inseriscono quelle forme di consumismo che tendono ad appiattire ciò che, di fatto, dovrebbe rappresentare il primo passo verso il percorso antispecista.
Il veganismo, infatti, non è il punto d’arrivo, ma semmai di partenza verso un percorso ben più amplio che non si deve esaurire con il rifiuto a consumare e indossare prodotti di origine animale, o la cui realizzazione ha provocato una qualche forma di sfruttamento degli stessi, ma deve rappresentare la forma più diretta e radicale di opposizione a quel sistema antropocentrico sul quale poggia la società attuale.
La necessità, e quindi garanzia, di poter reperire sul mercato prodotti industriali vegan in generale, ma soprattutto quelli che ricordano direttamente ciò che appartiene ad una tradizione basata sullo sfruttamento animale, è un modo per rimanere legati al passato, ad una visione di società incentrata su sofferenza e prevaricazione, a quello stesso sistema dal quale si dovrebbero prendere le distanze e al quale invece si rimane morbosamente ancorati per ragioni di comodità.
Ganci da macelleria sui quali vengono appesi surrogati vegetali che ricordano mortadelle, salami e salamini non possono e non devono rappresentare l’immagine del veganismo, un termine che non dovrebbe neanche essere associato a ciò che non ha nulla a che fare con la lotta per la liberazione animale, ma che rappresenta solo un’altra espressione dell’industria e del consumismo.
Reparti vegan all’interno dei templi della Grande Distribuzione Organizzata, prodotti industriali che ricordano quelli ottenuti dalla prevaricazione animale, altri di origine vegetale confezionati in diversi involucri di carta e, sopratutto, plastica, materiale che sta avvelenando i mari segnando la morte di numerose specie ittiche, non rappresentano il cambiamento tanto auspicato, ma solo un’altra forma di strumentalizzazione da parte dell’industria.
Assecondare questi fenomeni non significare essere vegan né attivisti/e, ma solo altri/e consumatori e consumatrici, schivi/e e complici di quello stesso sistema che si pensa di combattere.